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dilettanti

Serie D, le veronesi nel girone di ferro: non c'è solo il Piacenza

Clivense e Caldiero nel gruppo B dove c’è anche il Desenzano a fare la voce grossa. Senza dimenticare il Palazzolo
Riccardo Allegretti allenatore della Clivense
Riccardo Allegretti allenatore della Clivense
Riccardo Allegretti allenatore della Clivense
Riccardo Allegretti allenatore della Clivense

Il Piacenza davanti a tutti. Otto volte in A, ventidue anni di cadetteria, una provincia virtuosa alle spalle, la storia a pesare come un macigno. Il gruppo B ha una favorita scritta, ma non solo per il blasone, in un girone da sempre mediamente il più qualitativo della quarta seria. Dov’è facile giungere ai margini dei playoff, ma complicatissimo lasciarsene sei alle spalle.

Il terreno d’altronde è assai fertile, con otto società lombarde fra A e B di cui tre in orbita Champions fra Inter, Milan e Atalanta ad irrorare di continuo anche le zone circostanti.

Un altro mondo, per certi versi, anche se la delocalizzazione di certi colossi dell’Interregionale ha reso il campionato leggermente più accessibile.

L’Alcione Milano, quest’estate a un passo dal ripescaggio in Lega Pro, è stata mandata fra piemontesi e liguri. Il Sangiuliano City, retrocesso dopo un rocambolesco playout con la Triestina, è stato scaraventato nell’infernale girone tosco-emiliano con Pistoiese, Ravenna, Carpi, Prato, Forlì e Imolese. Non si scherza nemmeno fra Bergamo e Milano, lungo tangenziali e stradine che diverranno pane quotidiano per Clivense e Caldiero.

Fattore Maccarone

Tutti aspettano il Piacenza di Massimo Maccarone, 97 gol fra Serie A e Premier League ma anche alle prime movenze da allenatore. Il materiale per far saltare il banco certo non gli manca.

A centrocampo è tornato Corradi, una vita in Lega Pro, oltre a un altro big come Gerbaudo. Ai gol penserà Recino, 57 in tutto negli ultimi tre anni fra Crema, Casalese e Calvina. Vicino a lui D’Agostino, 14 centri alla Paganese e un massimo di 19 col Taranto. Forte il Piacenza, ma non perfetto.

La difesa, dove Maccarone ha piazzato tutti e quattro gli under obbligatori, è stata finora tutt’altro che impeccabile.

In vetta

Alle spalle del Piacenza viene automatico piazzare il Desenzano, indiscussa regina del mercato e quindi piena di pregi. In prima linea brilla la stella di Andrea “Ciccio” Brighenti, per tutti il giovane Rooney quand’era in Promozione al Sona prima di un’ottima carriera da bandiera della Cremonese e chioccia della Juve di Serie C. Con lui Roberto Floriano, tassello del Palermo delle due promozioni partendo dalla D. Firme d’autore.

Le altre

Al di là delle vette, è la base del girone a dar pochi riferimenti. E a moltiplicare i cattivi pensieri. Troppo marcati gli equilibri, troppe risorse tecniche nei paraggi per inquadrare già adesso le più deboli dove tutte hanno comunque, conti alla mano, due o tre giocatori d’alto lignaggio. Quindi ben pagati.

La chiave è però nel substrato, comprese le nove società di Lega Pro che in D qualcosa di buono fanno comunque scendere. Manna dal cielo per chi deve per forza piazzare quattro under su undici e quindi averne nella rosa almeno dieci. Se non di più. Sul podio in teoria ci starebbe pure il Palazzolo, un’altra di quelle che non s’accontenterà di stazionare nell’area dei playoff.

Fra gli allenatori scontato ricordarsi di Vinicio Espinal, ai suoi esordi nell’Atalanta di Caniggia e del giovane Donati. Per poche elette le zone nobili, per accedervi servono d’altronde lasciapassare pesanti.

Più selettivo il girone B, rispetto a quello già frequentato da Caldiero, Villafranca e Legnago dove almeno in tante, a partire dal Cjarlins Muzane passando per Luparense, Treviso, Clodiense, Adriese, Campodarsego e Mestre, hanno il pieno diritto di rimanere là in alto fino alla fine. E il dovere di provarci senza nascondersi. Il problema è l’area di mezzo, impossibile da circoscrivere.

Complicata da dividere in squadre di seconda, terza e quarta fascia. Il grande nodo è nell’equilibrio, seppur con coordinate in parte da aggiornare dopo il rimescolamento della Lega Dilettanti.

Alessandro De Pietro

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