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In sala maffeiana

Canzoni violente contro le donne, dibattito acceso: «Supervisionare il linguaggio», «No, sarebbe censura»

di Laura Perina
Dibattito su «Canzoni violente contro le donne: che fare?», promosso dal Ministero della Cultura in collaborazione con Siae e Fondazione Arena di Verona
Il dibattito in Gran Guardia
Il dibattito in Gran Guardia
Il dibattito sulla violenza di genere nelle canzoni (video Marchiori)

Da un lato la necessità di salvaguardare l’autonomia creativa degli artisti, dall’altro il dovere di considerare quali contenuti divulgare e proporre al pubblico.

Su questo bilico si è sviluppato il dibattito sul tema «Canzoni violente contro le donne: che fare?», promosso dal Ministero della Cultura in collaborazione con Siae e Fondazione Arena di Verona sullo sfondo del grande evento «Una, nessuna, centomila» in Arena.
Un confronto animato, a tratti anche piuttosto acceso tra il sottosegretario Gianmarco Mazzi, promotore dell’iniziativa, gli artisti invitati a partecipare e gli esponenti delle più importanti istituzioni e categorie del settore musicale, ciascuno con una propria opinione sulla possibilità di intervenire nei confronti delle espressioni sessiste e aggressive sempre più diffuse nella musica, specie in quella trap particolarmente amata dai giovanissimi della Generazione Z.

Mogol e Ruggeri al convegno su musica e violenza (Marchiori)


Per parlarne, introdotti dai saluti della sovrintendente Cecilia Gasdia e di Salvo Nastasi, presidente della Siae, in Sala Maffeiana sono intervenuti Mogol, Enrico Ruggeri, Morgan, il rapper Lucariello, il poeta Davide Rondoni, don Claudio Burgio, cappellano dell’IPM Beccaria di Milano (il carcere dove sono detenuti i trapper Baby Gang e Simba La Rue), il presidente della Federazione dell’industria musicale italiana Enzo Mazza e il magistrato Valerio Di Gioia, consulente giuridico presso la commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio.

Ospite anche l’attrice Cristiana Capotondi, che per prima aveva lanciato il sasso nello stagno, tirando in causa la musica trap che, infarcita di riferimenti espliciti contro le donne, contribuirebbe ad alimentare la cultura sbagliata che porta ai femminicidi.
«Per arginare i contenuti violenti contro le donne nelle canzoni si potrebbe istituire, all’interno del tavolo permanente dell’industria musicale italiana, un organismo simile al giurì della pubblicità, che supervisioni il linguaggio ed eserciti una sorta di autoregolamentazione», è la proposta lanciata da Mazzi. «Il Ministero, da parte sua, potrebbe creare un meccanismo di premialità per gli artisti che si impegnano a non favorire la circolazione di certi contenuti», ha anche suggerito il sottosegretario, secondo cui «il mondo della musica ha una grandissima rilevanza sociale e per questo occorre che faccia crescere la propria responsabilità sociale».
 

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