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Dai playoff ad Aglietti. Chievo, nel 2020 le basi per risorgere

Luca Palmiero, l’oro... da Napoli
Luca Palmiero, l’oro... da Napoli
Luca Palmiero, l’oro... da Napoli
Luca Palmiero, l’oro... da Napoli

A COME AGLIETTI. La sua mano è ferma e agile allo stesso tempo. Principi rigidi, modulo variabile. Passa dal tridente al centrocampo a due, dagli estri di Giaccherini e Vignato al trionfo del collettivo. Più elettrica la sua prima creatura, più ragionata e pulita la seconda. Il suo contratto è in scadenza, aria di rinnovo non ce n’è. Ma solo perché il Chievo sa che Aglietti a Veronello si sente come a casa. Al momento giusto basterà parlarsi un attimo per continuare insieme. B COME BERTAGNOLI. Uno dei tanti prodotti fatti in casa negli ultimi anni. Una catena di montaggio alimentata di continuo, mai ferma. Lui per ora chiude la fila, insieme a Zuelli. Il ragazzo di Lugo ha avuto quel che ha sempre desiderato. Tanti si fermano al sogno, lui ha saputo alimentarlo anche quando le cose giravano nel verso sbagliato. Doppio merito. C COME CONSACRAZIONE. Quella di Luca Garritano, 34 partite ed otto gol. Uno più bello dell’altro, sei decisivi. Quando ha segnato il Chievo ha perso solo contro il Lecce. Pesantissimi quelli a Benevento e Pescara per entrare nei playoff, d’oro il lampo all’Empoli ai quarti, bellissimo il destro a giro al Pordenone quando ruppe il ghiaccio. Altri quattro ora. Di questo passo andrà in doppia cifra. Top player. D COME DI TARANTO. Direttore organizzativo dai pieni poteri, vero e proprio braccio destro di Campedelli. Più la carica, ancora sua, di amministratore delegato del Bottagisio. Ad attenderlo un compito delicato ma necessario: riconsegnare alla società la struttura agile ed asciutta di una volta. Quando il Chievo non era in Serie A. E COME ESONERO. Quello di Marcolini. Provvidenziale salvagente quando, dopo la retrocessione, la ricostruzione non era così semplice. Poi l’unico colpevole, sostituito dopo 26 giornate e il ko del 29 febbraio col Livorno ultimo quand’era comunque ottavo e quindi ai playoff. Quarto cambio in corsa in meno di tre anni. Continuità cercasi. F COME FANTASIA. Prima Vignato, ora Ciciretti e Garritano. E Giaccherini denominatore comune. Il Chievo muscolare di un tempo ha lasciato spazio all’inventiva. Al possesso palla, specie nella seconda metà dell’anno, condito dai colpi dei solisti. G COME GIORGIO. Quindi De Giorgis. A gironzolare per Veronello, da giovane agente, già trent’anni fa, quando il Chievo era ancora di Luigi Campedelli. Prima defilato, ora al centro della scena. A far quadrare i conti, non solo a prender giocatori. Ora uno nel motore dovrà metterlo. Uno che faccia davvero gol. Adesso gioca lui. H COME HOTEL. Quindi Veronello. Invidiato anche da tante società di A costrette a vere acrobazie per rispettare le norme nella lotta al covid. Per il Chievo è stato invece tutto più facile. Una casa, più che un centro sportivo. Con un contratto di gestione allungato fino al 2026. I COME INDISPENSABILI. La cerniera di centrocampo. L’intelligenza di Palmiero, la forza di Obi. Una delle coppie più forti della B. Uno a cucire il gioco, l’altro ad alzare la voce. Avanti così. L COME LEVERBE. Regale coi piedi, di altra categoria con la giusta continuità e l’attenzione massima che a un difensore non dovrebbe mai far difetto. Invece qualcosa per strada ha lasciato. Sfumature da limare in fretta. M COME MOGOS. Fra i suoi tanti tatuaggi spicca una massima di Paulo Coelho: «Sii forte che nessuno ti sconfigga, nobile che nessuno ti umili, te stesso perché nessuno ti dimentichi». A 21 anni era fra i dilettanti, ad un certo punto un’aritmia cardiaca lo bloccò quattro mesi col rischio di dover smettere. A 28 è uno dei terzini più forti della Serie B e nazionale di Romania. L’unico, con Garritano, ad averle giocate tutte. N COME NAPOLI. Proprietario dei cartellini di Palmiero e Ciciretti, due fra le mosse più intriganti del mercato, prestiti da ridiscutere a fine giugno. Del Napoli anche Gaetano, uno che al Chievo non dispiace affatto. Porto sicuro De Laurentiis, a partire da Inglese e Giaccherini. O COME OPERA. La storia del Chievo in 606 pagine. «Una storia di passione», concentrata nel grandioso lavoro di Franco Bottacini ed un racconto minuzioso lungo 91 anni di intensissima vita. Prodotta in edizione limitata ed andata subito a ruba. Qualcosa di diverso nel panorama dell’editoria sportiva. Di più alto. P COME PLAYOFF. Tanti rimpianti quella sera d’agosto al Picco. La fine della corsa, davanti allo Spezia con la panchina più lunga ed energie che il Chievo aveva finito. Aglietti chiuse la stagione regolare al sesto posto, ora è nono ma a soli sei punti dalle terze. Ma coi derby con Vicenza e Cittadella da recuperare. Giochi apertissimi. Q COME QUATTRO. Le vittorie d’autunno, dal 17 al 31 ottobre, dalla Reggiana al Cosenza passando fra Brescia e Monza. Due delle prime tre in trasferta, come mai era successo prima. R COME REBUS. Il gol, naturalmente. Media di poco più di uno a partita. Dura far strada quando il pallone torna indietro sul più bello. Djordjevic s’è fermato a nove, da settembre a dicembre uno ogni 295’. De Luca ne ha segnato uno, in Coppa Italia, in 591. Fabbro uno in 842. Margiotta, il migliore, uno ogni 168. Troppo poco. S COME SEMPER. Cominciò col calcio vero grazie alla sorella che una mattina su un giornale locale vide un annuncio della Dinamo Zagabria con l’invito ad iscriversi alla sua scuola calcio. Da lì fino alle partite di Champions. Di gol ne ha salvati tanti, al di là dei rigori presi a Ciciretti e Ricci ai playoff più l’ultimo parato a Paloschi. T COME TEMPRA. Origini argentine, sangue italiano, anima francese. Ci voleva Gigliotti, l’unico della difesa di piede mancino. Carattere forte e la giusta garra. Suo, al Venezia, l’ultimo gol del 2020. La ciliegina sulla torta. U COME USCITA. Quella di Pellissier. Amarissima. Il più grande di tutti poteva fare tutto secondo Campedelli. Prima colonna della rinascita. Ci voleva uno che amasse il Chievo. Tutto perfetto? Forse troppo romantico. Insanabile la frattura con De Giorgis. Nemmeno il presidente ha saputo ricucirla. V COME VIGNATO. Il ragazzino di Fumane sta giocando con continuità a Bologna. Talento sprigionato pure in Serie A facendosi largo fra Barrow, Orsolini, Soriano, Palacio, Sansone ed Olsen. Venduto a quasi due milioni perché stava andando in scadenza, adesso ne vale almeno cinque. Proprio quel che avrebbe dovuto intascare il Chievo. Z COME ZUELLI. La strada l’hanno aperta i vari Depaoli, Kiyine, Leris, Vignato, Juwara e Bertagnoli. Sedici presenze nel 2020, più le convocazioni in azzurro: ha compiuto 19 anni il 22 novembre scorso, il tempo è tutto dalla sua parte.

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