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È un Lecce mitraglia. Chievo? Difesa di ferro e turbo innestato

Guillaume Gigliotti è una delle chiavi della robustezza del Chievo, miglior difesa della B con soli 4 gol presiAlfredo Aglietti FOTOEXPRESS
Guillaume Gigliotti è una delle chiavi della robustezza del Chievo, miglior difesa della B con soli 4 gol presiAlfredo Aglietti FOTOEXPRESS
Guillaume Gigliotti è una delle chiavi della robustezza del Chievo, miglior difesa della B con soli 4 gol presiAlfredo Aglietti FOTOEXPRESS
Guillaume Gigliotti è una delle chiavi della robustezza del Chievo, miglior difesa della B con soli 4 gol presiAlfredo Aglietti FOTOEXPRESS

Fortissimo il Lecce. Tre gol al Pescara, cinque all’Entella, sette alla Reggiana. Quindici nelle ultime tre. Il Bentegodi si scalda per il testa a testa tra miglior attacco contro miglior difesa. Quella del Chievo, appunto. La partita vibra già. Piena di talento, di variabili, di giocatori d’alto livello. E due allenatori pieni di idee. Saliti in A l’ultima volta che si sono incrociati. Aglietti col Verona, Corini col Brescia a far compagnia proprio al Lecce. Deciso ora a tornare dov’era fino ad agosto. Micidiale finora, imbottito di gente di categoria abituata alle promozioni. Da Gabriel a Lucioni, da Henderson a Mancosu, da Paganini a Coda. Figurine difficili da mettere tutte insieme diventate in fretta squadra di granito. Garanzie assolute, con un gran biglietto da visita. Pieno di pregi il Lecce, anche con qualche lacuna. Nessuno d’altronde è perfetto. PASSO LENTO. Sta benissimo Corini in mediana e davanti, meno in difesa dove ci sarà anche tanta esperienza ma dove a volte il Lecce paga dazio. Questione anche di passo, quello lento di Lucioni e Meccariello che della B sono due veterani assoluti ma che a volte qualcosa concedono. Specie nel breve, terreno prediletto di Fabbro, di Garritano, di Canotto, di Ciciretti. Tutti pervasi da quella frenesia che può dar fastidio ad una macchina assai potente ma dal passo piuttosto pesante. Anche se l’ultimo Lecce è ogni giorno che passa più consapevole. Ora, a dirla tutta, persino euforico. Corini ha voluto la schermatura di Tachtsidis, tergicristallo preziosissimo sull’altare di certi equilibri in un centrocampo dove Paganini ed Henderson sanno anche distruggere il gioco altrui. Cursori anche piuttosto affamati, dopo un’annata non certo trionfale. Uno al Frosinone, l’altro ad Empoli da gennaio in avanti. Protezione ulteriore davanti a Gabriel. ASSO NELLA MANICA. Il cuore della battaglia sarà più che mai in mezzo, dove il Lecce ha in partenza la superiorità numerica. Tre contro due, ad oggi Palmiero e Viviani. Con gli altri ad incastrarsi di volta in volta. Il Chievo con gli esterni a stringere spesso e volentieri, il Lecce con Mancosu che nelle ultime tre stagioni, a parte questa, ha segnato otto gol in C1, tredici in Serie B e quattordici in A anche se spesso su rigore. Una macchina da guerra, per ora fermo a quelli infilati ad Ascoli ed Entella ma con già sette assist nel paniere. Se proprio bisogna partire da qualcuno meglio che il Chievo cominci da lui. Arginare Mancosu, leader non solo tecnico del Lecce, sarebbe un gran punto di partenza. MURO DI PIETRA. Anche Aglietti non se la passa affatto male. Solido come non mai il Chievo, con la linea dei rimpianti fermo alle due disattenzioni con la Salernitana perché poi a parte il rigore di Monza e la leggerezza col Pordenone la difesa è stata inappuntabile. Con Leverbe di nuovo concreto ed essenziale, con Gigliotti ad avvitare ancor più forte i bulloni della linea. Con Mogos e Renzetti a chiudere al meglio la catena, anche in verticale. Uno con Ciciretti o Canotto, l’altro con Garritano. Proprio ai lati Aglietti possiede qualche munizione in più rispetto a Corini che però a destra ha con Adjapong il tassello col passo giusto per disinnescare il genio di Garritano, finora il tocco in più proprio come lo è stato nel lungo periodo Mancosu per il Lecce. Osso parecchio duro pure Calderoni, del Chievo da 2013 al 2017, sempre in prestito e mai a Veronello. Fino alla cessione al Novara. Una delle tante storie della contesa di venerdì sera. CODICI COMPLICATI. Il vertice più alto della piramide di Corini è quasi una naturale appendice. Ma notevolissima. Coda ha chiuso tre dei suoi ultimi quattro campionati di B con 15, 16 e 21 gol. Pettinari viene dai 17 col Trapani, l’ex Stepinski in teoria in Serie B dovrebbe fare il bello e il cattivo tempo. In più c’è Mancosu, pericolo pubblico numero uno anche se non è propriamente un attaccante, più le invenzioni di Falco che in A con il Lecce c’è andato già una volta dopo aver fatto lo stesso percorso col Benevento, insieme all’amico Ciciretti. A questo piano del calcio Falco giocherebbe titolare ovunque ma al Lecce finora ha dovuto accontentarsi di semplici spezzoni. Il potere offensivo è elevatissimo, con le punte a guardare la porta ma anche delegate ad aprir spazi per gli altri. Per Mancosu in primis, ma non solo. Complicato da codificare il Lecce, al di là del 4-3-1-2 di Corini che tutti al Chievo conoscono piuttosto bene. Sessantacinque panchine e due salvezze non si dimenticano, ma il problema è il valore degli interpreti del Lecce. Uno meglio dell’altro. •

Alessandro De Pietro

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