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L'INTERVISTA

Scarpati al Romano: «Il gioco tra vita e teatro e l’attualità di Goldoni»

Una foto di scena della compagnia con al centro Giulio Scarpati
Una foto di scena della compagnia con al centro Giulio Scarpati
Una foto di scena della compagnia con al centro Giulio Scarpati
Una foto di scena della compagnia con al centro Giulio Scarpati

Un gioco di specchi tra teatro e vita. Nulla potrebbe forse suonare più attuale, in questo momento storico, di «Il teatro comico» di Carlo Goldoni, che verrà proposto al teatro Romano, nuovo appuntamento del Festival shakespeariano, martedì 24 agosto. Si tratta del progetto proposto da PSV Professione Spettacolo Verona che vede coinvolta la compagnia veronese Teatro Scientifico insieme ad altre realtà produttive attive in Regione riunite sotto il marchio PPTV. A capitanare un cast di attori veneti sarà Giulio Scarpati diretto da Eugenio Allegri. E, in una pausa dalle prove in corso in questi giorni, è proprio l’indimenticabile protagonista di «Un medico in famiglia» che ci racconta il lavoro in cartellone al Romano.

 

Prove in corso, allora, per un lavoro difficile, che nelle non numerose messinscene già viste corre spesso il rischio di risultare uno spettacolo «sul teatro» (metateatrale appunto, insomma una dichiarazione di poetica di Goldoni contro gli avversari del tempo) più per addetti al settore che per tutti. Ma ora c’è qualcosa di molto attuale, dunque per tutti?

«Il teatro comico» di Goldoni è un testo metateatrale che mette in scena una compagnia impegnata nelle prove di uno spettacolo: estremamente moderno nella sua concezione, esempio di teatro nel teatro da cui emergono gli intenti della riforma goldoniana. Ma in un periodo critico come quello che stiamo attraversando, la scelta di questo testo va oltre l’invito a una riflessione sul mestiere dell’attore e sulle sue difficoltà, sul teatro e sulle sue poetiche. Le vicissitudini della compagnia protagonista sul palco sono in realtà quelle di una comunità, per cui la dichiarazione di poetica che Goldoni fa in questo testo, nell’interpretazione di Allegri, diventa molto di più: una sorta di riflessione sul vivere civile, che ha come prima regola (nel teatro come nella vita) l’attenzione agli altri. L’attore non può recitare senza sentire il rapporto con l’altro attore, ma questa è una grande metafora di come il cittadino non possa immaginare una vita sociale senza l’attenzione il rispetto al suo prossimo.

 

Questo lavoro, nato in tempo di pandemia, persegue anche la volontà di mettere insieme diverse realtà professionali in questo caso venete. Diciamo che non succede tutti i giorni...

Succede raramente. Purtroppo troppo spesso nel nostro settore ciascuno coltiva il suo orticello, con poca collaborazione verso l’altro. Il bello di questo lavoro dunque è anche quanto abbiamo realizzato tra i produttori teatrali professionali veneti, riuniti in PPTV: sono imprese venete di produzione che da decenni svolgono un importante lavoro sul territorio. In un momento in cui molte realtà teatrali si sono fermate a causa dell’emergenza sanitaria, PPTV risponde alla grave situazione causata da Covid facendo squadra per la creazione di un progetto produttivo unitario e condiviso che vede coinvolte tutte le sue strutture. Con questo progetto dal significativo titolo “6X1” PPTV intende, in un momento di grande difficoltà per il settore della produzione, tutelare il lavoro dei suoi associati costruendo un esempio di buona pratica attraverso un’esperienza che unisce non solo i singoli produttori, ma anche le loro risorse in un percorso produttivo unitario che rappresenta un unicum inedito nel panorama regionale. Ai sei produttori si aggiunge l'importante collaborazione con il Teatro Stabile Veneto che partecipa come coproduttore.

 

Sul palco come nella realtà produttiva, dunque, va in scena il teatro ma come metafora o parallelo della vita. Per dire, in questo tempo avverso, che il teatro è necessario?

Questo è il messaggio del nostro lavoro, la dimensione universale e necessaria del teatro, perchè le indicazioni che regolano la scena, come dimostra «Il teatro comico» di Goldoni, hanno un valore che trascende il palco ed entra nella vita.

 

Un’ultima curiosità, questa sulla sua carriera di attore. Giulio Scarpati resta ancora nell’immaginario di molti «il medico di famiglia». Le fa piacere?

Moltissimo. Abbiamo proposto quel lavoro in un momento in cui si sono date molte risorse alla fiction italiana. E anche lì, sia pure con uno sguardo ottimista, abbiamo messo in scena la verità delle famiglie. Credo che qui stia la chiave del successo: l’esperienza è finita ormai, ma quel consenso che ho avvertito per la figura di padre che incarnavo nella fiction mi rimane come una grande occasione di relazione con il pubblico. Quella che ho rappresentato lì è una paternità riuscita: magari nella vita non fila tutto così liscio, ma, ancora una volta, il palcoscenico può insegnarci oltre che divertirci.

Alessandra Galetto

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