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l'intervista

Sergio Pellissier: «La Clivense riparte per vincere. Il marchio del Chievo? Lo voglio, ma non è una ripicca...»

La Serie D in tasca, la Lega Pro appena un gradino più in alto, ora il presidente della Clivense guarda al marchio del Chievo come prossima conquista: «Campedelli a Vigasio? Fossi in lui prima pagherei tutti i debiti»
Sergio Pellissier con il tecnico della Clivense Riccardo Allegretti
Sergio Pellissier con il tecnico della Clivense Riccardo Allegretti
Sergio Pellissier con il tecnico della Clivense Riccardo Allegretti
Sergio Pellissier con il tecnico della Clivense Riccardo Allegretti

Determinato come non mai. Quindi semplicemente se stesso. Vuole tutto Sergio Pellissier. Feroce come tutte le volte in cui c’era da scaraventare un pallone in porta. La Serie D in tasca, la Lega Pro appena un gradino più in alto, il marchio del Chievo come prossima conquista.

Rifiata per un attimo Pellissier. Fiero della sua Clivense, ben sapendo che da ora in avanti la salita sarà ancor più ripida. «Anche vincere quest’Eccellenza non è stato facile, c’erano almeno cinque o sei squadre che puntavano alla promozione. Complicatissimo il campionato, da molti riconosciuto fra i più competitivi degli ultimi anni. Abbiamo dimostrato in fondo di avere anche un filino di esperienza, restando prima di tutto coerenti nei momenti difficili».

Ha già in testa la rosa della prossima stagione?

Sì e no. Abbiamo visto tanti giocatori, con altri abbiamo anche parlato. Buona parte dell’organico rimarrà, qualcosa però dovremo cambiare.

Punterete a salire subito in Lega Pro?

Io ho sempre giocato per vincere. Prima però quantifichiamo il budget, poi vedremo. Di sicuro non faremo mai il passo più lungo della gamba.

Sta studiando la D?

Categoria molto complessa, dove ci sono dirigenti capaci e società che spendono tantissimo. Ma anche quelle con meno risorse sanno metterti in difficoltà. È stata anche la storia del girone C, dove probabilmente finiremo.

Avrà dato magari un’occhiata al cammino del Legnago…

Giocandoci in amichevole s’è visto subito che era una squadra compatta e con buoni valori. Non pensavo però potesse essere promossa. Ha avuto dei periodi non facili, ma alla fine il Legnago è venuto fuori. Bravi.

Che campionato s’aspetta?

Sarà una guerra. Chi spende più di un milione è chiaro che punta in alto, com’è stato per tante favorite anche della scorsa annata. D’accordo avere i soldi, ma bisogna usarli nel modo giusto. Vedi il Caldiero, rimasto quasi fino alla fine attaccato alle prime pur non avendo fatto follie.

Allegretti è confermato?

Ha vinto, non vedo perché dovremmo mandarlo via. Oltre ad essere un buon allenatore tiene molto alla Clivense.

Quanto è importante per lei acquisire il marchio del Chievo?

Lo è per me così come per tutte le persone che amano il calcio pulito. Quello in cui ad esempio sono cresciuto io. Non è la Clivense di Pellissier, la Clivense è della gente. Se fossi un tifoso che crede in questi valori mi impegnerei direttamente dando una mano.

La North Side s’è già attivata…

Sono tifosi che anziché fossilizzarsi sul nome della società hanno guardato verso chi quel marchio l’ha amato incondizionatamente per vent’anni. Verso uno che, quando tutto è fallito, ci ha messo la faccia e assorbito pure le prese in giro di molti. Non dimentico chi ci ha attaccato in quel periodo, anche gente di calcio.

Campedelli ha ricominciato dal Vigasio

Non so cosa voglia fare, fossi in lui prima pagherei tutti i debiti. Il marchio lo voglio, lo meritano tutti i nostri sostenitori che ci hanno seguito anche in trasferta prendendosi un sacco di parole da altre tifoserie. La mia non è una ripicca, è solo desiderio di dar gioia alle persone che hanno tifato per me per tanto tempo. Di chi mi ha fatto sempre sentire a casa, motivo per cui dal Chievo non sono mai andato via.

Resterete a San Martino?

Valuteremo il da farsi, è chiaro che dovremo avere l’appoggio del Comune. Non ne abbiamo ancora parlato. Volessero cacciarci ne prenderemo atto, ma a parte le battute credo che qualcosa abbiamo dato anche noi portando allo stadio migliaia di persone.

 

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Serie A nel 2028, c’è scritto nel vostro piano originario. Traguardo ancora attuale?

In teoria sì, ma non so quanto sia reale. Dovremmo vincere ogni anno. Un po’ di tempo l’abbiamo perso, ma non per colpa nostra. S’è fatto di tutto per avere la D già subito, fortunatamente abbiamo trovato una società come il San Martino disposta a cedere il titolo dell’Eccellenza. Vincere non è stato semplice. Non lo è mai, ad ogni livello. Ma non dimentichiamoci che fino ad un anno fa eravamo in Terza categoria.

Chiamerà qualche ex?

Io non cerco nessuno, chi crede nel progetto che proponiamo venga pure. C’è più di una persona che ha lavorato e sudato per il Chievo. Sanno che vivere quella società è stato come entrare in una famiglia. Io voglio solo restituire quel che il Chievo ha dato a me.

Alessandro De Pietro

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