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Lo spettacolo

Brignano fa ridere l'Arena e commuovere Flora: le chiede la mano durante lo show

Brignano chiede la mano di Flora (Foto ENNEVI per fb e instagram ARENA LIVE SOCIAL)
Brignano chiede la mano di Flora (Foto ENNEVI per fb e instagram ARENA LIVE SOCIAL)
Brignano chiede la mano di Flora (Foto ENNEVI per fb e instagram ARENA LIVE SOCIAL)
Brignano chiede la mano di Flora (Foto ENNEVI per fb e instagram ARENA LIVE SOCIAL)

Il colpo di scena arriva verso la fine, quando Enrico Brignano scende dal palco, si avvicina alla prima fila. In sottofondo «A te», di Jovanotti. Enrico va dalla compagna Flora Canto, che l’ha reso padre per la seconda volta da pochi mesi: «Vuoi sposarmi?». Il labiale di lei dice: «Sei matto!», e giù applausi.

 

 

 

Enrico Brigano in Arena ha divertito e commosso. Un’ora, anzi quasi un’ora e mezza a voler essere precisi per non restare troppo ancorati al titolo dello spettacolo, in cui l’attore e cabarettista - le qualifiche si sprecano - impugna un’arma invisibile. Tanto pungente quanto efficace, ma che non può fare male: l’ironia. La dispensa sapientemente. «Un’ora sola vi vorrei», questo il nome dello spettacolo, è davvero la richiesta di un comico che rivuole indietro il suo pubblico dopo che l’ha visto allontanarsi, improvvisamente, per combattere un nemico invisibile. Frase ormai abusata, sì, ma che dipinge il quadro che Brignano ieri sera ha disegnato a Verona. Entra prima il corpo di ballo e lui si presenta cantante.

«Come state? Mi viene spontaneo chiedervi, come fece Enzo Tortora, dove eravamo rimasti?», domanda alla «sua» Arena per rompere il ghiaccio. L’attore nato a Dragona, frazione di Roma e due passi da Ostia e Fiumicino, cinquantacinque anni fa, prende di mira gli argomenti più caldi del momento. E pure quelli di qualche mese fa come i canti sui balconi, le parrucchiere chiuse, lo smartworking, le autocertificazioni e i posti di blocco. Con quell’accento e cadenza inconfondibili che fanno simpatia subito, è sulla pandemia che picchia più forte. E anche qui è l’ironia il grimaldello per poter forzare una serratura rimasta forzatamente chiusa per mesi. L’inizio sul palco, in completo nero elegante e scarpe bianche, è così: «Abbiamo provato degli arresti domiciliari e non sapete quanto mi siete mancati». Alza il ritmo.

 

Lo spettacolo Enrico Brignano mattatore in Arena, fa sorridere e riflettere con ironia. Canta, balla e travolge di risate  FOTO BRENZONI
Lo spettacolo Enrico Brignano mattatore in Arena, fa sorridere e riflettere con ironia. Canta, balla e travolge di risate FOTO BRENZONI

 

È capace di tenere il palcoscenico completamente spoglio, riempire ogni spazio pur stando da solo sotto i riflettori. Brignano dialoga con il pubblico, non vede i sorrisi nascosti, messi in gabbia dalle mascherine, ma li sente. La questione varianti non può mancare: «C’è quella Indiana che colpisce in coda. La Mu che è la più morbida. Lambda che c’è stationwagon e ora fanno anche l’ibrida. E poi l’inglese, che colpisce verso le cinque». Prende di mira il tempo che stiamo vivendo: «Siamo tutti virologi. Ci sono di quelle tavolate in famiglia dove si litiga tantissimo. Io, pensate, ho una nonna virologa e batteriologa». E poi i vaccini: «I no-vax non sono dei belligeranti che arrivano da Oltralpe. Magari ce n’è qualcuno anche qui, nascosto. Ma non vengono dal nulla. Il no-vax prima era no-tav e prima ancora no-tax. Insomma, quelli che mettono il No a prescindere. S’informano su Wikipedia leggono libri che hanno letto gli altri», va dritto senza sconti. «Un medico no-vax, però, è paradossale. Ci può stare, ma levati il camice», e l’anfiteatro applaude. Fa un viaggio nel tempo, torna indietro con la memoria, racconta episodi piccoli e grandi della sua vita e chiude il cerchio.

L’Arena gli risponde con il battito di mani più forte che può. E ride sotto le mascherine. Tanto.•.

Nicolò Vincenzi

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