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La storia

Brentegani più forte del male: «Questo sport mi conquista»

Colpito da un patologia autoimmune, ha saputo reagire
Il difensore Gianpaolo Brentegani milita nel Pastrengo
Il difensore Gianpaolo Brentegani milita nel Pastrengo
Il difensore Gianpaolo Brentegani milita nel Pastrengo
Il difensore Gianpaolo Brentegani milita nel Pastrengo

La passione oltre l’ostacolo. È il mantra al quale si è affidato negli ultimi tre anni Gianpaolo Brentegani, il difensore del Pastrengo, non appena appresa la diagnosi della malattia che lo affliggeva.

Una patologia autoimmune e responso da far crollare ogni certezza in un giocatore, allora ventottenne, i cui sintomi si erano manifestati con rigonfiamenti ad entrambe le ginocchia, scambiati inizialmente per cedimenti delle cartilagini. Un periodo nero che, finalmente, è riuscito a mettersi alle spalle.

«Ho cominciato a giocare a calcio all’età di cinque anni come tanti bimbetti», si racconta Brentegani, «senza mai accorgermi di particolari difficoltà. Avevo dedicato, prima di quella... sentenza, nove anni alla formazione del Pastrengo con rendimento di piena normalità. In quel 2018, però», chiarisce lui, «qualche cosa era cambiato. Dolori alle ginocchia e, poi, alle mani avevano preso il sopravvento. Impossibile era andare avanti e proseguire con il calcio attivo anche se non avevo ancora avuto una risposta chiara ai miei problemi. Devo dire, comunque, che, pur rallentando l’impegno non mi sono mai completamente fermato».

Insomma, «ho continuato con una parziale preparazione fisica attraverso dieta ed allenamenti e mi sono sottoposto ovviamente all’assunzione di farmaci adeguati contro la malattia. Un periodo nel quale ho dovuto a volte soffrire. Sono rimasto sempre e comunque vicino alla squadra. Sono stato aiutato, nella mia ripresa, dall’osteopata Lorenzo Stizzoli, da mia moglie Alessandra, oltre che dai genitori e dai medici: tutti attenti al mio possibile recupero. Recupero, che ora è avvenuto e che mi permette di sentirmi nuovamente utile alla mia formazione» continua Brentegani.

«Lo dimostra il fatto che in questa stagione ho già partecipato a dieci incontri delle quindici partite in programma tra campionato e coppa». Merito del padre allenatore, qualcuno potrebbe dire. «Assicuro che non è così perché giustamente mio padre guarda in faccia la realtà e rispetta l’interesse del Pastrengo. Se un giocatore non è in forma non va in campo. E questo mi conforta perché significa che mi ritiene anche da un punto di vista fisico e tattico all’altezza degli altri», spiega Brentegani. Insomma, «è un regalo», conclude il difensore del Pastrengo, «che a trentadue anni mi sono concesso e che dimostra tutta la voglia di superare la malattia e di realizzarmi in uno sport che non cessa di conquistarmi».•.

Flavio Pasetto

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