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Il cortometraggio

«Pizza!», il buio dell’intolleranza ricordando Nicola Tommasoli

Una scena del film «Pizza!» di Tommaso Giacomin e Filippo Tommasoli
Una scena del film «Pizza!» di Tommaso Giacomin e Filippo Tommasoli
Pizza! teaser

Un cortometraggio di 11 minuti e mezzo che, ispirandosi a una tragica realtà avvenuta 13 anni fa nella nostra città, porta a galla, evitando il giudizio, tutta la pericolosità di quell'indifferenza che chiude gli occhi di fronte alla violenza e al razzismo.

 

«Pizza!», questo il nome dell'opera cinematografica scritta e diretta dai giovani registi Tommaso Giacomin e Filippo Tommasoli. Quest'ultimo, il cognome non tradisce, è il cugino di Nicola Tommasoli, il giovane di Negrar aggredito nel 2008, in pieno centro storico, da un gruppo di ragazzi legati all'estrema destra, e rimasto privo di vita dopo pochi giorni di coma.

 

«Non nego che la necessità di realizzare il corto prenda le mossa da quel tragico evento, ma quella che ho voluto raccontare non è la storia di Nicola, non credo ce ne sia bisogno», chiarisce subito Filippo. «Il nostro obiettivo, mio e di Tommaso, con cui ho lavorato a quattro mani, è stato piuttosto raccontare una storia mai esistita ma che potrebbe accadere perché, a Verona come in Italia, se ne percepiscono i presupposti. La nostra è una produzione politicamente schierata, che parla di intolleranza, razzismo, ma che non risparmia nessuno, perché la linea che separa l'indifferenza dalla complicità è veramente sottile».

 

Il cortometraggio narra di Bruno, un ragazzo di estrema destra che incarna un bulletto dominato dall'insicurezza e vittima delle logiche del branco. Bruno è un metalmeccanico a sua volta vessato dal titolare, ex militante di sinistra. In parallelo viaggia la storia di Anna, giovane universitaria e rider che consegna pizze per guadagnarsi qualcosa, sopportando la discriminazione del suo capo, di origini magrebine, che la disprezza in quanto donna. Al contempo si dedica al volontariato in ambienti cattolici, più per tradizione di famiglia che per reale convinzione.

 

E poi ci sono Carlo, immigrato di seconda generazione e la sua compagna Diana, studentessa e attivista politica. La trama fa confluire tutti a Porta Leoni (luogo non casuale visto che coincide con quello in cui è stato pestato Nicola Tommasoli) dove, di fronte alla brutalità di un'inattesa aggressione, ciascuno dovrà scegliere come agire, sorprendendo e sorprendendosi per l'incoerenza delle proprie reazioni.

 

«Abbiamo iniziato a scrivere la sceneggiatura un paio di anni fa, fino alla stesura definitiva», spiega Filippo. «Il Covid ha sfasato i piani ma, sfruttando le aperture estive, in tempi record, dopo 300 provini, abbiamo messo su un cast nazionale, una squadra di 60 persone tra attori, tecnici, truccatori, scenografi e quant'altro, per girare il tutto in quattro giorni, a inizio ottobre».

 

Nell'equipe spicca anche Pierpaolo Capovilla il fondatore del gruppo rock Il Teatro degli Orrori, mentre la locandina compete alla visual artist Alida Pintus. «Entro un mese sarà completata la post produzione e il corto potrà girare nei festival internazionali», annuncia Filippo. «Alla fine dell'anno potrà essere visto dal pubblico».

 

Per finanziare la post produzione e la partecipazione ai festival, è stato lanciato un crowdfunding su produzionidalbasso, che durerà un paio di mesi. «La Verona film commission ci ha patrocinati, facendoci ottenere i permessi per girare a Porta Leoni», conclude il regista. «La città è riconoscibile in più scorci, nel contrasto tra la sua grande bellezza e la bruttezza di alcune situazioni che vi avvengono. Non esistono buoni e cattivi, il quadro è più complesso. Usiamo il linguaggio dell'arte per sensibilizzare sul tema della difficile scelta tra complicità e azione individuale, indifferenza e cambiamento sociale». •

Chiara Bazzanella

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