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Al Romano dall'1 al 3 settembre

Balasso: «Gli eroi di oggi? Le persone comuni. Omero scriverebbe la storia di un pensionato»

L’attore veneto nell’Iliade in scena da domani
Iliade Natalino Balasso (al centro) con gli altri attori e il regista Alberto Rizzi
Iliade Natalino Balasso (al centro) con gli altri attori e il regista Alberto Rizzi
Iliade Natalino Balasso (al centro) con gli altri attori e il regista Alberto Rizzi
Iliade Natalino Balasso (al centro) con gli altri attori e il regista Alberto Rizzi

L’Iliade al teatro Romano va in scena (anche) in cucina, fra tavoli, sedie e mestoli. È un espediente scenico, ma in fondo la guerra trasportata in una dimensione domestica ricorda le nostre quotidiane frequentazioni con la guerra in Ucraina, la tv sempre accesa nel tinello, e magari la guerra elettorale ormai permanente, i talk show a tutte le ore del giorno e gli opinionisti di turno che ruggiscono uno contro l’altro armati. Per non parlare della guerra alla pandemia, il vocabolario bellico introdotto per l’occasione. L’Iliade al teatro Romano è il poema omerico della guerra di Troia nella versione ridotta da Alessandro Baricco e messa in scena con la regia del veronese Alberto Rizzi. Fra gli interpreti, Natalino Balasso, il popolare attore comico veneto qui al servizio di una parte drammatica: è Agamennone, re di Argo e Micene, comandante dell’esercito acheo nel decennale assedio alla città dell’Asia Minore.

Balasso, la guerra di Troia messa in scena proprio ora può richiamare nello spettatore la guerra in Ucraina? L’Iliade è il racconto epico di gesta di eroi, di esseri umani speciali che avevano grande forza, portavano armi di ferro e di bronzo. Oggi le guerre sono tecnologiche, forse non c’è neanche più bisogno di coraggio. E noi le viviamo, ovviamente, come sono: una cosa infame e atroce. Fra l’altro l’Ucraina è drammaticamente vicina e presente, ma si combatte in Africa, in Asia. Non dimentichiamolo.

Almeno oggi c’è qualcuno che invoca la pace...
La pace ha tanti innamorati, ma la guerra ha tanti sponsor. Ecco, il denominatore comune fra la guerra di Troia e quelle dei nostro giorni è proprio questo: i soldi. Anche allora le motivazioni erano prevalentemente economiche, gli alleati di Agamennone sono rimasti dieci anni sotto le mura di Troia per la promessa del bottino.

Ma il motivo scatenante era un altro: il rapimento di Elena...
È una motivazione epica, non si fa una guerra per una donna. Anche in Ucraina i russi dicevano che l’obiettivo era denazificare il Paese. E in Iraq non siamo andati con la scusa delle armi chimiche di Saddam, che neanche c’erano? Soldi, c’è sempre quel motivo alla base...

E la guerra di Troia politico-elettorale che si ci presenta ogni giorno?
Oggi la guerra dovrebbe essere contro l’ignoranza sfruttata dalla politica. Sento parlare di patriottismo, che è sempre stata la leva per fregare i poveracci. Ma chi vuol essere veramente patriottico, cominci con il pagare le tasse...

Balasso, l’Iliade è un poema di eroi. Ma chi sono gli eroi di oggi?
Oggi l’eroe è il pensionato che fa fatica ad arrivare a fine mese, o il lavoratore che si alza alle quattro di mattina per uno stipendio misero. In un mondo in cui la gente tende a invaghirsi dei gusti dei ricchi, che spesso sono pure volgari, i veri eroi sono le persone comuni. Ecco, se tornasse Omero, scriverebbe il poema di un pensionato.

L’Iliade con la regia di Rizzi è in scena domani, venerdì e sabato al teatro Romano.

Bonifacio Pignatti

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