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Chievo al sabato delle stelle «Noi puntiamo sui bomber»

Djordjevic e Meggiorini (qui con Dickmann): il destino del Chievo è un affare per i bomber FOTOEXPRESSLeo AcoriDavide Dionigi
Djordjevic e Meggiorini (qui con Dickmann): il destino del Chievo è un affare per i bomber FOTOEXPRESSLeo AcoriDavide Dionigi
Djordjevic e Meggiorini (qui con Dickmann): il destino del Chievo è un affare per i bomber FOTOEXPRESSLeo AcoriDavide Dionigi
Djordjevic e Meggiorini (qui con Dickmann): il destino del Chievo è un affare per i bomber FOTOEXPRESSLeo AcoriDavide Dionigi

Questione di gol. Meggiorini e Djordjevic da una parte, Ceravolo e Ciofani dall’altra. Chievo contro Cremonese sarà una parata di grandi attaccanti. E di prime firme, seppur lungo strade spesso dissestate e piene di ostacoli. Qualità contro qualità, in ogni zona del campo. Specie là davanti. Di rincorsa, tutte e due. Costrette ad accelerare. «La Serie B è ancora lunga, le carte non sono ancora tutte sul tavolo», temporeggia Leo Acori, allenatore alla Cremonese nel 2010, dopo aver guidato il miracoloso Rimini, ora a scrutare da lontano la Serie B. «Meglio il Chievo finora. Con una sua identità precisa, con la mano già evidente di Marcolini. Bravo lui, farà strada. Ne sono sicuro. Alla Cremonese qualcosa invece manca ancora. Rosa quasi del tutto nuova, tecnico nuovo, automatismi da trovare. Ad aprile però sarà lì con le prime. Insieme al Chievo. La partita di sabato dirà molto, ma non tutto. E comunque tutte alla fine dovranno fare i conti con quelle due», la previsione di Acori, sempre diviso fra i tempi i suoi tempi e oggi. E a spostare tutto il peso sulle punte. FRA IERI E OGGI. Quasi nostalgico Acori. Di un calcio ed interpreti diversi. «Io nel mio piccolo Rimini avevo Matri, Floccari, Jeda, Moscardelli, Ricchiuti e compagnia. Quei nomi dicono tutto, senza essere noi una squadra di prima fascia. Anche se fermammo due volte la Juventus. Adesso è più o meno lo stesso, alla fine la differenza la fa chi sa garantire un certo numero di gol», la traccia di Acori, senza panchina dalla scorsa stagione dopo il suo romantico ritorno a Rimini. I bomber, le aree da riempire, finalizzatori senza compromesso alcuno. E un esempio chiaro. «Prendete il Benevento. Fortissimo, con tanta gente di categoria e uno come Coda. L’ho avuto a Cremona e a San Marino. Vede la porta da ogni angolo, è cattivo, sa quel che vuole. Sono questi i giocatori che ti portano lontano», il modello di Acori, sempre a caccia della via più breve verso la rete avversaria. Meglio la proposta, insomma, rispetto all’attesa: «Il Chievo deve ritrovare Djordjevic, lui la differenza sapeva farla anche in Serie A ai primi tempi della Lazio. Gran giocatore. Ora s’è fermato, ha avuto qualche problema fisico e quando non stai bene non ti alleni col sorriso. Comprensibile. Se però dovesse tornare quello di una volta diventa dura per tutte arginare il Chievo», la chiave di Acori, forte di 168 panchine tra i cadetti comprese quelle al Livorno, esonerato nel 2009 all’ultima giornata dall’alto del terzo posto, poi promosso dopo i playoff grazie a Gennaro Ruotolo. SPALLE LARGHE. In area ci ha vissuto per una vita Davide Dionigi, in tutto 105 gol fra B ed A girando l’Italia e passando anche da Torino, Fiorentina, Reggina, Piacenza, Sampdoria, Napoli e Bari. A Cremona da allenatore nel 2014 in Serie C, eliminato in semifinale playoff dal Sudtirol poi battuto in finale dalla Pro Vercelli. «Tutti attaccanti bravi, per carità, quelli di Chievo e Cremonese. Forse solo un po’ datati», l’obiezione di Dionigi, «in un calcio per di più molto diverso da quello di qualche anno fa dove tutto va più veloce. Ho avuto Ceravolo, un grande per la categoria. Anche quelli del Chievo valgono tanto. Nessuno li discute, ma non è così scontato che possano rendere come una volta. Molto dipende dal contesto in cui li vai ad inserire». Ragiona Dionigi, va oltre il campo. «Di attenuanti ne ha tante il Chievo, il lavoro al tirar delle somme mi sembra in linea con le aspettative considerando anche i problemi recenti che non possono non farsi sentire anche nei risultati», l’idea di Dionigi, l’ultima volta alla guida del Catanzaro dopo aver allenato anche Reggina e Varese. «Conosco bene Cremona. L’ambiente è esigentissimo», l’istantanea di Dionigi, «più di quello del Chievo che pur viene da parecchi anni di Serie A». Nel dettaglio: «La squadra sta cercando ora una sua precisa identità, grazie ad un allenatore esperto come Baroni che considero uno dei migliori della categoria. Trovare la quadratura del cerchio però è operazione difficile per tutti. Anche per il Chievo non può che essere così. Per ora sono due inespresse, ma di margini di crescita entrambe ne hanno tantissimi. Quella di sabato sarà solo una tappa intermedia». Il modello della B adesso è per tutti il Benevento. In fuga, implacabile, mai visto davvero in difficoltà, «ma non è la più forte», l’ultima foto di Dionigi, «di sicuro però è la più compatta. Inzaghi pure a Venezia ha lavorato in questa direzione. E lo stesso sta facendo a Benevento. In Serie B si fa così». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandro De Pietro

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