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Venezia, il film festival inizia con La Verité

Alessandra Mastronardi, madrina del Festival di Venezia
Alessandra Mastronardi, madrina del Festival di Venezia
Alessandra Mastronardi, madrina del Festival di Venezia
Alessandra Mastronardi, madrina del Festival di Venezia

Le donne al centro con tanto di questione gender sullo sfondo, la sicurezza allertata come l’anno scorso, una presenza politica sfumata per la crisi di governo (assente ovviamente il capo dello Stato Mattarella restano attesi due ministri, quello del Mibac, Alberto Bonisoli, e quello economico Giovanni Tria, e il sottosegretario Lucia Borgonzoni): è la 76ª edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, madrina Alessandra Mastronardi, che parte oggi con LA VERITÈ di Kore-eda Hirokazu che racconta dell’incontro-scontro tra Fabienne (Chaterine Deneuve) e la figlia Lumir (Juliette Binoche) tornata a Parigi da New York con marito e figlia.

 

Intanto le donne chiave di questa edizione: ovvero la raffinata regista argentina Lucrecia Martel (Zama, La mujer sin cabeza) che presiede la Giuria Internazionale del Concorso e poi le due uniche registe in concorso. Ovvero Haifaa Al-Mansour, la prima regista donna dell’Arabia Saudita che porta in concorso THE PERFECT CANDIDATE con un tema forte, appunto quello dell’integrazione femminile nel suo paese, e l’australiana Shannon Murphy con BABYTEETH storia d’amore e malattia. E va detto che, con coraggio, il direttore artistico Alberto Barbera ha difeso la scelta di aver collocato in concorso solo due donne su 21 registi in gara (una cosa in rilievo e con critiche sulla stampa specializzata, da Hollywood Reporter a Variety e oggetto anche di una lettera aperta dai movimenti femminili dell’audiovisivo) e lo ha fatto con il solo criterio del rapporto qualità-quantità.

 

«Ho ricevuto per tutte le sezioni del festival ben 1.870 opere - ha detto Barbera proprio in una intervista a Variety - e le registe erano meno del 24% per cento, quota che gli è stata invece attribuita». Qualcosa poi sta cambiando, ha sottolineato Barbera, perché questa percentuale di opere dirette da donne sta cambiando, di anno in anno, nelle nuove generazioni. «Basti pensare che nei film virtuali le registe sono oggi a quota 68%». La questione gender insomma non è pregiudiziale, almeno così sostiene il direttore, ma oggettiva rispetto alle proposte arrivate alla Mostra ma, secondo i dati in progressivo aumento e dunque destinata ad un’inversione di tendenza.

 

L’area del Palazzo del cinema e del Casinò è una zona rossa con i varchi di sicurezza per chi passa sia a piedi che in bici, i cosiddetti passaggi a filtro e notevole è lo schieramento visibile delle forze dell’ordine, sub ed artificieri compresi. La serata di apertura da qualche anno risente di fatti extra cinema: nel 2016 fu in sordina la cerimonia e annullata la cena per il sisma nel Centro Italia e lo scorso anno la recente tragedia del ponte Morandi costrinse opportunamente ad una minore visibilità, a sorpresa arrivò poi alla cena il vicepremier Matteo Salvini, trascinato dall’allora partner Elisa Isoardi. Quest’anno la passerella dei politici sembra improbabile, per quanto risultano attesi al protocollo i ministri del governo in crisi: Alberto Bonisoli dei Beni Culturali e dell’Economia Giovanni Tria. Sicuri invece il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il Sindaco di Venezia e Vicepresidente della Biennale Luigi Brugnaro. Dopo la cerimonia e il film di apertura La Vèritè la cena inaugurale sulla spiaggia con champagne Mot & Chandon e Campari.

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