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Buoni i secondi

La certezza? Quella di aver ritrovato il vero Chievo. Il rischio? Quello di ritrovarsi in balia delle vertigini. Per qualche giorno, però, è più che lecito godersi il piacere intenso dell’altissima quota, l’ebbrezza violenta della zona A, la sensazione piena e avvolgente della promozione virtuale. Dopo l’ennesimo, piccolo tour de force concluso trionfalmente distendere i sorrisi e dedicare qualche ora a rimirarsi la classifica può rivelarsi il miglior corroborante. Per gli occhi, per la mente, per il cuore. Lo merita il Chievo, lo merita Alfredo Aglietti, lo meritano i suoi giocatori che mettono i sigilli all’eccellente mese di gennaio liberandosi di un Pescara molto più fastidioso di quanto non denunciasse la classifica, scavalcando qualche concorrente e togliendosene di dosso almeno altrettante, assai appiccicaticce. Con la vetta ancora distante ma insediati al secondo posto, quello che varrebbe il salto di categoria. Fermo restando ovviamente l’esito del posticipo di stasera. Vittoria doveva essere, nei calcoli e nelle attese, e vittoria è stata, ieri al Bentegodi. Anche se gli abruzzesi di Breda hanno dimostrato di non meritare l’ultima posizione occupata. Proponendosi con una certa costanza, cogliendo un pari - temporaneo - lecito (nonché splendido per esecuzione) dopo aver centrato un palo. E cercando di mordere almeno finché non è stato chiaro a tutti che il pomeriggio aveva preso un indirizzo refrattario a qualsiasi altro tipo di correzione. Troppo attrezzato, forse, questo Chievo. E troppo determinato - ancorché giunto alla settima partita degli ultimi trentadue giorni, la quarta in dodici - per lasciare punti per strada, snobbando così l’interessante opportunità offerta dal calendario. Tanto più che, dopo appena cinque minuti, sotto l’acqua e il cielo grigio del Bentegodi, Palmiero è bravissimo a lasciar scivolare il suo rasoterra sull’erba umida per infilare il gol del primo vantaggio. L’azione è bellissima, il presentimento - netto - che il seguito della gara sarà una specie di scampagnata. Ma il Pescara non ci sta. Accorcia spesso verso Semper, scuote il montante con Odgaard, la riequilibra con una perla assoluta di Maistro. E allora gambe in spalla nel corso di una ripresa combattuta e divertente. Soprattutto per i gialloblù che pescano subito l’angolino giusto grazie al missile di Mogos e riescono a ritrovare le linee più invitanti del contropiede nelle quali, a un certo punto, si infila Manuel De Luca per il terzo gol, quello della definitiva condanna ospite. Strepitosa la sua progressione, perfetta la stoccata sull’uscita di Fiorillo. Mette brividi (sani) la classifica e ne accende altri il confronto di sabato a Salerno. In palio punti pesantissimi per i giochi che più contano e, se mai servissero motivazioni supplementari, l’opportunità di una rivincita dopo l’amaro ko dell’andata. •

Francesco Arioli

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