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«Il Chievo è forte, fidatevi. E darà filo da torcere a tutti»

Gigi Canotto, 26 anni, al Chievo dalla scorsa estate FOTOEXPRESS
Gigi Canotto, 26 anni, al Chievo dalla scorsa estate FOTOEXPRESS
Gigi Canotto, 26 anni, al Chievo dalla scorsa estate FOTOEXPRESS
Gigi Canotto, 26 anni, al Chievo dalla scorsa estate FOTOEXPRESS

L’ultimo scatto, poi Gigi Canotto tornerà quello di sempre. Col dribbling facile, con l’allungo che spacca le partite. Brillantezza cercasi. lo sa anche lui. «Mi manca giusto quella, la velocità nei primi metri. Ma ormai ci siamo», il messaggio chiaro al Chievo e ad Aglietti. Nella sua vita ha sempre corso come un dannato. Dalla Jonica Calcio, a due passi da Cosenza in cui in parallelo cresceva Garritano, fino alla Reggina e al calcio dei grandi. Pane e pallone nelle sue giornate. Ieri e oggi. Con l’amata Federica e la piccola Ludovica di cinque mesi. Il suo mondo, insieme al Chievo. «Per me siamo una squadra forte. Fino all’ultima giornata», promette Canotto, «daremo filo da torcere a tutti. Le sensazioni sono molto positive, dobbiamo solo migliorare la gestione dei minuti finali. Fa male perdere punti com’è stato col Lecce. Ma miglioreremo tutti insieme, il nostro gruppo è molto compatto». Il Lecce quanto amaro in bocca ha lasciato? «L’abbiamo rivista col mister. Nel primo tempo hanno fatto leggermente meglio loro a parte dieci minuti nostri, ma poi ci siamo complicati la vita. Nel secondo però la partita è stata a senso unico. Abbiamo creato situazioni. Analizzandola a freddo dico che potevamo anche vincerla. E quel gol alla fine non dovevamo prenderlo». Le sue due prime favorite alla Serie A? «La prima è il Lecce, ma non perché ci ha appena battuto. E vale molto anche la Spal». Quanto è forte il Frosinone? «È una delle favorite, il suo obiettivo ogni anno che torna in Serie B è quello di vincere il campionato. Li rispettiamo molto ma sappiamo anche che il Chievo, giocando come sa, può vincere su qualsiasi campo». La vera chiave di sabato? «Dipende anche dal Frosinone. Hanno grandi individualità fra Ciano e Dionisi, in più possono schierarsi in più modi. Se però sapremo bloccare certe situazioni in fase offensiva e ripartire nel modo giusto potremo creare parecchi pensieri al Frosinone». Fra i compagni è rimasto colpito soprattutto da chi? «Ci sono tanti giocatori forti per la categoria più giovani che possono crescere molto. Come Zuelli, soprattutto. Come Viviani. E pure Pavlev ha ottime qualità». Il miglior pregio di Aglietti? «Mi piace perché parla con tutti. Dà consigli anche personali, non solo calcistici. È importante per un giocatore sentire il tuo allenatore sempre vicino e attento ad ogni sfumatura. Professionalmente poi è molto preparato. Ed ha tante idee». Pregi suoi invece? «Sono un ragazzo di cuore, dentro e fuori dal campo. Se posso aiutare un compagno o un amico mi faccio in quattro. E sono molto testardo». Sport alternativo? «Soprattutto il tennis, d’estate mi capita di fare qualche partita. Sono stato pure a Roma a vedere un bel Djokovic contro Zverev. Non male». Il suo idolo? «Assolutamente Nadal». E nel calcio? «Da piccolino sono cresciuto nel mito di Del Piero. Avevo sempre la maglia numero dieci, come nei sogni di tanti a quell’età. Al settore giovanile della Reggina sono diventato in fretta un esterno. A destra e a sinistra ma anche da seconda punta. L’anno scorso alla Juve Stabia una decina di partite le ho giocate da attaccante. Ora, da laterale, mi ispiro molto a Callejon visto che ho caratteristiche più o meno simili. Non molla mai, attacca sempre la profondità, taglia ogni volta che può». Il viaggio della vita? «Venti giorni parecchio intensi negli Stati Uniti. Compreso un giro a Las Vegas. Divertimento ma non solo. L’America ha tutto». A suo agio in questo modulo? «Mi piace ma giocare così obbliga anche a dotarsi di variabili. Bisogna sempre inventarsi qualcosa d’altro, come delle giocate istintive. D’accordo l’organizzazione e il possesso, poi però si deve essere imprevedibili». Che cosa non s’è ancora visto di Canotto? «Sto iniziando adesso a star bene davvero, dopo aver perso anche un bel po’ della preparazione. Non potevo essere subito brillante. So che il Chievo si aspetta tanto ma anch’io voglio dare molto alla dirigenza che ha dimostrato di credere nel sottoscritto. Non ho ancora tutta l’energia che vorrei. E mi manca il gol, mi auguro arrivi prestissimo». La sua sintesi del Chievo del passato? «Ha fatto la storia del calcio italiano degli ultimi vent’anni, restando quasi sempre in Serie A. Non credo serva aggiungere molto altro. Sono in una grande società». •

Alessandro De Pietro

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