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Chievo, il ricorso è un rebus E l’iscrizione resta in forse

In attesa Luca Campedelli patron e anima del Chievo dal 1992 FOTOEXPRESS
In attesa Luca Campedelli patron e anima del Chievo dal 1992 FOTOEXPRESS
In attesa Luca Campedelli patron e anima del Chievo dal 1992 FOTOEXPRESS
In attesa Luca Campedelli patron e anima del Chievo dal 1992 FOTOEXPRESS

Due corsie. La prima dovrebbe chiudersi oggi, la seconda il Chievo l’ha già aperta da un po’. Verso il Consiglio di Garanzia del Coni. Parecchio ampia, con tante opzioni. Improbabile che oggi il Consiglio Federale possa cambiare quel che la Covisoc ha deciso giovedì scorso e di fatto confermato ieri. Nulla di sorprendente, visto che il reclamo del Chievo poteva solo chiarire quel che è racchiuso nella domanda di iscrizione bocciata otto giorni fa dall’organo contabile interno alla Figc. Nessun’altra aggiunta concessa, la norma parla chiaro. Il pronunciamento ufficiale della Federcalcio di oggi dovrebbe solo ribadire che il Chievo fra le mura della Serie B non c’è ancora. Fuori dai giochi per quelle rateizzazioni approvate dal fisco ma non dalla Covisoc, tuttavia pronto il Chievo a rientrare semplicemente come ha deciso il campo. Anche se il percorso non sarà agevole. Il Collegio aprirà le vie del merito, secondo regole diverse dai canoni della Covisoc. Con corridoi più ampi, senza le strettoie della Figc. Ci sta lavorando il Chievo, partendo dal principio di aver fatto tutto nel modo corretto, deciso a produrre nella sua tesi difensiva gli elementi che possano rendere nitido il quadro. Nessuna reazione, il silenzio di sempre, l’equilibrio prima di tutto. A maggior ragione ora. In un clima che assomiglia molto a quello di tre anni fa quando, nel processo sulle plusvalenze col Cesena, bastò la richiesta di quindici punti di penalizzazione da parte della Procura perché agli occhi di mezza Italia il Chievo fosse già retrocesso. Già spacciato. Morto e sepolto. Attaccato nonostante la stessa Covisoc avesse già concesso le licenze nazionali. Quando le valutazioni dei giocatori in questione vennero quantificate fidandosi delle cifre di un sito specializzato, quando quelle plusvalenze furono clamorosamente poi assottigliate dai professionisti scelti dal Chievo. Sbagliate di grosso dall’accusa. I punti sottratti al Chievo furono alla fine tre. Abbastanza per restare in Serie A anche fossero stati tolti nella stagione precedente e non in quella successiva visti i cinque di vantaggio sul Crotone che a parole si sentiva vincitore ben prima del verdetto. A Roma in massa fra dirigenti e legali nonostante un procedimento amministrativo sia a porte chiuse. Esultando troppo presto. Tutto lecito, ma anche stavolta il triplice fischio finale è ancora lontano. Il Collegio di Garanzia potrebbe riunirsi anche prima del 27 luglio, termine ultimo per archiviare ogni contenzioso. Una data buona potrebbe essere venerdì 23, fra otto giorni. Il tempo c’è tutto per articolare un dossier, peraltro già iniziato, che spieghi le ragioni del Chievo e le documenti con particolari profondi. Dal primo all’ultimo. Il merito davanti a tutto, terreno nel quale avvocati e commercialisti hanno cominciato a muoversi per dimostrare che tutto aveva un senso e che di sbagliato non ci fosse nulla in quella domanda. Freddo il Chievo, senza far trapelare davvero nulla. Nessun sentimento se non quello di aver fatto di tutto e di più per meritarsi, fra carte e pagamenti, per restare seduto sul secondo gradino del calcio. Guardando alla realtà e solo a quella, al muro praticamente invalicabile della Covisoc e soprattutto al Collegio del Coni. Dove il Chievo, passaggio dopo passaggio, ha la ferma intenzione di far valere le sue ragioni. Argomentando tutto per filo e per segno, senza lasciar spazio ad equivoco alcuno. Oggi il Chievo dovrebbe ancora rimanete fuori dalla Serie B che sabato prossimo si rivelerà ufficializzando il calendario con le 38 giornate. Giusto il giorno dopo il probabile Collegio di venerdì 23, quando il Chievo potrebbe portare a casa la partita più importante della sua storia. Contro tutti e tutti, ancora una volta.•.

Alessandro De Pietro

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