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Tippi Hedren, l’icona bionda di Hitchcock

Tippi Hedren nel film capolavoro «Gli uccelli»
Tippi Hedren nel film capolavoro «Gli uccelli»
Tippi Hedren nel film capolavoro «Gli uccelli»
Tippi Hedren nel film capolavoro «Gli uccelli»

Nonostante sia stata l’ultima delle grandi bionde hitchcockiane, Tippi Hedren ne è divenuta l’emblema, perché, se coloro che l’hanno preceduta (Grace Kelly, Kim Novak, Eva Marie Saint e Janet Leigh) erano già note prima di guadagnarsi tale qualifica, lei era un’esordiente assoluta quando Alfred Hitchcock ne fece una star, plasmandola secondo i propri desideri. E anche oggi che ha novant’anni ed è madre e nonna di due attrici altrettanto famose (ossia Melanie Griffith e Dakota Johnson), il nome della Hedren resta indissolubilmente legato a quello del Maestro del Brivido, colui che (parole di Tippi), «mi creò e mi rese famosa, ma poi mi volle distruggere». Nata il 19 gennaio 1930 a New Ulm (Minnesota), Nathalie Kay Hedren muove i primi passi come modella, complice un dna che mescola i geni svedesi del padre con quelli tedeschi della madre. La sua algida eleganza cattura l’attenzione di Hitchcock, alla ricerca di una sostituta della propria musa prediletta, diventata Principessa di Monaco. Ignara di quello a cui sta andando incontro, «la ragazza» (così la chiama il regista) firma un contratto di 500 dollari a settimana e sceglie il nome d’arte, Tippi, ispirandosi al modo in cui la chiama il padre («tupsa», piccolina). Per rimediare alla sua totale inesperienza in ambito recitativo, Hitchcock allestisce una serie di costosissimi provini in cui l’aspirante attrice replica le scene più celebri di alcuni suoi film, con tanto di scenografie e costumi realizzati su misura. Quando decide che «la ragazza» è pronta, ne fa la protagonista di due titoli che procurano a Tippi un posto di diritto nella storia del cinema: il capolavoro «Gli uccelli» (1963) e «Marnie» (1964). Peccato che la lavorazione di entrambi sia un incubo, a causa delle molestie e delle prevaricazioni di Hitchcock. La Hedren lo respinge e lui si vendica isolandola, come racconta lei stessa: «Feci altri cinquanta film dopo «Marnie» e tanti episodi per serie tv. Ma non mi è mai più stato offerto un ruolo importante come quelli nei film di Hitchcock, i due film per cui mi aveva scelta e per cui mi aveva ossessivamente preparata prima di punirmi quando, ai suoi occhi, gli feci l’irreparabile torto di rifiutarlo. Forse mi aveva rovinato la carriera, ma era in mio potere impedirgli di rovinare la mia vita». Vita che, pur continuando a recitare, ha dedicato soprattutto alla causa animalista e ambientalista. •

Angela Bosetto

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