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calcio

Zaffani... libera il marchio Chievo: «Ora non ci interessa più»

Il numero uno del Vigasio, di cui è presidente onorario Luca Campedelli, allontana l’ipotesi dell’asta: via libera a Pellissier e Zanin?
A sinistra le bandiere gialloblù Enzo Zanin e Sergio Pellissier. A destra Campedelli con Murari e Zaffani, i massimi dirigenti del Vigasio
A sinistra le bandiere gialloblù Enzo Zanin e Sergio Pellissier. A destra Campedelli con Murari e Zaffani, i massimi dirigenti del Vigasio
A sinistra le bandiere gialloblù Enzo Zanin e Sergio Pellissier. A destra Campedelli con Murari e Zaffani, i massimi dirigenti del Vigasio
A sinistra le bandiere gialloblù Enzo Zanin e Sergio Pellissier. A destra Campedelli con Murari e Zaffani, i massimi dirigenti del Vigasio

Una corsa senza avversari. Tutto solo verso la meta Sergio Pellissier, verso i marchi del Chievo che ad oggi vuole solo lui. Un’unica offerta ai curatori fallimentari Luca Toninelli e Renzo Panozzo. La sua, la prima dopo due aste andate deserte.

Nessuno all’orizzonte, più o meno come essere davanti al portiere e con la porta spalancata. Di sicuro entro mezzogiorno del 10 maggio, termine ultimo per eventuali nuovi pretendenti, non si presenterà il Vigasio appena salito in Serie D anche grazie alla mano di Luca Campedelli, ancora oggi per tutti il presidente del Chievo che ha ricominciato a far calcio dall’Eccellenza sostenuto dal fidatissimo Marco Pacione, per ventisei lunghissimi anni colonna portante di Veronello.

«Il marchio ci interessava un anno fa, di certo non ora», la posizione netta di Cristian Zaffani, presidente del Vigasio, anche dopo aver ascoltato i soci fra il fratello Stefano, Severino Murari, Maurizio Pisani e Giovanni Falavigna. Andrà avanti in tutta autonomia il Vigasio, nuovo potenziale attore sulla scena del calcio d’élite a Verona.

Luce in fondo al tunnel

C’è poi Pellissier, c’è la sua Clivense e quel business plan assai ambizioso con tanto di approdo in Serie A nel 2028 in un disegno adesso da aggiornare e diluire ulteriormente nel tempo ma senza aver perso la sua matrice di fondo. E il desiderio di far rinascere il Chievo, fallito nel 2021 senza avere un erede immediato.

Sparito nel nulla, nel deserto della manifestazione d’interesse del Comune di Verona a differenza di quanto accadde per altre piazze decadute quell’estate. Carpi e Novara in primis, subito capaci di ripartire dalla Serie D e di ridurre così al minimo quel vuoto che Verona invece non ha ancora colmato.

Attendista Pellissier, con le mani legate quando il primo prezzo-base era di 535mila euro, così i 285mila dell’asta successiva. Quando tutti aspettavano che la cifra scendesse, in parallelo però con un marchio che diventava sempre meno vivo. E i ricordi sempre più sbiaditi.

Quando davanti allo studio di Panozzo una quindicina di giovani tifosi hanno atteso invano, sia la prima che la seconda volta, che almeno uno fra Campedelli o Pellissier varcasse quel cancello di via Scalzi. Dove, in qualche cassetto degli uffici all’ultimo piano, una busta c’è già. In attesa di altre, almeno in teoria.

Conto alla rovescia

La prima mossa potrebbe essere già quella decisiva. I centomila euro messi sul piatto da Pellissier sono soprattutto la promessa mantenuta a tutti i soci della Clivense, per chi attraverso il crowdfunding fin dal primo momento ha dato fiducia al capitano e bandiera del Chievo diventando parte integrante della società.

Per chi ancora è convinto che quel ponte col passato adesso quasi invisibile possa pian piano prender nuova forma ed essere sempre più solido.

Ci crede Pellissier, l’unico a cercare tre anni fa di mettere insieme un progetto che potesse garantire una certa continuità fra quel Chievo seppellito dalla sentenze della Figc e non solo e la voglia di riunire in fretta i cocci per ricominciare. Quel che è riuscito ad altre nobili del calcio.

L’unico risultato fu la Clivense in Terza categoria ed il Chievo rimasto in vita con due squadrette di bambini. E le aste. Puntualmente vuote, tranne la prossima.

Alessandro De Pietro

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