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LA POLEMICA

Roger Waters
a Madonna «No
al Festival in Israele»

La leggenda del rock invita la popstar a rinunciare ad esibirsi all'Eurovision Song. «Se crede nei diritti umani, dovrebbe dare forfait» Gli organizzatori: «Si tratta di un evento non politico che anzi celebra la musica come strumento di unione»
Madonna e Roger Waters
Madonna e Roger Waters
Madonna e Roger Waters
Madonna e Roger Waters

TEL AVIV Sempre combattivo malgrado i suoi 76 anni, la leggenda del rock Roger Waters è tornato in campo ieri con un appassionato intervento sul Guardian per esortare Madonna a non esibirsi - in qualità di ospite speciale nella serata conclusiva - nell'Eurovision Song Festival che si svolgerà il mese prossimo a Tel Aviv. Si tratta di uno degli show più grandi mai organizzati finora in Israele, che sarà trasmesso in diretta in 50 Paesi ad un pubblico stimato in 200 milioni di persone. «Se crede nei diritti umani», ha osservato la star dei Pink Floyd, Madonna dovrebbe dare forfait. «Esibirsi in Israele è un affare lucroso - ha proseguito - ma così si aiuta a normalizzare l'occupazione, l'apartheid, la pulizia etnica, il massacro di manifestanti disarmati e altre brutte cose». In questa occasione Rogers è tornato a respingere le accuse di antisemitismo lanciate talvolta nei suoi confronti. «Si tratta di una cortina fumogena - ha spiegato - per deviare l'attenzione dai crimini contro l'umanità di Israele e screditare chi li denuncia». «L'Eurovision - ha replicato ieri una portavoce degli organizzatori a Tel Aviv - è un evento non politico, che unisce le persone attraverso la comune passione per la musica». In Israele sono attesi i rappresentanti di 41 Paesi. Quanto alla partecipazione di Madonna, ha aggiunto la portavoce, restano attuali le dichiarazioni rilasciate due giorni fa da Yuval Cohen, il regista dello spettacolo: «Sia noi sia Madonna desideriamo molto che essa sia presente, ma ancora non c'è un contratto firmato». Madonna, del resto, è stata in passato diverse volte in Israele, mostrando sempre di sentirsi a suo agio. Si è esibita in due occasioni, nel 2009 e nel 2012. Inoltre ha compiuto visite private, anche per approfondire - dopo aver assunto il nome di Esther - le proprie conoscenze della visione cabbalistica dell'ebraismo. Peraltro la possibilità che la piattaforma dell'Eurovision possa essere utilizzata per lanciare proclami politici è stata evocata dal complesso islandese Hatari, una formazione di techno-punk che afferma di lottare per abbattere il capitalismo. Mesi fa i suoi tre membri hanno detto alla stampa che vorrebbero sfidare il premier Benyamin Netanyahu - a loro particolarmente inviso - in una sfida di lotta libera, secondo le usanze islandesi. Ma l'Ente europeo per le trasmissioni ha già avvertito che secondo le regole le canzoni non possono essere utilizzate per fini politici. Chi cercasse di farlo rischierebbe l'espulsione.

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