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In scena il 29 aprile

Tributo della CMT a Pia Sheridan nel giorno del suo compleanno. «Col musical ci ha insegnato la vita»

di Michela Pezzani
Intervista ad Ada Benetti, socia e amica dell'insegnante e coreografa prematuramente scomparsa
Pia Sheridan in teatro
Pia Sheridan in teatro
Pia Sheridan in teatro
Pia Sheridan in teatro

A soli 64 anni una malattia inesorabile l’ha portata via ma continua a vivere nelle persone che l’hanno amata e lei ha amato e cresciuto. I suoi allievi e allieve della compagnia veronese di musical CMT ricordano Pia Sheridan attraverso la portavoce del gruppo Ada Benetti, allieva e socia della indimenticabile artista inglese recentemente scomparsa e che ha vissuto per oltre trent’anni a Verona.

Figlia d’arte ha espresso la sua amata disciplina nella Company Musical Theatre che porta avanti la sua missione e il 29 aprile sarà in scena al Teatro Nuovo di San Michele alle ore 20,30 con un tributo alla memoria nel giorno del compleanno della mentore.

 

Chi era Pia Sheridan?

Una donna speciale. Una sognatrice. Il suo carattere e metodo di insegnamento forse potevano sembrare severi ma aveva un cuore grande. Ha scoperto e quindi tirato fuori da noi allieve e allievi il talento. Era autorevole, seria, di poche parole, e con quella freddezza, fra virgolette, tipicamente inglese, che apparentemente poteva sembrare durezza ed invece è altro e racchiude tenerezza. Nel mio caso ricordo che a me personalmente e a mia mamma aveva spiegato i benefici della danza classica per chi ha i piedi piatti, visto che era una mia problematica, mostrandoci i suoi di piedi e come erano diventati grazie alla danza. Gli allievi storici raccontano spesso che hanno visto un cambiamento di Pia nell’approccio durante i vari anni di corso. Inizialmente si presentava in modo molto più rigido, poi via via si è aperta di più. Amava il bello, le persone, gli animali, la Natura.

 

Quando ha iniziato a danzare e perché si é dedicata al musical?

Pia è figlia d’arte. Sua madre calcava i palcoscenici inglesi e lei ha studiato danza fin da bambina, a Londra. L’approccio al musical era naturale, nel senso che i bambini crescevano con i musical ed era anche relativamente semplice apparire in qualche show del West End, Dato che il genere le piaceva tanto ha perciò partecipato a diverse audizioni in cui veniva apprezzata per le sue capacità ed ha ottenuto spesso delle parti. È cresciuta con i musical, poi quando ha terminato le scuole superiori è stata ammessa alla Royal Academy of Dancing dove ha conseguito il diploma di insegnante.

 

Quando Pia è arrivata in Italia e poi a Verona?

Nel 1990 a Milano dove ha lavorato come assistente alla produzione per Luis Falco. Ha incontrato là Luciana Novaro che l’ha portata a Verona per insegnare nella sua prestigiosa scuola. La Novaro voleva inserire un’insegnante inglese per dare un valore aggiunto alla sua scuola di danza differenziandosi dalle altre, e ovviamente Pia aveva i numeri.

 

Sheridan è un cognome d’arte vero?

Si. All’anagrafe si chiamava Montanaro, perciò era difficile presentarla come inglese. Da lì è nato lo pseudonimo Sheridan, preso da una bisnonna, perché anche la mamma di Pia era di origine italiana, la signora Gloria Marchese. Nel 1996 Pia decise poi di aprire la propria scuola insieme a Silvia Pezzini.

 

Quale per Pia il valore e significato interiore della danza e del musical?

Pia diceva sempre che il musical era parte di lei e della sua infanzia e adolescenza. Che non è solo danza, solo canto o solo recitazione, ma un tutto. Grazie a questo riusciva ad esprimere ciò che aveva dentro. Inoltre ha sempre detto che lei faceva solo ciò che sapeva fare, così lo faceva bene.

 

Aveva fra tutti un musical preferito?

«Les miserables». Dal romanzo di Victor Hugo. Tanto che è stata la sua ultima regia per la CMT. Le piacevano le musiche, i testi, il significato che vuole trasmettere legato alla battaglia per un proprio ideale. Credo sia stato il capolavoro di Pia, un’emozione travolgente che lei si è guardata in diretta tramite webcam perché era già partita per l’Australia prima del debutto. Continuava da lontano a seguirci e a darci indicazioni. Le mandavamo le foto dei costumi e delle scenografie e lei ci dava le correzioni. È Il suo testamento che porteremo sempre con noi, proprio quello di sognare in grande e di lottare per realizzarlo, come ha fatto lei. Pia ci ha dimostrato e insegnato a non mollare, che i risultati si ottengono con l’impegno e il rigore. All’interno della sala prove ci teneva alla disciplina e all’educazione. Era attenta ai risultati scolastici di tutti noi, e se non si andava bene a scuola perdevamo la parte nello spettacolo. A inizio anno scolastico premiava chi aveva avuto delle belle pagelle l’anno precedente.

 

Perché si è trasferita?

Una scelta di vita. A 500 km a nord di Sydney, a Coffs Harbour. Era andata a trovare la sorella e si era innamorata della natura, dei paesaggi, delle passeggiate a cavallo sulle rive dell’oceano. Inoltre sua sorella ha una brillante scuola di danza e le aveva offerto di aprire il corso di musical che là era ancora sconosciuto. Quindi, dopo averlo portato a Verona, ha fatto lo stesso a Coffs. Quando è tornata dalla vacanza in Australia le brillavano gli occhi. Io personalmente ho capito che frullava qualcosa nella sua testa e mi ha detto “faccio domanda del visto, voglio trasferirmi la”. Ha iniziato a dirlo a tutti proprio per mettere in moto “la macchina dei sogni” così da farlo avverare. Ci sono voluti due anni. I nostri cuori sapevano che ce l’avrebbe fatta, la Sheridan non si arrendeva mai, e il primo marzo 2018, esattamente un anno dopo la morte della mamma, mi ha mandato un messaggio alla mattina con scritto “Benetti ho il visto”. Stavo guidando e nevicava, ho dovuto accostare e farmi un bel pianto.

 

A chi ha passato il testimone?

Aveva trovato una ragazza che insegnava teatro ma che conosceva il musical e ha preso in mano tutto, ma con l’arrivo del Covid non ha continuato. Successivamente abbiamo trovato Fabio Slemer, ma da quest’anno è passato tutto in mano a Maria Benali e Cristian Saudino.

 

Come avevate salutato Pia?

Abbiamo organizzato una cena alla quale hanno partecipato praticamente tutti, anche le due prime allieve a Verona, compresi i genitori. Perché Pia aveva saputo creare un gruppo anche con le famiglie che hanno sempre dato una mano, nei primi anni soprattutto: erano il nostro team di montaggio e smontaggio scenografie. È stata una serata ricca di emozioni, difficile descriverlo a parole. Con lei siamo cresciuti. Pia alzava l’asticella ogni anno e non di poco. Diceva ”si deve sempre crescere”. Tanto di cappello inoltre a Marco Benedetti, insegnante di recitazione e suo braccio destro alla regia che l’ha appoggiata e supportata sempre.

 

Le facevate sapere della vostra attività?

Ci ha sempre seguiti a distanza, ma senza interferire nelle scelte di chi stava seguendo la regia in quel momento. Lanciava degli input che poi potevano essere seguiti o meno. Questo perché conosceva bene tutti noi. Ci dava soprattutto consigli su come pubblicizzare, organizzare, chi chiamare per fare una cosa o l’altra.

 

Poi la malattia.

Ha inviato un messaggio ad un’amica, Giovanna, avvisando che aveva avuto un intervento d’urgenza ma che non riusciva ancora a sostenere una conversazione. Le chiedeva di avvisarmi di persona. Da lì sono iniziati i due anni di malattia tra alti e bassi. Lei sapeva della gravità. Ha predisposto tutto. Mi rende felice sapere che è riuscita a rivedere tutti i suoi allievi in un video che le abbiamo inviato pochi giorni prima che si spegnesse. Lei odiava gli addii e i messaggi di circostanza, quindi il nostro saluto lo abbiamo fatto come lei ci ha insegnato. È stata una lezione di danza, di canto, di teatro e qualche pezzo di musical, il tutto accompagnato dalle foto che raccontano la nostra storia. Proprio per la capacità organizzativa di Pia, lei aveva già deciso tutto. Quando Cristian ed io siamo andati a trovarla in Australia ci ha portato in una spiaggia, dove ci ha detto che era il suo posto preferito e che le sue ceneri dovranno essere cosparse là. Ha sempre odiato i funerali; riteneva che alla fine di un viaggio la persona vada celebrata come fosse uno spettacolo.

Quindi stiamo organizzando un tributo che racchiuda ciò che lei ci ha trasmesso e insegnato. Vogliamo portarlo in scena in occasione del suo compleanno il 29 aprile. Sarà al Teatro Nuovo di San Michele. Questo il nostro grazie, il modo migliore per celebrare la sua vita. Pia non faceva mai complimenti e non diceva mai “brava”, ma prima del debutto di ogni spettacolo dava “l’in bocca al lupo” con un gadget che richiamava lo spettacolo e un biglietto. Quel biglietto era atteso da tutti noi da tutto l’anno, perché era lì che ci diceva il suo apprezzamento. Aveva la capacità di farci sciogliere letteralmente. Tutti noi conserviamo gelosamente i suoi biglietti. Ho avuto l’enorme onore di averla prima come maestra, poi socia e grande amica.

 

Pia Sheridan (al centro) con Ada Benetti e Cristian Saudino
Pia Sheridan (al centro) con Ada Benetti e Cristian Saudino

 

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