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Il neoacquisto, ex Chievo

Sbampato suona la carica: «Legnago, torneremo subito in C»

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Edoardo Sbampato e il presidente del Legnago Giorgio Schiavo
Edoardo Sbampato e il presidente del Legnago Giorgio Schiavo
Edoardo Sbampato e il presidente del Legnago Giorgio Schiavo
Edoardo Sbampato e il presidente del Legnago Giorgio Schiavo

Di quelle tre presenze con l’Italia Under 15, covata in cui c’era pure Patrick Cutrone, rimane solo il ricordo. Seppur sempre assai vivo. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata un’infinità. Edoardo Sbampato a 24 anni è già un cavallo di ritorno, dopo il professionismo vissuto con Francavilla, Alessandria, più intensamente con la Paganese ed aver respirato le giovanili più nobili del Chievo anche nella Primavera di Depaoli, di Kiyine, di Bertagnoli, di Vignato che iniziava ad affacciarsi nel mondo dei grandi. Plasmato e allevato da Lorenzo D’Anna, cresciuto fra i banchi del liceo e la scuola del calcio a completarne l’opera. Maturo, serio, senza grilli per la testa.

 

Testa sulle spalle

Una scelta che va oltre il calcio la sua, di nuovo nella natia Pellegrina di Isola della Scala a nutrirsi di aria familiare e prendere la rincorsa per riappropriarsi di quel che ha perduto nell’ultima sfortunata annata di Pagani in quel fratricida playout perso con l’Andria. Più vicino alla fidanzata Giulia adesso, più libero di iniziare l’università. Economia e commercio o Scienze motorie. Ha tempo per decidere, col pallone sempre in testa e lo studio a correre in parallelo. Perfetta la dimensione di Legnago. «Spesso il confine tra la Lega Pro e la Serie D è molto sottile. Per me non è certo un declassamento, sono in una società di valore e con programmi ambiziosi. Sia io che la dirigenza abbiamo lo stesso obiettivo», i propositi bellicosi di Sbampato, come il Legnago fresco di retrocessione con la Paganese dopo due salvezze ma con immediati propositi di rivincita.

«Il Legnago è un bel mix di gente esperta e ragazzi giovani, di qualità e soprattutto affamati. La stessa determinazione che ha mister Donati. Capisci in un attimo che è stato giocatore d’altissimo livello. Sa rapportarsi con tutti, ha trovato la chiave giusta per ognuno di noi, accetta il dialogo», il quadro di Sbampato, un lusso per la Serie D, innesto di sommo spessore per il Legnago che non vede l’ora di rivedere da vicino la Serie C appena sfuggita di mano. Destino comune, facile capirsi.

 

Nuova ripartenza

Riavvolgere il nastro significa ripercorrere la trafila infinita al Chievo, gli squarci d’azzurro con tanto di gol all’Ungheria, la sensazione seppur veloce di far parte di un’altra dimensione, Veronello e il Bottagisio vere seconde case fino al distacco di quattro anni fa quando era chiaro che non tutto filava liscio come prima. Che qualcosa di grave stava per accadere. Fino al momento in cui Sbampato ha iniziato a camminare da solo, senza la mano rassicurante di D’Anna e quella Primavera che stava producendo calciatori di Serie A. «Sono stato a lungo combattuto fra l’accettare il Legnago ed aspettare una chiamata dalla Serie C. Vengo da una stagione complicata e purtroppo finita male, il Legnago anche. Abbiamo entrambi ora l’opportunità di rilanciarci. Ho trovato una dirigenza organizzata ed uno staff competente. Sono giovane, posso tornare in Lega Pro. Sono qui per questo», la fiducia di Sbampato, per la prima volta in D, pronto alla supersfida di domenica prossima in Coppa Italia con il Lumezzane dell’Airone Caracciolo che ha appena preso Francesco Antonelli, uno di quelli della vecchia guardia del Legnago salito in Lega Pro.

«Questa per me è un’opportunità importante davvero», chiude Sbampato, «sento di essere nel posto giusto e di aver alla fine preso la decisione più corretta per la mia carriera. Ne sono ogni giorno più convinto. Non ci aspetta un campionato facile. Tutt’altro. Il Legnago che sta nascendo però è forte. Qualcosa ci manca, ma l’idea di gioco c’è e pure parecchio chiara. Saremo competitivi ai massimi livelli e non deluderemo i nostri tifosi». .

Alessandro De Pietro

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