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Stasera al Teatro Nuovo

«Non avrei sciolto i Pooh. Adesso cammino da solo ma i ricordi sono unici»

Dodi Battaglia sarà stasera sul palco del Teatro Nuovo
Dodi Battaglia sarà stasera sul palco del Teatro Nuovo
Dodi Battaglia sarà stasera sul palco del Teatro Nuovo
Dodi Battaglia sarà stasera sul palco del Teatro Nuovo

Il suo nome è e resterà sempre legato ai Pooh, ma Dodi Battaglia, storico chitarrista della band sciolta nel 2016, sta scrivendo nuove pagine della sua carriera. Una di queste andrà in scena stasera alle 21 al Teatro Nuovo, dove è in programma il concerto dal titolo «Perle – Mondi senza età».

Questo concerto previsto nel 2020 è stato posticipato per il Covid. Come ci si sente a tornare finalmente sul palco? È un momento fantastico per tutti noi che facciamo questo lavoro. Siamo esaltati all'idea di ricominciare a esibirci dopo così tanto tempo. E anche la gente ha voglia di tornare ai concerti. Questo tour tre anni fa aveva riscosso un grande successo... Avevamo registrato il sold out ovunque, anche a Verona, gli organizzatori ci avevano chiesto il bis. La seconda tournée era iniziata ma non eravamo riusciti a esibirci a Milano, Verona e Brescia per la pandemia, ora recuperiamo.

Cosa si dovrà aspettare il pubblico? Il repertorio è costituito non dai grandi successi dei Pooh, ma dalle canzoni meno popolari. Io ho inciso oltre 300 brani e ce ne sono molti che meritano. Sono convinto che la gente sappia ascoltare, anche meglio degli addetti ai lavori e dei discografici.

Qualche titolo? In scaletta ci sarà “Cercami”, un brano mai suonato dai Pooh, “Dietro la collina”, a cui sono molto affezionato, “Una donna normale”, che prevede l'intervento del pubblico, e poi anche il primo brano che ho scritto, quando ero solo un ragazzino: “Io in una storia”.

Come sta andando l'album «Inno alla musica»? Molto bene. Sono usciti tre singoli: «Il coraggio di vivere», «Una storia al presente», in memoria di Stefano D'Orazio, e «Resistere», molto attuale, visto il periodo appena trascorso.

Lei è anche autore del libro «Le mie sessanta compagne di viaggio»... Sì, ho voluto dedicare un libro alle mie chitarre, perché ognuna di loro rappresenta una parte della mia vita, un disco, un tour. Dal libro nascerà uno spettacolo teatrale in scena in autunno: sarà un one man show, in cui racconterò la mia vita in modo ironico e divertente. Sia «Inno alla musica», sia il libro sono stati pubblicati dall'etichetta veronese Azzurra music di Pastrengo.

Perché l'ha scelta? Le grandi case discografiche sono sempre più complicate e prestano più attenzione ai numeri e alle vendite che al rapporto umano. Qui invece ho trovato un ambiente dove ci si capisce al volo ed è più semplice sviluppare progetti.

Cos'altro la lega a Verona? Verona è molto simile a Bologna, piena di musicisti e di gente che ama la musica, soprattutto il rock. Mi è venuto facile, quindi, sviluppare amicizie qui, anche grazie al negozio di strumenti Musical Box. Apriamo il capitolo Pooh.

Vi sentite ancora? Siamo tutti presi dai nostri affari e non ci vediamo spesso, ma ci sentiamo perché abbiamo ancora molti interessi da gestire assieme. I rapporti sono buoni.

Lei non era d'accordo con lo scioglimento del gruppo, giusto? Non mi sarebbe mai venuta in mente una cosa del genere, ma ho accettato la decisione. E poi è andata bene: in fondo, continuo a fare quello che mi piace.

Cosa le rimane di quegli anni? Non è nostalgia, né malinconia. Rimangono tanti bei ricordi, a cui sono così profondamente legato, che fanno parte della mia vita quotidiana. Ero così abituato a parlare in termini di gruppo, che a volte mi scappa ancora il «noi», come fosse normale. Abbiamo vissuto una delle storie più esaltanti della musica e lo abbiamo fatto insieme, collaborando per cinquant'anni: un'esperienza unica e incredibile.

Manuela Trevisani

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