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Garry, go!

Solido, ispirato e determinato. Arrembante, concentrato e pure cattivo, come da programmi. Ergo vincente. Il Chievo, stavolta, non tradisce. Punge, passa, difende bene il vantaggio, qualcosa spreca - che Chievo sarebbe, sennò? - ma porta comunque in fondo la missione, che vale un autorevole rilancio in prospettiva playoff e una preziosa conferma della propria affidabilità complessiva. Battuto il Pisa - e praticamente eliminata dalla corsa agli spareggi una potenziale, temibile concorrente - può iniziare un altro campionato, concentrato nelle ultime sei tappe di un percorso interpretato finora a lungo nella maniera più virtuosa, salvo scontare caramente il significativo rallentamento degli ultimi due mesi. Una cosa è certa: il settimo posto attualmente occupato è pienamente meritato. Nessun omaggio, nessun regalo finora per Aglietti e compagnia che, anzi, si sarebbero potuti trovare almeno un paio di gradini più in alto se solo avessero davvero messo a frutto tutta la qualità e l’ardore espressi. Al di là del peso nefasto di alcuni episodi. Ora l’imperativo è guardare avanti con coraggio e fiducia, anche e soprattutto alla luce di quanto apprezzato ieri nella risaia del Bentegodi. Perché, al momento del bisogno, nella notte fradicia di pioggia della potenziale svolta del campionato, il Chievo risponde presente, tornando al successo quasi quaranta giorni dopo il tris servito al Pordenone. L’effetto? Settimo posto in classifica, da difendere già sabato contro il Cittadella, appena scavalcato, e un margine assai più confortante a difesa della fortificazione playoff. Gli eroi? Tutti, chi più o chi meno. Anche se, pescando tra le performance dei singoli, andrebbe fatto subito un ideale «copiaeincolla» della prima mezzora di Gigi Canotto. Inarrestabile, imprendibile malgrado il fondo zuppo e l’acqua battente. E andrebbe riservata una bonaria tiratina d’orecchi a Filip Djordjevic, che ha avuto la più clamorosa delle opportunità per dare una ulteriore, rassicurante spallata al Pisa, già in svantaggio, ma non è riuscito a liberarsi dell’ingombrante Gori, oppostosi in tuffo disperato. Per il resto attenta ed equilibrata la difesa, puntuale l’appoggio dei centrocampisti centrali - con menzione particolarissima per Obi - e una carezza a Luca Garritano, sempre più uomo-simbolo nonché capocannoniere della squadra. È stato lui a mettere subito in discesa la gara, sempre lui a interpretarne le fasi con la solita generosità associata alle intuizioni. Tanti pericoli procurati (in particolare nel primo tempo), pochi rischi corsi e tre punti nel sacco. Un gruppo compatto marcia con fare sicuro alla volta del Tombolato. Che vinca o che perda non lascerà nulla di intentato per raccogliere tutto. E prepararsi così, se andrà dritta, a un maggio da vivere appassionatamente. •

Francesco Arioli

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