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Cuore e torMenti

VICENZA Manca la vittoria, non le note di merito. Rimangono un solo punto ma anche la certezza di avere sempre conservato il filo del discorso - e la continuità di risultati - ribadendo di avere spirito, coraggio, idee, colpi. Con una virgola di rimpianto (quello non può mancare mai) per una rimonta a cui è mancato solo l’acuto sublime del lietissimo fine. Il Chievo insomma c’è, esce con un pareggio apprezzabile dalla battaglia del Menti, centra l’ottavo risultato utile consecutivo e compie comunque un piccolo passo per il riavvicinamento alla vetta. Può dispiacersi, da un lato, per le difficoltà irrisolte del primo tempo, ma anche gonfiare orgogliosamente il petto per la reazione da grande squadra esibita dopo l’intervallo. Quella che ha fruttato lo strameritato pareggio di Margiotta e che avrebbe potuto portare in dote persino i tre punti se l’atteggiamento - più convinto e convincente rispetto all’avvio di gara - fosse stato corrisposto da una noce di lucidità e (magari) di fortuna in più. Aglietti, al di là degli effetti sulla classifica, può insomma abbozzare un mezzo sorriso, dopo aver verificato che cambiando l’ordine dei moduli il prodotto può risultare meno entusiasmante ma non per limiti tattici. Piuttosto perché l’interpretazione talvolta si fa fisiologicamente meno travolgente e perché anche al nemico bisogna in certi frangenti rendere giusti meriti. Soprattutto - ed è il caso di ieri - se la mano esperta di Mimmo Di Carlo ne sa esaltare le virtù più bellicose. Il grande ex di serata - bene peraltro anche Meggiorini, Rigoni e Jallow - ha capito che per sporcare il palleggio del Chievo e deviare efficacemente le sue scorribande in verticale occorreva un Vicenza particolarmente concentrato e aggressivo. Così, finché la condizione lo ha permesso, i biancorossi hanno raddoppiato le energie per limitare le fonti del gioco ospite, sbarrare la strada ai tre tenori della tre quarti - inizialmente Ciciretti, Garritano e Giaccherini - e isolare De Luca. Dulcis in fundo (al primo tempo) è arrivato anche il gol di Gori, la cui deviazione ravvicinata sul siluro di Beruatto ha impedito a Semper di tentare il minimo intervento. Il Chievo, sorpreso e trafitto, non si è però perso d’animo montando, dopo il rientro in campo, un vero e proprio assalto alla porta di Grandi. Bussando con meritoria insistenza alla sua porta, correggendo a un certo punto il sistema di gioco per tornare a un 4-4-2 quasi feroce. Manovra avvolgente, velocità più sostenute, ricorso alla massima capacità offensiva. Fino alla capocciata di Margiotta su calcio d’angolo che ha restituito alla sfida equità e al punteggio il corretto equilibrio. E al 93’ Ciciretti ha provato pure a sfoderare il colpo d’artista per il sorpasso. Solo un brivido. Con applausi. •

Francesco Arioli

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