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l’ex attaccante della diga

Marchesetti: «Due gol al... record? La Terza è dura. Nel mio Chievo era tutto più facile»

di Alessandro De Pietro
L'ex attaccante del Chievo vicino a far centro in tutte le categorie
Rimpianti: c’era già l’accordo per lavorare nel vivaio gialloblù, «poi il club non c’era più...»
Rimpianti: c’era già l’accordo per lavorare nel vivaio gialloblù, «poi il club non c’era più...»
Rimpianti: c’era già l’accordo per lavorare nel vivaio gialloblù, «poi il club non c’era più...»
Rimpianti: c’era già l’accordo per lavorare nel vivaio gialloblù, «poi il club non c’era più...»

Due gol ancora, poi Mattia Marchesetti avrà coronato il suo sogno di aver segnato in ogni categoria del calcio. Gli mancano Terza e Seconda categoria.

Una delle tante scoperte del Chievo, a Veronello dal 2004 al 2007 con venti presenze ed arrivato oggi a tagliare il traguardo dei quarant’anni. Attualmente Marchesetti gioca nel Calcio Crema, ultimo a zero punti nel girone A di Terza categoria, squadra a due passi dalla sua Ripalta Cremasca.

«Non smetto finché non ci riuscirò ma è molto più dura far gol adesso che in A», rileva sorridendo l’ex attaccante della Diga. «Di palloni giusti non ne arrivano, non ho certo vicino Amauri, Zanchetta e Baronio com’era al Chievo», aggiunge lui, maestro della tecnica al Crema in D col sogno di entrare prima o poi in un settore giovanile professionistico.

Marchesetti, ricorda di quel gol al Parma col Chievo? Era il 17 aprile del 2005…

Ricordo benissimo anche perché lo feci giusto a Sebastian Frey, uno dei miei grandi idoli per chi come me ha sempre tifato Inter. Merito di uno stupendo assist di Zanchetta con un lunghissimo lancio.

Anche quelli di Baronio non erano male…

Devastante lui. Destro e sinistro per lui non faceva differenza. L’ho rivisto ad ottobre prima di Cremonese-Sampdoria, sono andato a salutarlo nell’hotel dov’era in ritiro la Doria.

Il primo ovviamente con la Cremonese…

In C2, a diciotto anni, in un derby col Pavia. Quando abbiamo vinto il campionato e siamo saliti in C1. Quando poi mi chiamò il Chievo.

Con quali ex compagni è rimasto in contatto?

Con Tiribocchi, altro giocatore fortissimo di quel Chievo. Ci sentiamo ogni tanto. Lui è alle giovanili del Monza. Sento anche Pellissier, quando la Clivense verrà a Crema andrò certamente a salutarlo.

Pellissier non se la passa benissimo con la Clivense…

Certamente s’aspettava un campionato diverso ma la Serie D non è affatto facile. Il favoritissimo Piacenza non è primo, così come il Desenzano che pur ha preso Paloschi. È dura per tutti.

Il primo pensiero quando il Chievo è fallito?

Di grande tristezza, come credo per tutti quelli che sono passati anche una sola volta da Veronello e vissuto quella società. Dovevo andarci al Chievo, al settore giovanile. Avevo già parlato con Fabio Moro e Andrea Catellani. Era tutto fatto, poi l’anno dopo il Chievo non c’era più.

Quanta nostalgia?

Ho pranzato al Bottagisio e rivisto i campi. Tutt’altra storia rispetto ai miei tempi. Bellissimo.

Chi vorrebbe a fianco per segnare quei due gol?

Forse Baronio, gli basterebbe uno solo dei suoi lanci per mandarmi in porta. Quella nostra squadra trasferita nella Serie A di oggi si qualificherebbe per la Champions League. Non sarebbe certo inferiore ad esempio al Bologna di oggi. Assolutamente. Quell’anno ci salvammo con D’Angelo dopo il campionato fatto con Beretta, ma di giocatori bravi ce n’erano in abbondanza.

Per esempio?

Semioli, giusto per dirne uno, era nel giro della Nazionale. E poi Amauri, Tiribocchi, Federico Cossato. Uno più bravo dell’altro, altro che. Adesso giocherebbero tutti nel Milan.

Il momento indimenticabile col Chievo?

L’arrivo in ritiro. Mi trovai seduto di fronte a Luca Marchegiani, uno che nel 1994, quando avevo undici anni, avevo visto in televisione ai Mondiali degli Stati Uniti. E al sabato mattina io, signor nessuno, lì a tirargli i rigori. Per me era come essere ad una finale di Champions League. Grande portiere Marchegiani ma, soprattutto, una persona d’oro.

Lei fu una delle grandi scoperte di Giovanni Sartori…

Per questo lo ringrazierò in eterno per avermi preso in C2 e portato in Serie A quando non ero nessuno.

L’ha più incrociato?

Sì, l’ho rivisto prima di un Cremonese-Roma. Stava arrivando con la macchina quando mi ha riconosciuto per strada. Un grandissimo, basti vedere quel che ha fatto all’Atalanta ed il suo lavoro ora al Bologna. Per me, dopo Marotta, nel suo mestiere è il numero uno.

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