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Sidney Poitier, il primo attore di colore a vincere un Oscar

Onorificenza Obama  consegna a Poitier la medaglia presidenzialeIl film «Indovina chi viene a cena» con Spencer Tracy
Onorificenza Obama consegna a Poitier la medaglia presidenzialeIl film «Indovina chi viene a cena» con Spencer Tracy
Onorificenza Obama  consegna a Poitier la medaglia presidenzialeIl film «Indovina chi viene a cena» con Spencer Tracy
Onorificenza Obama consegna a Poitier la medaglia presidenzialeIl film «Indovina chi viene a cena» con Spencer Tracy

Sidney Poitier, leggenda di Hollywood che ha spianato la strada a tantissimi attori afroamericani, è morto all'età di 94 anni. Attore, regista ma anche diplomatico: il leggendario protagonista di «Indovina chi viene a cena» con Katharine Hepburn e Spencer Tracy era nato per sbaglio a Miami (i suoi genitori si trovavano in Florida per vendere una partita di pomodori), ma la famiglia veniva dalle delle Bahamas e Poitiers era cresciuto nelle isole. E' stato il ministro degli Esteri di quel Paese, Fred Mitchell, a confermare la morte. Tornò a Miami a 13 anni, e poi fu la volta di New York: la recitazione era la sua via e iniziò dal teatro per poi arrivare al grande schermo con «Uomo bianco tu vivrai!» di Darryl F. Zanuck. Contro il razzismo Da lì, anno 1950, i ruoli per Poitier diventano tantissimi ma è con film come, appunto, «Indovina chi viene a cena?» (1967) di Stanley Kramer o «La scuola della violenza» (1967) di James Clavell che riesce per primo a portare sul grande schermo le dinamiche razziali della società americana. In «Indovina chi viene a cena?» e «La calda notte dell'ispettore Tibbs» si trova di fronte a due diverse forme di razzismo: la prima, molto educatamente controllata, è rappresentata dalla coppia Spencer Tracy Katharine Hepburn, genitori progressisti che si vedono arrivare a cena, con grande sorpresa, il fidanzato di colore della figlia; la seconda èinvece incarnata dal truce sceriffo Rod Steiger con cui Poitier, ispettore di polizia, dovrebbe collaborare su un caso di omicidio. Poitier fu la prima vera star afroamericana del cinema e divenne uno degli attori più pagati e apprezzati di Hollywood: secondo vari critici aprì la strada a una nuova generazione di attori di colore. Poitier divenne famoso per i ruoli in cui interpretava, come ha scritto il New York Times, «eroi determinati e dignitosi», che spesso combattevano contro le ingiustizie razziali. «Mi sembrava di rappresentare 15, 18 milioni di persone in ogni film che facevo», disse in un’intervista. Divenne così il simbolo di quella lotta, facendo da pioniere, con Harry Belafonte, per quel black power di Hollywood che oggi ci permette di applaudire Morgan Freeman, Denzel Wasghinton, Samuel Jackson, Will Smith. L’Oscar Nel 1964 arriva l’Oscar come miglior attore protagonista per «I Gigli del Campo», di Ralph Nelson: il primo nero ad essere insignito dell'ambita statuetta in quella categoria, oltre ad essere candidato due volte ai premi per il miglior cinema. Oltre ad aver infranto la barriera della razza nell'industria dei sogni, Poitier era stato anche dal 1997 al 2007 ambasciatore delle Bahamas in Giappone. Alla morte di Kirk Douglas nel 2020, era rimasto tra i pochi sopravvissuti dell'epoca d'oro di Hollywood e il più vecchio vincitore sopravvissuto di un Academy Award. L’American Film Institute ha inserito Poitier al ventiduesimo posto tra le più grandi star della storia del cinema. L’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha reso omaggio su Twitter a Sidney Poitier che «attraverso i suoi ruoli innovativi e il suo singolare talento ha incarnato dignità e grazia mettendo il luce il potere dei film di avvicinare le persone». Obama, il primo presidente nero nella storia degli Stati Uniti, aveva insignito Poitier della Medaglia della Libertà all’inizio del suo primo mandato nel 2009. Credente, progressista ma mai rivoluzionario, il nero di Hollywood estremamente determinato nonostante le sue buone maniere ha spianato la strada del cinema americano a tutti gli attori di colore che si sono affermati dopo di lui. Un grande «passaggio» di cui il cinema tutto gli è grato.•.

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