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SANREMO SEGRETO

Festival dei record, questi risultati strabilianti frutto del lavoro di chi «ci crede»

Amadeus al 72° Festival di Sanremo
Amadeus al 72° Festival di Sanremo
Amadeus al 72° Festival di Sanremo
Amadeus al 72° Festival di Sanremo

di Gianmarco Mazzi
da Sanremo

Anche per il 2022 siamo arrivati all’ultimo giorno, quello dei primi bilanci. Di anno in anno montare l’evento che per gli italiani è una specie di festa comandata si fa più impegnativo. Pensi sempre di non farcela o di farcela così così. Invece i risultati sono stati strabilianti, sinceramente inaspettati, roba da ere televisive molto lontane.

Con Amadeus, con Lucio, con Niccolò (ndr “i Presta”) già stiamo analizzando le ragioni di un successo di queste proporzioni. Lo facciamo per senso del dovere professionale e anche perché è sempre utile scambiarsi le riflessioni a caldo e fissarsele nella testa. Casomai nel futuro dovessimo ritornare.

Sanremo è una bestia strana, mesi e mesi a pensare, a cercare, ad immaginare, a costruire. Poi arrivano i fatidici cinque giorni con quella scansione emotiva che conosco ormai da più di quindici anni, sempre la stessa. Il martedì, giorno di debutto, hai addosso un carico di adrenalina che quasi non ti viene voglia di parlare, comunicano meglio i silenzi. Sei tutto concentrato nel fare bene.

La mattina successiva aspetti le dieci per conoscere il risultato di ascolto che equivale al voto agli esami. Conta se hai messo il “5” davanti, ossia se hai superato il 50% di share, praticamente ai limiti delle possibilità. Quello è il traguardo che ti mette al riparo da tutto e ti fa affrontare le conferenze stampa con il sorriso. Perché sai che non esiste domanda al mondo che ti potrà far male.

Se poi metti il “5” alla seconda serata (noi lo abbiamo addirittura messo doppio con più del 55% di share) e nelle successive, se addirittura arriva ad Amadeus la telefonata del Presidente Mattarella, a quel punto le giornate si fanno trionfali, accese anche dal boom su web e social. Tutto il mondo diventa all’improvviso affettuosissimo, con larghi sorrisi, pacche sulle spalle, foto ricordo e un festoso corredo di “ci vediamo prestissimo”, “dovete rimanere”, “non c'è nessuno come voi” etc. etc. Ma il segreto è non crederci troppo. Al prossimo giro, nel caso, si ripartirà sempre e comunque da Vicolo Corto. Arrivederci a tutti e grazie a L’Arena per avermi ospitato.

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