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Ieri sera al castello di Villafranca

Tra il West di De André e gli Eagles
Il suono folk rock di Neri Marcorè

Neri Marcorè e la sua band a Villafranca (Brenzoni)
Neri Marcorè e la sua band a Villafranca (Brenzoni)
Neri Marcorè al castello di Villafranca (video Brusati)

Quando verranno a chiedervi del concerto di Neri Marcorè al castello di Villafranca (QUI L'INTERVISTA), a quella gente che pensa sia stato uno spettacolo di imitazioni e parodie, spiegate che il comico e attore marchigiano non ha concesso che qualche piccolo bagliore di una classe di «comedian».

 

Con la sua band, infatti, si è presentato come un cantautore vero e proprio, ma con le canzoni degli altri. La sua direttrice va dalla Genova e dal West di Fabrizio de André del «disco dell’indiano» («Fiume Sand Creek») alla West Coast degli Eagles, anche se il cantato di «Take it easy» è un po’ rallentato rispetto all’originale, molto esplosivo – evidentemente Marcorè non usa lo stesso «carburante» del gruppo californiano.

 

Neri non a caso è influenzato dal suono folk rock: è lo stesso che ritroviamo nei dischi di Francesco De Gregori, Daniele Silvestri e Ivano Fossati, gli altri punti cardinali del suo viaggio intorno alla musica italiana. Con qualche deviazione molto vicina al divertimento personale. Come nel caso di «Call me» dei Blondie riletta in versione country: band come Alabama 3, Pink Martini ma anche Shivaree facevano cose del genere. E soprattutto con «¿Y tú qué has hecho?», dal primo disco dei «vecchietti» del Buena Vista Social Club. Crediamo servano 40 anni di regime di Fidel Castro per suonare in maniera nostalgica e gioiosa un brano del genere.

 

A fianco dell'artista di Porto Sant'Elpidio, una band davvero ottima, specie nella sezione ritmica: Domenico Mariorenzi, Stefano Cabrera, Fabrizio Guarino e Simone Talone. Del Marcorè imitatore-comico, solo un paio di frasi abbaglianti, compresa una micro-imitazione di Edoardo Bennato e un versione «alla Covid-19» di «Ho messo via» di Ligabue. Eppure niente ci toglie dalla mente che Neri, con una band del genere e uno show tra parodie, imitazioni e canzoni rilette in maniera seria, potrebbe mandare esauriti i palasport e le arene, compreso il nostro anfiteatro. 

 

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Giulio Brusati

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