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Chievo, la palla... al centro. Palmiero & C. per la riscossa

Luca Palmiero, una luce a metà campo FOTOEXPRESSObi e Cotali frenano Stepinski a due passi dalla porta di SeculinMattia VivianiEmanuele Zuelli
Luca Palmiero, una luce a metà campo FOTOEXPRESSObi e Cotali frenano Stepinski a due passi dalla porta di SeculinMattia VivianiEmanuele Zuelli
Luca Palmiero, una luce a metà campo FOTOEXPRESSObi e Cotali frenano Stepinski a due passi dalla porta di SeculinMattia VivianiEmanuele Zuelli
Luca Palmiero, una luce a metà campo FOTOEXPRESSObi e Cotali frenano Stepinski a due passi dalla porta di SeculinMattia VivianiEmanuele Zuelli

L’equilibrio vien giocando. Palleggiando, aggredendo, demolendo e ricostruendo. Battaglia sistematica e architetture più o meno rigorose. Raffinate oppure minimaliste, alla bisogna. Pane per il Chievo, che proprio al centro del campo trova gli interpreti perfetti di questa filosofia mordi, fuggi e inventa. E che proprio nel cuore del suo impianto può trovare le chiavi del riscatto. Insomma, se la difesa regge - tolti alcuni episodi sfavorevoli - e l’attacco insegue ancora il decollo, penalizzato dai numeri, a metà l’orchestra di Aglietti offre costanti conferme. Per qualità, quantità e opzioni alternative. REGIA D’AUTORE. Tanto passa dai piedi e dai pensieri di Luca Palmiero, il genietto tutto tecnica e applicazione del gruppo. Che è il giocatore sul quale Alfredo Aglietti dimostra di contare, legittimamente, a occhi chiusi. La sintesi? Subito il posto da titolare alla prima, a Pescara, nonostante fosse sbarcato a Veronello da appena quarantott’ore. Posto mai abbandonato tanto da risultare il più impiegato con 826’ di campo complessivi tra campionato e Coppa Italia. Tutto qui? Non proprio perché, conti alla mano, Palmiero emerge anche per il terzo posto assoluto nella graduatoria dei contrasti vinti in B - sono stati 15 contro i 20 di Sabelli (Brescia) e i 16 di Maiello (Frosinone) - e nono per i falli subiti (21). Cifre che ne confermano l’attenzione particolare degli avversari, dunque l’incidenza sul gioco della squadra. Sia lui che Joel Obi, al momento dell’affondo vincente di Falco, venerdì scorso, erano già rientrati in panchina: solo una coincidenza? Perché Obi, complemento ideale di Palmiero, è l’altro asso nella manica di Aglietti. Playmaker e incursore, equilibratore e mastino, il nigeriano ha dovuto purtroppo limitare la sua partecipazione a 5 presenze finora (quattro in B e una in Coppa Italia). Saltando una gara di campionato per squalifica e altre tre per indisponibilità fisica. Ma assicurando sempre sostanza e costanza di rendimento. Ribadita, tra le altre cose, dal decimo posto assoluto nella classifica dei contrasti vinti. Giusto nella scia del... gemello Palmiero. COSÌ GLI ALTRI. Nel 4-4-2 dinamico del nuovo Chievo Aglietti si è garantito opzioni supplementari che valgono più di semplici riserve. E che alimentano la fiducia in vista del seguito del campionato. Manca l’esperienza, non certo il talento a Mattia Viviani ed Emanuele Zuelli, l’uno promosso dal 1’ alla prima circostanza utile, l’altro alla ricerca di una dimensione - anche in termini di personalità - non ancora compiuta. E restano opzioni più che affidabili Massimo Bertagnoli - castigato dalla malasorte proprio nel corso della partita meglio interpretata - e Giovanni Di Noia, che ancora coltiva, con pazienza, l’ora del nuovo debutto. Una volta che il fisico avrà messo finalmente giudizio. FUORI LE FRECCE. A integrare l’asse mediano, anche se i territori di caccia sono più periferici, la batteria di frecce a disposizione di Aglietti. Batteria dimezzata di fatto dalle indisponibilità venerdì, che hanno privato il tecnico della possibilità di variare interpretazioni e logiche di ordine tattico. Per Luca Garritano, principe gialloblù, potrebbero bastare i numeri: secondo giocatore più utilizzato da Aglietti con 767’ di campo, capocannoniere della squadra con 4 centri all’attivo. Perfetto nell’applicare le due fasi, insostituibile per energie spese a tutto campo. Impareggiabile pure per lo spirito espresso. Virtù tecniche e strappi violenti, integrazione ideale rispetto a Canotto e al talento - ancora sacrificato in questa annata - di Ciciretti e Giaccherini. A ranghi completi sarebbe (sarà?) un’altra storia. Sicuramente ancora più avvincente. •

Francesco Arioli

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