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Aglio per tutti, tutti per Aglio. Un anno dopo il bilancio è ok

Alfredo Aglietti, aretino, 50 anni, dal marzo di un anno fa è alla guida del Chievo FOTOEXPRESSLuca Garritano è uno degli uomini simbolo del Chievo di Aglietti
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Alfredo Aglietti, aretino, 50 anni, dal marzo di un anno fa è alla guida del Chievo FOTOEXPRESSLuca Garritano è uno degli uomini simbolo del Chievo di Aglietti

Trecentosessantasette giorni dopo Alfredo Aglietti è sempre più saldo al centro del Chievo. Nel cuore del progetto o, meglio, il cuore del progetto. Un uomo solo al comando? Non proprio. Nel senso che il suo gruppo lo segue e lo affianca, lo rappresenta e lo asseconda, ne corrisponde filosofia tattica, concetti di gioco, spirito. Il Chievo corre e combatte, strappa e colpisce, a tratti incanta. È soprattutto riconoscibile, compatto, determinato. Impianto di gioco e anima, identità guerriera e parentesi di calcio amabile. E da parecchi mesi ormai ha trovato alloggio i piani alti della Serie B. Per sapere dove sarà in estate bisognerà pazientare qualche altro mese, almeno fino a maggio. Quel che appare certo è che - a prescindere dagli obiettivi dichiarati - chi vorrà garantirsi il salto di categoria dovrà misurarsi fino in fondo anche con le schiere gialloblù. E con la loro voglia matta di lasciare sul campionato unghiate pesanti. VITTORIE E SCONFITTE. Aglietti veste la tuta di allenatore del Chievo il 3 marzo di un anno fa, giorno della presentazione ufficiale a Veronello. L’ingaggio era stato comunicato due giorni prima. È carico, sorridente, molto motivato. Parla subito di «orgoglio», di «gratitudine» nei confronti di Luca Campedelli e di «voglia di rivalsa». Quanto agli obiettivi, compreso quello di bissare la scalata alla A centrata qualche mese prima alla guida del Verona, «è chiaro che per compiere un’impresa ci vuole convinzione, unità d’intenti, un pizzico di fortuna e che tutte le cose vadano al loro posto» ma «le premesse per fare bene ci sono tutte». E in effetti il Chievo modellato dall’allenatore toscano, erede in panchina di Marcolini, inaugura da subito il suo percorso virtuoso, al di là di un organico non così ricco di alternative. Non così profondo, almeno, come quello di parecchie concorrenti. Subito un pareggio ad Ascoli ma, soprattutto, subito sintomi del feeling tra la squadra e l’allenatore. Che alla prima al Bentegodi coglie anche il primo successo di danni del Cosenza. Il successivo lockdown diventa il nuovo spartiacque tra vecchia e nuova stagione e, al ritorno in campo, il Chievo sale sulle montagne russe: il doppio rovescio tra Cremona e Castellammare di Stabia pare allontanare anche lo sbocco dei playoff. La goleada al Cittadella, il colpo di Benevento e il successo sul Pescara all’ultima sfida della stagione regolare trasformano magicamente il quadro. Ma agli spareggi, fatto fuori l’Empoli, sarà lo Spezia a interrompere bruscamente i sogni di gloria. QUESTIONE DI MODULI. Un blocco di cemento con tante spine. Scarse concessioni al nemico e quel calcio svelto e verticale progettato per colpire subito al cuore. Un’anima sola ma tante formule tattiche nel modello di Aglietti, che apre la sua fase 2020 con il 4-3-3 (Vignato e Giaccherini esterni con Djordjevic centravanti, ricordate?) ma a gioco lungo dimostrerà di essere fedele all’idea, non allo schema. Tanto da partorire, nella nuova annata, un 4-4-2 molto elastico, nel quale l’interpretazione della doppia fase diventa essenziale sia per assicurare imprevedibilità in attacco che per intasare gli spazi dietro. I terzini fanno le ali, le ali spesso i terzini. Il centravanti resta anche qui il primo stopper e i due mediani brillano sia quando devono sostenere l’iniziativa che quando si tratta di ripiegare, mettere pressione al nemico, togliergli fiato e palloni. Altra variabile il 4-2-3-1, opzione sperimentata tra i sorrisi a Cremona, riproposta sporadicamente dall’inizio, praticabile sempre e comunque anche a partita in corso. Servono attori all’altezza e stavolta “Aglio” li ha, anche sul piano quantitativo. PROSPETTIVE. L’anno passato la parola Serie A era stata immediatamente sdoganata, già alla prima conferenza stampa del tecnico. Quest’anno prevale un pizzico di cautela in più. O, meglio, diventa più calzante e adoperata l’espressione per cui bisogna «giocare partita per partita puntando regolarmente al massimo». Che poi si tireranno le somme. Aglietti, un anno dopo, ha guidato il Chievo 42 volte spremendoci 17 vittorie e 14 pareggi. La media assoluta è di 1,55 punti a partita ma quella del campionato 2020-’21 si è alzata - malgrado le tre, recenti, cocenti sconfitte - a 1,61. Numeri non ancora strepitosi in attacco ma molto gratificanti dietro visto che le 21 reti finora subite valgono l’etichetta di miglior difesa della Serie B. L’impresa, con il Venezia secondo appena tre lunghezze avanti, è ancora alla portata. O forse, almeno rispetto alle attese di un anno fa, si tratta soltanto di aggiornare i piani. •

Francesco Arioli

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