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Secondo riconoscimento per lo stesso romanzo

Remarque,  autore da 4 Oscar
Remarque, autore da 4 Oscar
Remarque,  autore da 4 Oscar
Remarque, autore da 4 Oscar

“Niente di nuovo sul fronte occidentale” ha una particolarità unica nella storia del cinema: ha rivinto l’Oscar quasi cent’anni dopo. Nel 1930, infatti, la consacrazione a miglior film andò all’adattamento di Lewis Milestone. Quella premiata domenica notte agli Academy awards con quattro statuette (film internazionale, fotografia, scenografia, colonna sonora), firmata dal tedesco Edward Berger per Netflix, è la terza versione cinematografica del libro di Erich Maria Remarque. Ne uscì una seconda, diretta da Herbert Mann, di minor valore ma con un discreto successo nelle sale, nel 1979. Capolavori sul primo conflitto mondiale, nel frattempo, sono stati La grande illusione di Jean Renoir (1937), Addio alle armi di Charles Vidor (1957), l’assoluto Orizzonti di gloria di Stanley Kubrick (stesso anno). Nella lista non sfigurano i nostri La grande guerra di Mario Monicelli (1959) e Uomini contro di Francesco Rosi (1970), anch’esso tratto da un grande romanzo: “Un anno sull’altopiano”, di Emilio Lussu, al quale però il film non piacque. Con le rivoluzioni segnate da Apocalypse now, Platoon e Salvate il soldato Ryan i film antimilitaristi sono cambiati radicalmente: oltre alla stupidità degli uomini e degli alti gradi, mostrano copiosamente il sangue, il fango e le piaghe delle trincee. La brutalità dei corpi grondanti e smembrati si fa resa plastica delle violazione alle coscienze. In questo filone si è inserito alla perfezione Sam Mendes, tre Oscar per “1917” non più tardi di tre anni fa. E anche Berger se ne serve a piene mani. Ne risalta per contrasto quello che a Remarque riesce solo con le parole: la purezza di Paul Bäumer, ragazzo dall’anima intrisa di poesia scaraventato a morire. Carne da cannone, come nel film suggerisce la raggelante scena iniziale delle divise rattoppate e riadattate per essere presto riempite dai prossimi sacrificandi. A.C.

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