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Il futuro dei gialloblù

Chievo, due strade per la D. Ma il Tar gioca d'anticipo

Mezzogiorno di martedì 24 agosto. La società che dovrebbe raccogliere l’eredità del Chievo, quindi con una nuova denominazione, ha dodici giorni di tempo per presentare alla Figc tutta la documentazione necessaria per prendere parte al prossimo campionato di Serie D in sovrannumero, eccezione concessa dalla Federcalcio per il glorioso passato sportivo di un marchio che dal 1986 ha vissuto nel professionismo.

La palla è passata nelle mani del Comune di Verona che potrebbe presto istituire una manifestazione d’interesse che per motivi d’urgenza potrà essere chiusa anche in cinque giorni, al termine dei quali il sindaco Federico Sboarina deciderà a chi affidare la ripartenza del nuovo Chievo dopo aver valutato tutte le proposte e scegliere quella che fornirà le maggiori garanzie sotto il profilo economico, sportivo e sociale. I tempi sono strettissimi, meno di due settimane per costruire un progetto credibile e sufficientemente solido più la creazione di una struttura ex novo.

Se davvero di un altro Chievo ci sarà bisogno.

 

Sempre in piedi. Il Chievo c’è ancora, con una remota speranza ma non da escludere a priori di poter far parte della prossima Serie B. Ieri sera, a sorpresa, il Tar del Lazio ha accolto l’istanza degli avvocati Flavio Iacovone, Giorgio Bernardo Mattarella e Daniele Ripamonti e accettato di anticipare l’udienza per discutere il ricorso contro l’esclusione dalla cadetteria, fissata per il 6 settembre, al 17 agosto alle 8.45. Se avrà ragione il Chievo si disputerà una Serie B da ventuno squadre con pesanti ripercussioni sul mercato visti gli accordi che gli svincolati hanno già raggiunto.

Sta lottando a denti stretti il Chievo che in gioco rientrerebbe quando in B se ne saranno già andate due giornate. Ipotesi complicatissima ma ancora in piedi. Non è fallito il Chievo. Ovvio. E potrebbe anche ricominciare dai dilettanti. Questo dice la teoria, ma nella realtà con debiti per di più con creditori privilegiati come lo Stato comunque da estinguere. E senza la materia prima rappresentata dai giocatori, tutti svincolati (salvo sorprese) e che ora si stanno accasando in giro per l’Italia a parametro zero. In quanto società civilistica il Chievo esiste ancora, a differenza del lato sportivo dopo la mancata iscrizione alla B. Con tutto il diritto quindi di rimettersi in moto, ma partendo da una condizione ai limiti dell’insostenibile. Senza calciatori, un settore giovanile che si sta svuotando e severi numeri con cui dover convivere.

La fiammella c’è. Il desiderio di continuare anche. Corsa in salita. La Figc nel frattempo ha indicato la strada al Comune di Verona che ha poi puntualmente avvisato il Chievo. L’iter è disegnato, ma per l’ingresso alla Serie D serviranno cinquecentomila euro (quelli che chiede la Federcalcio) più i cinquantamila naturalmente di canonica iscrizione. Più tutto il resto.

Il via il 12 settembre con la Coppa Italia, la prima di campionato la domenica successiva. Di un Chievo che possa assomigliare alla versione originaria non c’è per adesso neanche l’ombra. Per ora non ci sono neanche le fondamenta, sotto forma di imprenditori che dovranno dare al disegno le doverose rassicurazioni. Servirà anche un campo sportivo, proprio fra le mura di Verona. Ma ci vorrebbero soldi veloci. Quelli che dovranno arrivare dal tessuto economico, non certo dalle vecchie leggende come romanticamente ipotizzato da qualche tifoso. Un conto è dare la disponibilità per contribuire al lavoro tecnico, un altro è piantare i primi paletti intervenendo direttamente iniziando a mettere liquidità. E poi quali sarebbero tutti questi grandi ex? Chi sta lavorando per provare ad unire i primi puntini è Sergio Pellissier, conscio però di tutte le difficoltà dell’opera da realizzare. Col tempo che vola e ostacoli oggettivi in un momento per di più non proprio favorevole per investire su due piedi nello sport. Il binario è duplice, fra una direttrice che il Comune di Verona presto potrebbe avviare ed una vecchia proprietà che ancora non s’è data per vinta. Per entrare in B seppur dalla porta di servizio e per andare avanti comunque. Anche dal basso..

Alessandro De Pietro

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