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«Giak», Obi & Djordjevic Maestri, tocca ancora a voi

Joel Obi, tra gli ultimi ad arrendersi nella notte buia di La Spezia FOTOEXPRESSFilip DjordjevicEmanuele GiaccheriniAglietti e Pacione salutano gli arbitri dopo il ko del «Picco»
Joel Obi, tra gli ultimi ad arrendersi nella notte buia di La Spezia FOTOEXPRESSFilip DjordjevicEmanuele GiaccheriniAglietti e Pacione salutano gli arbitri dopo il ko del «Picco»
Joel Obi, tra gli ultimi ad arrendersi nella notte buia di La Spezia FOTOEXPRESSFilip DjordjevicEmanuele GiaccheriniAglietti e Pacione salutano gli arbitri dopo il ko del «Picco»
Joel Obi, tra gli ultimi ad arrendersi nella notte buia di La Spezia FOTOEXPRESSFilip DjordjevicEmanuele GiaccheriniAglietti e Pacione salutano gli arbitri dopo il ko del «Picco»

Erano sul mercato l’estate scorsa. Tutti e tre. Djordjevic s’era smarrito, Obi si faceva sempre male, Giaccherini brillava spesso di antiche luci. I fasti della Juve, l’empatia con Conte, l’Europeo di Francia da campione. Pesi più che risorse. Contratti pesanti come pietre, proprio quel che non ci voleva per il Chievo che doveva prima di tutto pensare a trovare il modo per iscriversi. Per il minimo indispensabile, non per costruire uno squadrone. La realtà da una parte, loro tre su un altro piano. Obi svenduto dal Torino, Djordjevic lasciato libero con gioia dalla Lazio, Giaccherini incastrato nel grande affare Inglese. Un anno e mezzo di ingaggio risparmiato dal Napoli, un rinforzo a effetto per il Chievo quando la salvezza del 2018 era tutta da conquistare nonostante il grande avvio. Suo, non a caso, il gol a Bologna che tolse molte castagne dal fuoco. Contratti senza paracadute però provocano equivoci. Nessuna riduzione in caso di retrocessione, come se nulla fosse. Ed ora che il paracadute vero non c’è più, quello alle società in caso di discesa in B, il problema è doppio. Senza nemmeno il residuale diventa dura convivere con quei tre. Qualcosa però, almeno in campo, negli ultimi mesi è cambiato. Segnali sempre più vivi, man mano che il campionato finiva e il gioco si faceva duro. Gli ingaggi, quelli restano. Altissimi. «Giak», Obi e Djordjevic hanno davanti un altro anno di gialloblù. Ancora in tempo però per riportare al Chievo la Serie A perduta. L’ARIA DEL GOL. Djordjevic non segnava dieci gol da sei anni. Era al Nantes, nel giro della Serbia di Mihajlovic e con l’Italia in sottofondo perché da lì ad un paio di mesi l’avrebbe preso la Lazio. Tante ombre, pochi acuti a Roma. Un infortunio serio. E la magia che svanisce. Nel periodo in cui tutti si allenavano a casa lui era al campo. Ogni mattina. E tanti al Chievo sono convinti che l’alto rendimento nel periodo successivo sia stato conseguenza diretta di quel lavoro regolare a Veronello, senza dover dribblare letti e armadi o scattare lungo le salite dei garage. Come han fatto anche Giaccherini così come Garritano, un altro di quelli decisivi con tre gol di fila quando più serviva. Se l’ultima versione di Djordjevic rimarrà uguale anche a settembre il Chievo avrà un centravanti che in B può ancora mettere paura a tutti. Finalmente senza problemi fisici, con una maglia da titolare e tanta fiducia. Mai nessuno ha messo in discussione la sua professionalità, dentro al Chievo fino in fondo già nel ritiro di Pejo con Marcolini. Poi lo stop a Livorno quando aveva già fatto intendere di poter dominare la categoria. Quindi il rientro forzato di Trapani, quindi la sensazione che quei bagliori fossero solo un’illusione. Poi però la storia l’ha saputa cambiare. Adesso viene il bello. Djordjevic compirà 33 anni il 28 settembre, ancora con tutte le carte in regola per alzare la voce anche nella B del Monza, del Vicenza, del Brescia, della Spal, del Lecce e di tante altre grandi deluse. MUSCOLI SANI. Obi ha giocato 18 delle ultime 22 partite, dimenticando all’improvviso i tormenti al Toro e la passata stagione fra Chievo e Turchia quando è rimasto di fatto quasi sempre in tribuna. Più mezzala che metodista agli occhi di Aglietti, quel che ha sempre fatto cercando anche il gol perché i tempi di inserimento li ha sempre avuti. Il resto è nella sua faccia. Tornata ad essere feroce, ringhiosa come quella degli esordi all’Inter. A 29 anni Obi può spaccare la B con la sua energia, soprattutto ora che ha ritrovato la continuità perduta. Ora che non bisogna più sospirare ed allarmarsi alla minima smorfia, ora che ha imparato a gestirsi fermandosi al momento giusto. Senza peggiorare le cose. Un leader c’è già. Duro e imprevedibile nell’altra area, un professore se i suoi muscoli saranno quelli del finale di annata. Fuori concorso per la cadetteria. L’AGO DELLA BILANCIA. Giaccherini è rimasto troppo tempo in infermeria. Diciotto gare su 41 viste dalla tribuna, comprese le ultime sei dopo il campanello d’allarme a Crotone alla ripresa. Dopo nove minuti appena. È mancato ad Aglietti, è mancato ai compagni, è mancato a tutta la Lega di B di cui Giak è stato con Inzaghi e Nesta l’incontrastato uomo copertina. Per quel che è stato soprattutto. Per il suo passato, spesso assicurazione fortissima anche sul futuro di molti calciatori. Giaccherini dovrà però più che mai cibarsi del presente, anche se a 35 anni e con le sue caratteristiche non è esattamente semplicissimo. Toccherà a lui trovare la chiave. Ne va del domani di tutto il Chievo. •

Alessandro De Pietro

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