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Domani a Verona

Osho, un anno di satira che ha stregato il web. Ecco il racconto dell'autore

Fenomeno mediatico   Federico Palmaroli, creatore delle frasi di Osho
Fenomeno mediatico Federico Palmaroli, creatore delle frasi di Osho
Fenomeno mediatico   Federico Palmaroli, creatore delle frasi di Osho
Fenomeno mediatico Federico Palmaroli, creatore delle frasi di Osho

«Della materia non sono molto pratico, nel senso che sono, e resto, un fumatore tradizionale. Alla sigaretta elettronica non sono riuscito a convertirmi, a differenza di molti che conosco. Per non dire di quelli che fumano sia la sigaretta di tabacco che quella elettronica: ecco, questo proprio no!». Si annuncia come un appuntamento da non perdere quello previsto domani in fiera in occasione di Vapitaly, la Fiera internazionale del Vaping, in programma da oggi a lunedì: dalle 14.30, salirà infatti sul palco Federico Palmaroli, in arte Osho, autore della celebre pagina «Le più belle frasi di Osho» che presenterà il suo ultimo libro «Carcola che ve sfonno. Il meglio (e il peggio) di un anno italiano» (Rizzoli). A intervistarlo, il direttore di Sigmagazine Stefano Caliciuri. Romano, classe 1973, Federico Palmaroli, ovvero Osho, è diventato un fenomeno mediatico. Un talento, il suo, che è partito dalla rete, ma che oggi è diventato persino oggetto di studi sociologici.

Federico o Osho? Come è meglio chiamarti: perchè la tua creatura ha acquisito una popolarità «concorrenziale» allo stesso autore...

Non c’è dubbio che il più famoso è lui, Osho: io resto in secondo piano. Forse oggi un po’ di fama l’ho acquistata, ma niente di paragonabile a lui. E del resto si tratta di un nome più facile da ricordare, alla fine io sono nato con questo pseudonimo.

A chi non è capitato, infatti, di ricevere una tua (sua) vignetta con un messaggio whatsapp?

Sì, ed è questo corto circuito che funziona, almeno credo. Tu sei lì, alle prese con i tuoi problemi quotidiani, ed ecco a sorpresa la battuta che ti restituisce il buonumore, la frase icastica che ti fa sorridere dei problemi altrui. Lo abbiamo sentito in vista dell’incontro, si racconta senza veli: la satira sembra applicarla prima di tutto a se stesso, con un’intelligenza che conquista.

Ma come nasce il tuo Osho? Un voluto riferimento al maestro spirituale indiano?

Si tratta della parodia di quel personaggio, sì. In realtà io non sapevo nemmeno bene chi fosse, ma vedendo la gente sui social che condivideva continuamente i pensieri di questo santone, ho avuto l’idea di appiattirlo sulle questioni quotidiane e di farlo parlare come se ce lo avessi accanto in giro per Roma. Giocavo soprattutto sul contrasto tra la sacralità di Osho e l’indole romanesca all’ironia. Poi tanti sannyasin, i seguaci di Osho – quel nome mi divertiva, mi faceva pensare che si comprassero gli abiti a via Sannio – se la sono presa per la parodia e mi hanno fatto una vera e propria guerra attraverso la Fondazione che fa capo a Osho. È stato un momento difficile perché vedevo quell’esperienza terminata, invece è stata un’opportunità perché ho virato sulla satira politica e da lì mi sono arrivate tutte le collaborazioni.

Dalla pagina social di grande successo ai maggiori quotidiani: mica male, no?

Certamente possiamo dire che mi sono emancipato dal vivere solo attraverso i social, e sono davvero contento di quello che ho fatto. Ma non vorrei che questo suonasse come una, diciamo, riduzione dei social: in realtà, oggi, sono proprio i social ad avere, in tantissimi campi, una forza straordinaria nel decretare mode, protagonisti e, appunto, vita e dibattito sociale.

E «Carcola che ve sfonno», il libro che presenterai, come è pensato?

È il compendio di un anno di Osho e dunque, nello stesso tempo, una sorta di diario dell'anno appena trascorso, una cronaca semiseria degli eventi che abbiamo attraversato. Dunque c’è molto Covid, soprattutto molto sui vaccini, perchè per due anni quello è stato il filo conduttore delle nostre esistenze. A dirla tutta, purtroppo oggi siamo in un momentaccio per la satira, perchè non esiste più il vero dibattito politico. Ora c’è la guerra ma questo è un tema più difficile: puoi fare satira su alcuni temi che stanno intorno alla guerra, ma non sul dolore, a me non viene proprio. Comunque, in questo lavoro ci sono per esempio i protagonisti della scena italiana e internazionale, sempre visti con la lente dell'ironia che graffia e scioglie tutto in un sorriso, con uno slang romanesco volutamente rielaborato in modo tale da essere comprensibile da Bolzano a Lampedusa.

Alessandra Galetto

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