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Il passato glorioso e la favola della Clivense

Chievo, viaggio nel quartiere che vuol tornare a sognare

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Ad agosto 2021 i tifosi celebravano il «funerale» del Chievo. Dalle sue ceneri è nata la Clivense
Ad agosto 2021 i tifosi celebravano il «funerale» del Chievo. Dalle sue ceneri è nata la Clivense
Ad agosto 2021 i tifosi celebravano il «funerale» del Chievo. Dalle sue ceneri è nata la Clivense
Ad agosto 2021 i tifosi celebravano il «funerale» del Chievo. Dalle sue ceneri è nata la Clivense

Un quartiere di cinquemila anime, una favola di ieri con tanta speranza per domani. Chievo porta alla mente ricordi di giorni di festa, di cavalcate intramontabili e di sogni sfiorati con le dita. Dalla corsa alla Serie A alle amare retrocessioni, fino a passare per i giorni di gloria in Champions League. Ed è così che Chievo smette di essere un piccolo quartiere di Verona e diventa realtà, una realtà che oggi è diversa ma che, in un modo o nell’altro, non smette di far sognare tifosi di ogni età. Tifosi di vecchia data appunto, nuovi giovani supporter, gente comune che ha vissuto Chievo nella sua quotidianità, tra le strade e le piazze.

 

Tentativo innovativo

C’è chi, come il signor Luigi, vive il calcio in modo leggero, con passione, e che segue con interesse il progetto Clivense di Sergio Pellissier, come afferma con L’Arena tra le mani: «Si presenta molto bene, è un tentativo innovativo di avere un approccio in questo calcio indebitato e poco cristallino», prosegue, «quindi faccio i complimenti per questa sfida e spero che rimangano come sono». Anche i più giovani ricordano con affetto il passato e guardano con curiosità al futuro, come Andrea, 28 anni, che conserva gelosamente ricordi al Bentegodi: «Ora non seguo più di tanto, ma ho passato momenti indelebili allo stadio e ogni volta che vedo un gol di Pellissier mi sembra di riviverli, quindi spero che il suo progetto dia molte soddisfazioni». Tifoso da una vita anche Luca, 59 anni, che oggi fatica un po’ a ritrovare la passione degli anni passati, ma che non può non provare un piacere di fondo a vedere un futuro per lo sport del quartiere. «Ho tifato Chievo e ho tifato Verona. Io vado oltre i discorsi da stadio. Oggi non ho più la stessa passione ma portavo mio figlio al Bentegodi e vedere oggi che qualche bambino può ancora sognare i grandi palcoscenici, è importante».

 

Tanta nostalgia

Marco, che nel Chievo ci ha anche giocato, dal 1976 al 1981 circa, commenta con un pizzico di nostalgia: «Realtà bellissima, ricordo i primi anni in A quando venivano i pullman dal Giappone in piazza!», commenta, divertito, «da un quartiere con una Chiesa e due piazze ad essere conosciuti all’estero, era surreale», conclude, «una parola per Pellissier? Passione. Si è buttato a capofitto in questa nuova sfida e si può solo che averne stima».

 

Negli annali

Marco, barista de La Pantalona, bar storico frequentato dai supporter gialloblu, afferma: «La realtà sportiva (Clivense, ndr) che sta nascendo in questo momento di pochi entusiasmi legati alla situazione sanitaria, alle preoccupazioni mondiali, se può portare gioia, ben venga. Altrettanto non è stato giusto che una società non ancora fallita sia privata del patrimonio tecnico, non si è mai visto, l’esempio che ha dato il Chievo resterà nella storia sportiva, dovuta a Campedelli, Sartori, tantissime altre persone e Sergio per primo in campo, che hanno dato modo alla tifoseria del Chievo di crescere dal punto di vista umano e proporsi come spesso e volentieri una delle migliori tifoserie, come testimoniano i tanti premi per il fair play, e senza di loro non avremmo avuto modo».

Luca, 22 anni, giovane appassionato di calcio con un trascorso nelle giovanili del Chievo, afferma, soffermandosi in particolare sul progetto Clivense: «Mi sembra una grande famiglia creata da zero e la vedo come una grande vetrina. Essendo stato da piccolo giocatore del Chievo ho trascorso parte della mia infanzia in quella società e spero che altri giovani possano vivere la passione che si respirava quei tempi».

 

Più di una favola

Anche Gennaro e suo figlio Michele condividono una passione che va aldilà delle frizioni recenti: «Chievo è stata una bellissima storia, più di una favola, abbiamo fatto quindici anni splendidi. Spero che non facciano due squadre distinte, farebbero male ai tifosi». Michele ha un legame speciale con i giocatori della Clivense: «Una sera mi hanno invitato a mangiare insieme a loro, un’esperienza molto bella, e alcuni giocatori della Clivense sono venuti al mio compleanno l’anno scorso». Luciano, appassionato di vecchia data, guarda al futuro dei giovani: «Era tanto bello che ci fossero due squadre professioniste per la città, ne giova tutto il movimento calcistico giovanile e non solo, auguro il meglio alla Clivense e spero ne segua le orme». Luigi, infine, va oltre i problemi recenti, con la speranza che il quartiere di Chievo torni a sognare: «Ricordi indimenticabili, non si può cancellare la storia di quei bellissimi anni. Spero che Pellissier abbia fortuna nel suo progetto». 

 

Enzo Zanin (a sinistra) e Sergio Pellissier, anume della nuova Clivense
Enzo Zanin (a sinistra) e Sergio Pellissier, anume della nuova Clivense

Andrea Marchiori

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