<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Iniziata la maratona di concerti

«Grazie per avermi aspettato». L'Arena esplode per Zucchero

.
Zucchero nel concerto di ieri sera in Arena (foto Marchiori)
Zucchero nel concerto di ieri sera in Arena (foto Marchiori)
Zucchero nel concerto di ieri sera in Arena (foto Marchiori)
Zucchero nel concerto di ieri sera in Arena (foto Marchiori)

L’anima dell’Arena, nella sua forza più profonda, piena, esplode alle 21,05 in un boato rimasto incastrato per quasi tre anni in fondo alla memoria. Potente, va dritto nello stomaco. Zucchero esce con una giacca di pelle gialla, il solito cappello e come fosse la prima volta. Impensabile per uno come lui, abituato a Verona. All’Arena è praticamente uno di casa. Eppure ieri sera, per i dodicimila assiepati sui gradoni e in platea, salvati da un cielo che ha minacciato pioggia per tutto il pomeriggio, quella era la sensazione. Una novità, un prendere in mano un filo che si era perso da qualche parte.

La prima delle quattordici date di Sugar è stata a suo modo storica per tanti motivi. Certo, per la musica, per il viaggio che solo un’artista come Zucchero può dare. Ma anche per il calore. Immenso, dritto negli occhi e nel cuore. Era dall’estate del 2019 che non si viveva una notte così. Una vita fa. L’impressione che si ha dopo l’ultimo gradino, quando davanti si apre l’Arena è una sensazione dimenticata. Un muro di persone nella cornice più bella possibile. Anche perché questa maratona di concerti, suo malgrado, è stata il termometro dei due anni appena vissuti. Il tour era in cartellone per l’estate del 2020. Poi per il 2021. E quindi ora. È passata dall’incertezza, alla capienza limitata all’abbraccio completo. Con biglietti venduti ovunque in Europa e anche dall’altra parte del mondo.

 

Leggi anche
Il cantautore Gheri torna ad aprire i concerti di Zucchero in Arena

 

È il segno della grandezza di Zucchero sì, e della centralità dell’Arena. Di Verona. Le file, lunghissime, fuori dall’anfiteatro, prima si affrontavano con un mezzo sbuffo. Ora sono il segno di qualcos’altro di ben più importante. Sono vita, stracolma, senza limitazioni (le mascherine ci sono, ma davvero non ci si fa più caso) con la musica al centro. Il sole enorme sul palco è l’alba di un nuovo inizio.

Dentro c’è il mega schermo che racconta un viaggio a metà fra la realtà e un mondo psichedelico. «Grazie per avermi aspettato, per questa pazienza. È incredibile che siate tutti qui, mi è dispiaciuto molto farvi aspettare», le parole di Sugar. Inizia con «Spirito nel buio», d’un fiato parte «Soul Mama». È rock, puro, quando nel cielo che alla fine, sì, è clemente, rimbomba «Il mare impietoso». La band - internazionale, ma non potrebbe essere altrimenti - con lui infuoca l’anfiteatro. Un tiro alla fune di emozioni. Dove entrambi i capi li tiene in mano Adelmo Fornaciari. Basta «Sarebbe questo il mondo» per entrare in un’altra dimensione. Un cammino dove ci mette dentro di tutto. Da «Vedo nero» a «Baila». Da «Un soffio caldo» a «Diavolo in me». Poi si passa a «Partigiano reggiano» ed è qui che ci infila la prima nota d’attualità: «Evviva il 25 aprile», l’urlo indicando la sua gente. Poche parole, le lascia alla sua musica. Ci sono anche i brani di altri, reinterpretati, come «The scientist», una magia. E ancora: «Diamante» e «Libidine» per più di due ore di musica. Il tributo a Fabrizio De Andrè, «Ho visto Nina Volare», con la voce in video di Faber è una carezza. Così come «Miserere» e l'omaggio a Luciano Pavarotti. L’Arena segue Sugar, resta incantata quando duetta con Oma Jali. Accende le torce dei telefonini e si fa cullare. Stasera si replica. Anche domani. E così via fino all’11 maggio..

Nicolò Vincenzi

Suggerimenti