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VOLLEY SUPERLEGA

«Devo soffrire ancora, ma Verona diventerà uno squadrone»

Rado Stoytchev, l'allenatore di WithU Verona, tra passato, presente e futuro
Radostin Stoytchev durante un time out
Radostin Stoytchev durante un time out
Radostin Stoytchev durante un time out
Radostin Stoytchev durante un time out

Una regular season da protagonisti, con un finale di stagione esaltante con un ottimo quinto posto. Dei play off scudetto pieni di emozioni, a un passo da un traguardo storico nella serie contro Civitanova. WithU ha chiuso la stagione tra gli applausi, calando solo nei play off Challenge, dove ha pagato l’infortunio al regista Luca Spirito. Rado Stoytchev, l’allenatore, fa tesoro di quanto fatto quest’anno determinato ad alzare l’asticella per la prossima stagione. Dal mercato dovranno arrivare quei rinforzi che serviranno alla sua squadra per fare un ulteriore passo in avanti.

Soddisfatto della stagione?

Sarei stato contento se avessimo vinto con Civitanova, ci è mancata la vittoria in gara quattro in casa, lì abbiamo avuto un’occasione reale di chiudere e andare alle final four. Allora sì che sarei stato molto contento.

Secondo te, dopo essere usciti dai play off scudetto, a quelli del quinto posto c’è stato un calo emotivo della squadra, i ragazzi erano stanchi? O ti è mancato qualche elemento da pescare dalla panchina?

Purtroppo, non avevamo una squadra attrezzata per affrontare la formula con così tante partite ravvicinate. In più abbiamo pagato anche qualche infortunio. Ricordo che in due partite si sono fatti male i palleggiatori: con Monza Spirito, che è caduto sul piede di Cortesia. E con Modena Raphael: per salvare un pallone ha sbattuto contro il tavolo segnapunti. È rimasto in campo solo perché non avevamo altre alternative visto che Spirito era infortunato. E senza palleggiatore non si può giocare.

Ma Raphael cosa si è fatto?

Si è bloccato con la schiena. Nelle condizioni in cui era dopo lo scontro la stragrande maggioranza delle persone normali non avrebbe potuto continuare a giocare. Ma lui con una puntura di antinfiammatorio è rientrato in campo. Non era in condizioni di giocare, di muoversi, di saltare a muro, non poteva battere al meglio. Ha dato tutto in questa partita. E io questo lo rispetto tantissimo. Per me questo conta molto più della vittoria. Questo ha di certo condizionato le nostre prestazioni, bisogna ricordare che quando Luca si è fatto male, con Monza, abbiamo dovuto anche tirare fuori Grozdanov per la regola dei tre italiani in campo. Queste situazioni hanno condizionato molto le ultime due partite.

Nell’insieme, però, una stagione positiva: quinto posto in regular season a un punto dalla Lube, bella serie ai quarti di Coppa Italia con Piacenza e ai quarti dei play off scudetto con Civitanova. I giocatori sono cresciuti molto, con Keita hai vinto la scommessa di schierarlo schiacciatore visto quanto è cresciuto in ricezione. Forse l’unico a calare è stato Sapozhkov.

Una stagione in cui tanti giocatori, nonostante la loro poca esperienza, hanno alzato il livello di gioco. Siamo arrivati a un punto dalla semifinale, vicinissimi a vincere un set, eravamo 24-20, che avrebbe potuto cambiare tutto. La squadra, nel complesso, è cresciuta. A parte il calo netto, nel finale, di Sapozhkov. E anche questo ci ha molto condizionato perché giocare una pallavolo di alto livello senza opposto è molto difficile. E non avevamo una panchina così lunga per poter alternare i giocatori. Dopo che abbiamo dovuto cedere Gordon Perrin, l’altro giocatore di esperienza nella rosa, a darci una mano è entrato Pietro (Bonisoli) che ha 18 anni, utilizzato in tutte le partite. Abbiamo pagato la mancanza di esperienza della panchina.

Sul calo di Sapozhkov ha influito il fatto che sapesse di andare a Modena?

Sì, sicuramente il suo trasferimento a stagione in corso l'ha condizionato. Lì, poi, non si può intervenire, è una questione mentale e morale, non più tecnica.

.Tante partite decise per pochi palloni e per un po’ di inesperienza nei momenti clou.

Una battuta sul nastro contro Civitanova nel quarto set. Un appoggio sbagliato al di là della rete dopo che ci eravamo fermati per i quattro tocchi che non sono stati fischiati. Questa è mancanza di esperienza: d’altra parte in campo avevamo solo un giocatore che aveva già fatto i play off, Spirito. Dobbiamo lavorare meglio e lo faremo l’anno prossimo.

Campionato super competitivo, tante squadre racchiuse in pochi punti. Per fare il cambio di passo e crescere ancora cosa serve adesso?

Un campionato molo equilibrato. Perugia e Milano sono la rappresentazione perfetta di cosa è stata questa stagione. Chi ha vinto tutte le partite della regular season è uscita contro chi, per un pelo, restava pure fuori dai play off. Questo ribadisce quanto difficile è la Superlega e quanto un solo punto, una decisione dell’arbitro, un infortunio, un pallone, possano cambiare tutto. E sì, anche una scelta sbagliata dell’allenatore. Io, per esempio, nel quarto set di gara quattro con Civitanova ho cambiato Keita sul 24-20 perché aveva un dolore e volevo farlo trattare dal fisio. Volevo usare questo tempo per sistemarlo per la frazione successiva. Ma abbiamo perso il set. Anche a me servirà per capire che squadra ho, che giocatori ho, capire che cosa posso fare e quando.

Parlando di futuro la sensazione è che la squadra non cambierà tanto, sarà sufficiente cambiare solo qualche giocatore per fare un ulteriore step in avanti?

Preferisco lavorare con gli stessi giocatori così non bisogna ripartire da zero e rifare tutto daccapo. E non si perde tempo per conoscersi. Il vantaggio del prossimo anno è che giocatori come Keita, Mozic, Spirito, Mosca, Cortesia , Grozdanov li conosco già. E loro conoscono me. Il lavoro parte da un livello più alto e questo è importante. Certo che se riusciremo ad inserire due o tre elementi dove ci servono per aumentare l’efficienza del nostro lavoro e del nostro gioco questo cambierà tanto. Ed è quello che stiamo cercando di fare. Ci serve un giocatore un po’ più esperto, del campionato italiano, che sappia gestire alcune situazioni come quella per esempio del 24-20 contro la Lube. Altri due giocatori con tanto spirito battagliero per poter dare energia alla squadra quando serve, perché io la voglio ancora più forte. Voglio una squadra che si rifiuta di perdere, questo il mio obiettivo. A breve avremo risposte dal mercato. Quindi vogliamo inserire almeno un giocatore esperto e altri due o tre con caratteristiche giuste per il nostro gruppo.

Per dare equilibrio alla squadra, ti servirà un giocatore solido in ricezione?

Me ne servono due, anzi tre. Con caratteristiche diverse. E insieme a loro fare crescere il gruppo.

Quali caratteristiche devono avere questi giocatori?

La ricezione, la battuta e lo spirito combattivo. Ricezione più solida, battuta più forte e una squadra che non si arrende mai.

Il prossimo anno giocherai con Keita opposto?

Questo è ancora da vedere, vediamo gli acquisti che riusciremo a fare. Keita comunque ci dà il vantaggio che potremo utilizzarlo sia da schiacciatore sia da opposto. Come d’altra parte abbiamo già fatto quest’anno.

Mozic e Keita sono destinati a diventare top player. Ma anche Grozdanov non scherza…

Mozic e Keita hanno un talento eccezionale. Per il futuro saranno sempre più forti e auguro loro salute e continuità e avere la pazienza per diventare quello che sono destinati a diventare. Grozdanov è già un giocatore di alto livello, è cresciuto tantissimo grazie alla sua intelligenza e al suo lavoro. Un giocatore che a breve diventerà uno dei migliori centrali in Italia. Ma mi aspetto tanto anche dagli altri giocatori, ovviamente.

 Sul fronte main sponsor, ci sono novità?

I nostri giocatori si meritano tanto e la città ha visto quanto i nostri ragazzi hanno dato in questa stagione. E sono convinto e fiducioso che qualcuno ci verrà incontro. Ma queste sono domande che vanno fatte alla società, al presidente. Siamo riconoscenti ai nostri partner, che sono sempre di più e sempre con noi, sempre più parte integrante della società: siamo amici, tutti parte della stessa famiglia. E insieme sono sicuro faremo tanta strada.

A Modena le lacrime di Raphael, un momento molto emozionante per l’ultima partita del capitano. Un giocatore con il quale hai condiviso tante esperienze.

Mi emoziono raramente. Quando Rapahel è venuto ad abbracciarmi sapendo che quella sarebbe stata l’ultima partita mi sono commosso. Abbiamo avuto una storia molto lunga insieme e per me lui non è soltanto un giocatore. Apprezzerò sempre che sia venuto qui ad aiutarmi, quando era difficile, quando non c’erano sicurezze. Non c’era ancora nulla, la società era pezzi e lui è venuto dopo una telefonata di cinque minuti con un contratto in bianco, senza soldi. Solo per aiutarmi. Io questo me lo ricorderò per tutta la vita.E il fatto che sia rimasto in campo a Modena nonostante stesse malissimo, sì, mi ha ulteriormente emozionato. Un esempio per tutti gli atleti, per tutti i giocatori. Chi lo ha capito, lo ha visto e lo ha sentito è il benvenuto. Chi non ha sentito nulla non fa per noi.

Grande pubblico al Forum, tanti tifosi, tanto trasporto. Un palazzetto coinvolto e pieno.

Merito dei giocatori che hanno appassionato il pubblico, che se ne è accorto e ci ha supportato. La gente ora ci ama e ci segue.

Per crescere, per l’alto livello, una squadra, una società, ha bisogno anche di strutture adeguate. Al palazzetto mancano una sala pesi e anche una sala di fisioterapia adeguate.

Mi auguro che il Comune ci venga incontro. Per noi questa è una necessità, non è un capriccio. Abbiamo bisogno di uno spazio dove lavorare in modo funzionale. Già un anno fa abbiamo avanzato una richiesta e mi auguro che le istituzioni la accolgano. Ma non solo per noi, ma anche per il basket e per tutte le società che utilizzano la struttura. Non chiediamo un investimento, solo l’autorizzazione di poter utilizzare alcuni locali abbandonati da anni e convertirli in qualcosa di buono per le società che giocano qui.

Valzer di panchine tra le big, l’allenatore paga sempre per tutti.

A me piacciono i progetti con una certa logica e con determinati obiettivi. E con controlli ogni tre mesi per verificare il lavoro fatto. Per me è sbagliato giudicare un allenatore o un atleta dopo il risultato di una partita. Perché influiscono tanti fattori. Il livello va giudicato sul lungo periodo. Non condivido che tante società abbiano considerato fallimentare la stagione e abbiano esonerato gli allenatori. Alla fine solo uno vince. E vedremo chi sarà. Ma questo non significa che gli altri non sono bravi. I progetti corti sminuiscono il lavoro degli allenatori. Che così finiscono per prendere decisioni che fanno comodo agli atleti o alle società. E questo è l’inizio della fine. Io cercavo un posto diverso e l’ho trovato a Verona. Qui per me c’è l’ambiente ideale. E lavoro con le persone giuste. Che è fondamentale.

Non ti manca uno squadrone per vincere?

Ma io lo avrò. A breve lo avrò. Devo soffrire ancora e non mollare.

Non hai sofferto abbastanza?

Devo soffrire ancora, ma sono convinto che succederà. E io mi farò trovare pronto. 

Marzio Perbellini

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