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l'intervista

Rocca, il golfista italiano dei record: «Provate il golf, non è uno sport da vecchi: sorprende i giovani, ma bisogna assaggiarlo»

Il primo ad aver giocato per l'Europa nella Ryder Cup del 1993 e l'atleta che nel 1997 ha battuto nel singolo Tiger Woods si racconta tra passato, presente e futuro
Costantino Rocca
Costantino Rocca
Costantino Rocca
Costantino Rocca

Costantino Rocca è il golfista italiano dei record. È il primo ad aver giocato per l'Europa nella Ryder Cup del 1993, a cui sono seguite le edizioni del 1995, quando ha messo a segno un memorabile hole in one (buca centrata in un colpo), e del 1997, quando ha battuto nel singolo Tiger Woods, in Spagna: l'unico italiano a esserci riuscito. Il campione azzurro, 66 anni, vanta anche cinque vittorie nell'European Tour, tra il 1993 e il 1999, tra le quali spicca il trionfo nel Volvo Pga Championship del 1996. Storico anche il suo secondo posto al British Open del 1995, in cui fu sconfitto solo al play-off dallo statunitense John Daly sull'Old Course di St. Andrews, uno dei templi del golf mondiale.

Rocca, è vero che ha iniziato a giocare a golf tardissimo?

A 7 anni facevo il caddie all'Albenza di Bergamo. Ripresi a farlo a 12 anni, ma ho debuttato nella prima, vera competizione a circa 25 anni. Io volevo insegnare, a convincermi a gareggiare fu un golfista australiano che vide in me ciò che nemmeno immaginavo. Le esperienze all'estero mi hanno fatto crescere, il confronto con i più grandi giocatori ha fatto scaturire in me la fame del campione.

La Ryder Cup dal 29 settembre al 1 ottobre sarà in Italia...

Sarà il momento di lustro più importante per il golf nel nostro Paese. L'occasione di dare un vero slancio a questo sport che merita più attenzione e partecipazione e a tutto il movimento. Anche la politica non deve perdersi questa occasione: non è un caso se la Ryder è la terza competizione più seguita al mondo. Spero che il golf diventi finalmente uno sport nazionale e un traino per il turismo.

Cosa bisognerebbe fare affinché ciò avvenga?

Servono campi pubblici, legati anche agli oratori e alle scuole. Si potrebbe iniziare con la riqualificazione dei terreni per aumentare il numero di circuiti golfistici sul territorio nazionale. Un campo da golf è una riserva naturale sul piano ambientale, ne vorrei vedere tanti come in Spagna, dove ogni 100 chilometri se ne trovano anche 130. Bisognerebbe anche agevolare chi vuole avvicinarsi a questo mondo, il golf deve essere sempre più alla portata di tutti.

Si pensa che il golf sia uno sport da vecchi...

L'equivoco è che il golf si può giocare anche da vecchi. Questo aspetto è una risorsa, non un limite: questo dovrebbe essere chiaro.

Qual è la ricetta per diventare un campione?

Al netto del talento, servono una disciplina ferrea e tanto sacrificio anche nella vita privata. Non bisogna mai pensare di essere arrivati e nemmeno bisogna accontentarsi degli obiettivi raggiunti. L'umiltà è necessaria per crescere, il desiderio di imparare deve essere qualcosa di irrinunciabile e costante.

Cosa le è rimasto impresso della sfida con una leggenda assoluta come Tiger Woods?

Ero avvantaggiato perché giocavo per primo e quindi non ero condizionato dal suo gioco, sentivo meno la pressione. Lui tirava più forte ma io ho puntato sulla precisione. Mi aiutò molto anche il sostegno del pubblico: eravamo in Europa, quindi era più per me. Sentivo tutta la forza che mi trasmettevano le tantissime persone che a modo loro volevano aiutarmi e mi sono galvanizzato. È stata un'esperienza incredibile, l'emozione la sento oggi come allora. Sono momenti che porterò con me per sempre.

Del panorama golfistico italiano cosa ne pensa?

Gli italiani sono portati naturalmente per il golf. Nonostante sia uno sport praticato da poche persone rispetto agli altri Paesi, abbiamo molte eccellenze a livello nazionale. Allargare la base farebbe la differenza.

Al suo livello davvero si gioca solo contro il campo?

La sfida col campo c'è e per ogni percorso essendo diverso cambia l'obiettivo. Si compete anche con se stessi, ma quando si affrontano i migliori campioni al mondo, non manca la voglia di misurarsi sul piano atletico individuale. Tecnicamente si è tutti bravi, la differenza la fa la freddezza.

Un messaggio per i giovani?

Se avete un campo vicino a casa, provate. Il golf sorprende ma bisogna assaggiarlo, è lo sport più bello del mondo. Sottolineo la grande fortuna che ho nel vivere il golf portando nel cuore tutti i compagni, compreso chi purtroppo non c'è più.

Silvia Avigo

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