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Il caso

Caos Andrea Pinamonti, il Chievo cerca giustizia. E quasi dieci milioni di euro

Dall’accordo tra Sartori e il club nerazzurro alla sconfitta del club della Diga in primo grado: intuito e beffa
Andrea Pinamonti (a destra) a duello con Dawidowicz
Andrea Pinamonti (a destra) a duello con Dawidowicz
Andrea Pinamonti (a destra) a duello con Dawidowicz
Andrea Pinamonti (a destra) a duello con Dawidowicz

Un’illusione più che un grande affare, Andrea Pinamonti. Almeno per ora. Il Chievo rischia di trovarsi con un pugno di mosche in mano dopo il procedimento legale avviato con l’Inter che non vuole riconoscere a Luca Campedelli nove milioni e 750mila euro, la metà della vendita al Genoa del 22enne attaccante ora all’Empoli cresciuto al Bottagisio dai pulcini fino ai giovanissimi.

Il Chievo rivendica la validità di una carta privata, firmata nel 2014 da Giovanni Sartori e da Rinaldo Ghelfi, all’epoca amministratore delegato dell’Inter, in base alla quale al Chievo sarebbe spettato il cinquanta per cento dell’eventuale cessione a titolo definitivo di Pinamonti, nel 2019 dato al Genoa in prestito con obbligo di riscatto, poi regolarmente esercitato per diciannove milioni e mezzo.

Il primo grado ha dato ragione all’Inter, l’udienza d’appello è fissata per oggi al Tribunale di Verona. L’operazione Pinamonti in queste settimane è finita, insieme ad altre, nel mirino dei trasferimenti sospetti dell’Inter fra il 2017 ed il 2019 sui quali indaga la Finanza per verificare presunte plusvalenze gonfiate in un filone comunque indipendente dalla questione che coinvolge nello specifico il Chievo.

Già nel 2020 l’Inter si riprese Pinamonti, acquisendone l’intero cartellino dal Genoa dopo una stagione da 34 presenze e 7 gol. E ancora oggi proprietaria del suo cartellino. Ci aveva visto giusto il Chievo. Fin dai suoi primi passi fu chiaro il potenziale di Pinamonti, su cui l’Inter piombò prestissimo decidendo di bloccarlo fin dagli esordienti quando non aveva 14 anni e quindi ancora troppo piccolo per trasferirsi in una società di un’altra regione ma monitorandone sempre da vicino la crescita, anche aggregandolo a vari tornei con le proprie squadre.

Quando i rapporti fra Chievo ed Inter erano ottimi ma anche quand’era impossibile capire fin dove sarebbe arrivato Pinamonti. Nessuno a Veronello e nella sede di via Galvani ha mai dimenticato quel documento, sempre più attuale in parallelo con l’ascesa del ragazzo. Dal debutto in Europa League alla fine del 2016 all’esordio in Serie A tre mesi dopo, oltre ai successi con la Primavera fino al passaggio in prestito al Frosinone, quando fu evidente che il talento scovato in Trentino dagli stessi osservatori che al Chievo segnalarono Depaoli aveva tutto per diventare un giocatore di razza.

E che quel 50 per cento sulla rivendita avrebbe garantito un bel gruzzolo. Da quel lontano 2014 però l’Inter ha una nuova proprietà e nuovi dirigenti che quell’accordo non potevano conoscerlo ma che comunque esiste. Siglato da Sartori insieme a Ghelfi, quando l’Inter da qualche mese era stata rilevata di Erick Thohir. La battaglia è in corso, oggi secondo atto. Sul piatto quasi dieci milioni. Tantissimi soldi. Che potrebbero pure trasformarsi in un’amarissima bolla di sapone. 

Alessandro De Pietro

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