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Franceschini: «Occhio Chievo, la Reggina si è trasformata»

Colpo di testa di Rigione che sigla il 3-0  nel match di andata Chievo-Reggina  FOTOEXPRESSIvan Franceschini
Colpo di testa di Rigione che sigla il 3-0 nel match di andata Chievo-Reggina FOTOEXPRESSIvan Franceschini
Colpo di testa di Rigione che sigla il 3-0  nel match di andata Chievo-Reggina  FOTOEXPRESSIvan Franceschini
Colpo di testa di Rigione che sigla il 3-0 nel match di andata Chievo-Reggina FOTOEXPRESSIvan Franceschini

Reggio Calabria è ormai casa sua. Ivan Franceschini dal mare non s’è più mosso, al Chievo illuminato dal calcio di Delneri fino ad innamorarsi di Antonella nei cinque anni di Reggina. Lontana la sua Parma, lontana la Serie A vissuta anche al Torino e per 161 partite, distantissimi gli esordi al Marsiglia. Franceschini fa l’allenatore ora, già vice della Reggina con Ciccio Cozza e Karel Zeman, prima di scendere fra Eccellenza e Serie D. «Sempre nel cuore il Chievo, rimasi per poco tempo ma abbastanza per comprendere che stava nascendo qualcosa di grandioso», il primo flash di Franceschini, 44 anni, nel Duemila rinforzo invernale del Chievo dove c’era già suo fratello Daniele nella storica stagione della promozione in A. La fotografia del Chievo di oggi? Fra quelle viste all’andata è quella che più mi ha più impressionato insieme all’Empoli. Perché dispensa qualità in ogni angolo del campo ed è organizzato, con catene laterali che lavorano sempre nel modo giusto. Da tecnico guardo ormai le partite in maniera differente, mi piace proiettare le squadre in avanti. Al loro effettivo livello quando tutti saranno a regime. Ed il Chievo di margini ne ha tanti, anche coi suoi tanti giovani». L’ultimo periodo dice però che la Reggina sta meglio. No? È cambiata molto, nel modulo e nei giocatori rispetto al periodo con Toscano. Baroni è passato dalla difesa a tre alla linea a quattro, adesso col 4-2-3-1 dove tutto gira attorno a Folorunsho che spesso s’abbassa permettendo alla Reggina di disporsi col 4-3-3. Non so se col Chievo ci sarà, benissimo non sta dopo un colpo preso col Monza, ma oltre a lui di varianti Baroni ne ha tante altre. In particolare davanti coi vari Denis, Edera, Montalto, Okwonkwo che non sempre fa le scelte giuste ma che ha grande velocità più lo stesso Menez. Non sarà più quello del Milan e della Roma ma sempre talento di livello superiore. L’Empoli è la più forte? Lo dice la classifica. E al di là degli italiani, tutti molto bravi, mi ha stupito il valore degli stranieri. Soprattutto Bajrami. L’Empoli ti concede anche tanto, ma crea tantissimo. La seconda sarà il Monza? Con la Reggina non l’ho visto benissimo, ma ha giocatori molto forti e un potenziale infinito. Al di là dei soliti nomi è tanta roba a sinistra Carlos Augusto. E il Lecce dell’amico Corini? S’è ripreso bene, dopo un brutto calo. Vincere a Venezia è dimostrazione di forza e consapevolezza. Il campionato è in ogni caso molto livellato. Per il secondo posto non ci sono solo Monza e Lecce. Che partita sarà domenica? La Reggina sa partire forte, probabilmente lo farà anche col Chievo. Sanno attaccare ma anche coprirsi, Baroni ha dato grande equilibrio. Il valore di Aglietti? Non lo scopro certo io. Ha creato un bel Chievo, è andato in A col Verona, in B ha sempre fatto molto bene. Bravo davvero. I migliori del Chievo? Garritano è talento vero, per di più capace di fare entrambe le fasi. E contro la Reggina all’andata mi colpì De Luca. Può diventare davvero un buon attaccante. I ricordi di quei sei mesi con Delneri? Splendidi. Allenatore innovativo, poco reclamizzato per le qualità che aveva anche se poi è stato in grandi piazze. Non giocai tantissimo, arrivai a novembre quando il Chievo aveva già la sua bella fisionomia. In più ebbi problemi fisici. Ci volle un attimo però a capire che ero davanti a qualcosa di nuovo. Delneri è stato uno dei migliori degli ultimi due decenni, uno che ha segnato la strada a tanti altri. Vedi Giampaolo, vedi Sarri anche se poi tutti e due ci hanno aggiunto dell’altro. La Serie A fu una logica conseguenza di quel grande mix. La vera novità a livello tattico dov’era soprattutto? Nel difendere di reparto, in quello Delneri ha fatto scuola. Io non l’avevo mai fatto. Ero sicuro che in quel modo avremmo preso tanti gol. Naturalmente mi sbagliai. Ma il miracolo vero fu un altro. I 54 punti dell’anno dopo? Al di là di quello fu straordinario averli fatti con giocatori che nessuno conosceva davvero. Li ha fatti crescere Delneri. Lui ti dava punti, uno di quelli che incideva sulla squadra in molti modi. Migliorando tutti. Il Chievo di oggi vale solo i playoff? Sette punti dalla seconda non sono tanti, anche se quelle là davanti sono forti davvero e quando devi rincorrere è tutto più difficile. Specie quando non hai molto tempo. Basta poco però. Come il Pisa, il Frosinone e la stessa Reggina possono entrare nelle prime otto così il Chievo ha tutto il diritto di guardare fino alla fine verso l’alto. •

Alessandro De Pietro

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