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Chievo, quei dettagli crudeli. Ma il gruppo non ha tradito

Garritano sta per scaricare in porta la palla del momentaneo 1-1
Garritano sta per scaricare in porta la palla del momentaneo 1-1
Garritano sta per scaricare in porta la palla del momentaneo 1-1
Garritano sta per scaricare in porta la palla del momentaneo 1-1

L’onda lunga del dispiacere lascia il solito, pessimo sapore anche al risveglio. C’è poco da fare, quella stoccata di Falco resta di traverso. Ad Alfredo Aglietti, alla squadra, alla gente del Chievo che aveva potuto apprezzare, fino al 93’, un’altra prova generosa, gagliarda, intensa della squadra gialloblù. Salvo ritrovarsi, al termine, con il vuoto profondo in classifica e dentro l’anima. Questione di attimi, questione di dettagli. Crudeli. Nonché gli ultimi, tanto per perpetuare la scia di rimpianti inaugurata all’inizio del mese a Lignano. Un piccolo difetto di cattiveria? Probabile. Ma anche di lucidità. Riflessi appannati, energie - fisiche e nervose - venute progressivamente a calare. E, riconosciamolo, la notevole qualità tecnica degli avversari, cui va riconosciuto - al pari dei gialloblù - di aver saputo soffrire nelle fasi di apnea cercando però con insistenza, anche a gara praticamente conclusa, il pertugio giusto per affondare la lama e far festa. LA PIÙ BELLA DEL REAME. Il Lecce si è dimostrato, nell’atteggiamento e nei fatti, la rivale più forte incontrata finora dal Chievo. Arrembante con mezzi e con limpida convinzione, assistita da un impianto di gioco solido e da solisti di primissimo livello per la categoria. Completata, va ribadito, da una batteria di riserve altrettanto qualificate. Da questo punto di vista l’1-2 incassato dai gialloblù è più comprensibile ed accettabile, considerate anche le assenze distribuite qua e là lungo il campo. Anzi, paradossalmente la sconfitta contro i primi della classe (tali anche dopo le partite disputate al sabato) può rappresentare la leva perfetta per chiamare l’operazione recupero ed accrescere la consapevolezza nella testa dei giocatori. DENTRO I NUMERI. Le cifre dei novanta e rotti minuti di venerdì confermano del resto che la squadra non ha tradito le premesse visto il bilancio di sostanziale pareggio in termini di tiri totali (11-14) e di tiri in area (4-6), oltre che di possesso palla (46 per cento per i gialloblù). Le cifre dicono anche che gli ospiti hanno primeggiato sì nel numero dei passaggi ma che hanno subito un numero maggiore di cross (23-13), il che farebbe pensare a un indice di pericolosità più pronunciato a favore del Chievo. I limiti? Qualche sbandamento di troppo, nella prima mezzora, sul fronte difensivo di destra. E l’astinenza di Djordjevic - appena un gol ogni 310’, finora - che non può che ripercuotersi sul bilancio globale dell’attacco. A fare da contraltare l’intesa ormai solida tra Leverbe e Gigliotti - con l’affidabile opzione Rigione, sempre nell’attesa di Vaisanen - e l’armonica gestione della mediana affidata a Palmiero e Obi. Anche loro...insidiati da più di una valida alternativa. E Garritano? Francamente le sue performance (e l’abitudine a scalfire il tabellino) non rappresentano più una grande notizia E poi, anche questo dato non è esattamente secondario, la possibilità di coltivare più di un rientro chiave. Da Ciciretti a Giaccherini, tanto per spendere due nomi non proprio casuali. SCADENZE. Forze fresche, virtù assortite che diventano quasi imprescindibili nel dicembre che va a incominciare, con un concentrato di partite una più complicata dell’altra. Un po’ per la frequenza - sette sfide in venticinque giorni - e un po’ per il valore del nemico. A cominciare dal Frosinone, che ieri si è ribellato ai recenti imbarazzi andando a violare Brescia. Aglietti è pronto a suonare nuovamente la carica. Al riparo, possibilmente, da quei malefici, letali dettagli. •

Francesco Arioli

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