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Spettacoli e veleni

Polemiche sull’Estate Teatrale. Tosi: «Cultura ferma al palo». Briani: «Inutile comparare i numeri pre Covid»

Paolo Rossi   al teatro Romano con «Amleto» per il debutto del Festival shakespeariano dell’Estate Teatrale 2021
Paolo Rossi al teatro Romano con «Amleto» per il debutto del Festival shakespeariano dell’Estate Teatrale 2021
Paolo Rossi   al teatro Romano con «Amleto» per il debutto del Festival shakespeariano dell’Estate Teatrale 2021
Paolo Rossi al teatro Romano con «Amleto» per il debutto del Festival shakespeariano dell’Estate Teatrale 2021

«L'Estate Teatrale Veronese? Ennesimo storico pilastro culturale della città che il sindaco Sboarina ha messo in ginocchio». Non usa mezze parole Flavio Tosi, che ieri mattina è intervenuto in merito alla politica culturale dell’amministrazione, affiancato dalla consigliera comunale di Lista Tosi Daniela Drudi, dalla capogruppo di Fare Verona Patrizia Bisinella e dal consigliere comunale Paolo Meloni.

«Verona da più di quattro anni è ferma al palo sul piano culturale. Sboarina non è riuscito a dare un indirizzo alla città. Abbiamo Palazzo Forti chiuso, la Gran Guardia che non ha più ospitato nessuna grande mostra internazionale. Sulla Casa di Giulietta non è stato approvato alcun progetto di riqualificazione, nonostante avessimo lasciato in eredità il Mox. La candidatura di Verona a Capitale italiana della cultura, tanto strombazzata da Sboarina e dall'assessore alla Cultura Francesca Briani, è stata un fallimento, con Verona esclusa dalla top-ten proprio per la mancanza di progettualità», ha detto Tosi.

«Infine ecco l'ultima edizione dell'Estate Teatrale Veronese decisamente sottotono, e non è forse un caso dopo i disguidi amministrativi e manageriali che il sindaco lì ha creato...». «Disguidi» sui quali è entrata nel dettaglio la consigliera Drudi: «C’era una volta l’Estate Teatrale al Romano, con più di settant’anni di storia. Un festival nel nome di Shakespeare e con professionalità straordinarie che organizzavano coproduzioni con importanti teatri, grandi registi internazionali, artisti di fama mondiale. Ora tutto questo non c’è più. Questa amministrazione ha di fatto appaltato, con una precisa scelta politica, il teatro veronese al Teatro Stabile del Veneto. L’attuale direttore artistico Carlo Mangolini è un dipendente dello Stabile con sede a Padova, soggetto giocoforza alle decisioni e alle produzioni di quest’ultimo. E così, Verona ha perso la sua autonomia decisionale, diventando appendice di un’altra realtà teatrale. Per chi ama di amore profondo la nostra città e la sua cultura, questa è una ferita alla storia, al tessuto produttivo, alla nostra eccellenza nel campo dello spettacolo».

Drudi poi ha ricordato i numeri deludenti dell'ultima edizione, con 12.363 presenze totali, ma comprendenti, sembrerebbe, anche quegli spettacoli al Teatro Romano fuori dalla programmazione dell’Estate Teatrale. «Per la prosa 4 serate sold-out su 14, per la musica 4 serate sold-out su 8, per la danza una serata sold-out su 6, non sono un gran successo. A maggior ragione in un’estate in cui il turismo nazionale è ripartito», ha detto Drudi. La quale ha fatto un plauso e dato il suo sostegno «alle compagnie teatrali amatoriali della città che sono state lasciate sole a organizzarsi il Teatro nei Cortili».

E infine ha ricordato che «il premio Renato Simoni per la fedeltà al teatro di prosa, Istituito dal Comune nel 1958 e considerato il più prestigioso riconoscimento del teatro italiano, da due anni è scomparso».

Pronta la risposta dell’assessore Briani: «Le produzioni del Teatro Stabile del Veneto sono da anni presenti nei cartelloni dell'Estate teatrale, anche negli anni dell'ex sindaco Tosi. Non è una novità portata da me e tantomeno dal nuovo direttore artistico Carlo Mangolini, che ha con lo Stabile solo un ruolo riferito alla formazione e che non crea alcuna incompatibilità. È normale che il principale produttore veneto di spettacoli e la principale rassegna estiva di prosa si parlino e ci sia collaborazione. Come mai non si è mai parlato di perdita di 'autonomia gestionale' di Verona negli prima del 2017, quando addirittura la stagione invernale al Nuovo veniva organizzata dalla Fondazione Atlantide, che era direttamente socia dello Stabile? Per quanto riguarda i numeri, ovviamente inutile comparare i 540 posti del 2021 con i 1.700 pre Covid. Ricordo solo che il nostro tasso di riempimento al 70-80 per cento è fatto di spettatori veri e non certo con le infinite gratuità che erano in voga prima. L'Estate teatrale 2021 è stata riconosciuta da tutti come un unicum nel paese per continuità di programma con tre mesi di titoli e per diversificazione di proposte. Infine, mai lasciate sole le compagnie amatoriali e mai scomparso il Premio Simoni che piuttosto aveva bisogno di una revisione per svecchiarlo e metterlo in dialogo con questi tempi».•.

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