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Ci pensa Filip

MONZA Tre squilli in otto giorni, il Monza grandi speranze (e ambizioni) ribaltato sul suo campo, il prepotente ritorno al gol di Filip Djordjevic, nuovamente decisivo dopo averlo pazientemente atteso: ce ne sarebbe abbastanza per convincere anche gli scettici ad oltranza a togliere sciarpe e vessilli dal cassetto e tornare a crederci sul serio. Perché la sfida di ieri al Brianteo consegna agli almanacchi il nuovo, clamoroso punto esclamativo del Chievo sul suo campionato di Serie B. Un exploit che ancora non basta a proiettare i gialloblù in vetta ma che serve - altroché - a dare un’ulteriore, bella scrematura al gruppo delle avanguardie e a resuscitare aspirazioni rimaste finora sottotraccia. Un po’ per pudore e un po’ per la scarsa abitudine, negli ultimi mesi, a godersi autentici momenti di benessere. Ma questo è davvero un Chievo nuovo. Consapevole, attrezzato, organizzato, ben disposto sul piano tattico e mentale. Adesso esaltato anche dalla raccolta punti, che era difficile immaginare così abbondante alla vigilia di questo primo tour de force del torneo, con due trasferte infilate nel programma. In apparenza la squadra, che sta assecondando al meglio le linee strategiche di Alfredo Aglietti, è finalmente matura. Capace di resistere alle mareggiate - e ieri a un certo punto jl Monza pareva davvero aver preso il sopravvento - e soprattutto di raccogliere le energie e scatenare l’inferno col nemico finito a sua volta sotto la linea di galleggiamento. Bravissimi insomma, i gialloblù, nel saper approfittare delle parentesi favorevoli per alzare la pressione e venire a capo delle situazioni anche più disagevoli. Tanto per far sintesi: ieri il Monza, squadra di grande spessore tecnico, si è preso il vantaggio - discutibile, su un rigore tutto da rivedere in tv - e ha sfiorato poi il bis, approfittando di un Chievo troppo slegato e piuttosto distratto. Ma non appena l’ingenuo Barillà ha trovato il modo di farsi espellere si è letteralmente riaccesa la scintilla. Fino all’uno-due del principe serbo che ha rimesso in ordine la partita e apparecchiato un finale più disteso. È mancato, questo sì, il colpo del ko anticipato. E la seconda espulsione di giornata, vittima stavolta Viviani, ha inevitabilmente condizionato l’inerzia finale. Senza però compromettere il prezioso successo. E adesso? Adesso il Chievo è in ballo e deve ballare, insistere, crederci. Via la maschera insomma. E via le residue riserve. Sapendo di dover migliorare qualche aspetto ma di avere il tempo come alleato. Oltre al calendario, che prevede da qui a un mesetto tre impegni non certo semplici ma neppure proibitivi. Quelli che nella passata stagione costarono carissimo. La storia oggi pare diversa: arrivano i nostri. •

Francesco Arioli

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