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L'intervista

Nella notte per i Beatles arriva professor Morgan: «Sarà un concerto lezione»

Morgan al piano
Morgan al piano
Morgan al piano
Morgan al piano

Il Festival della Bellezza chiama Morgan e lui risponde a metà fra l’essere l’artista scapigliato di sempre e il professore dietro la cattedra. Domani al Teatro Romano Marco Castoldi, Morgan, porterà il suo concerto-evento «Beatles e il rock degli anni ’60». Lo farà con una band d’eccezione - Agostino Nascimbeni (batteria), Dario Ciffo (chitarre), Dellera ( basso), Gianluigi De Rubertis (tastiere), Lino Gitto ( percussioni) , Enrico Gabrielli (fiati) - e sarà l’unica data di questo progetto.

Morgan, che concerto sarà quello del Romano?

Suonerò con una band scelta apposta per l'occasione, per fare una serata tutta dedicata ai Beatles. Loro hanno avuto un ruolo fondamentale di formazione non solo per me, ma per tutto l'ambiente musicale in cui vivo... che poi è la Milano del rock. Lo facciamo per divertimento, è un evento che ho pensato solo per Verona. One shot, ecco. I Beatles sono un must per chi fa rock, ma c'è quasi l'abitudine a suonarli in modo filologico, per rispettare le parti strumentali. Io non ho fatto così, ho deciso di cambiare. Ho voluto che ci fossero degli spazi d’invenzione, la possibilità di prendersi delle libertà senza quel timore reverenziale che paralizza.

Come si spiegano i Beatles?

A me interessa fare una cosa viva . Farò una specie di lezione concerto. Smonteremo i testi come se fosse una vivisezione della canzone: cosa distingue John Lennon da Paul McCartney. Come si distinguono i loro diversi stili. Cos'è l'evoluzione da Twist And Shout fino a Abbey Road. Io ho sempre amato la seconda parte della carriera dei Beatles per cui ci sarà molto più repertorio dal '68 in poi. Sarà un concerto non solo agli appassionati del gruppo di Liverpool, ma è accessibile a tutti. Il concerto è inserito nel cartellone del Festival della Bellezza.

Cos’è per lei la bellezza?

Per me la bellezza è l'arte. La bellezza sono le persone. La bellezza è nel cuore, la combinazione fra lo sguardo, le parole e la maniera. La bellezza è una zona di equilibrio che ha senso solo nel riconoscersi. Non può esistere bellezza nella solitudine, nella misantropia, nell'antisocialità.

Che rapporto ha con Verona?

Ci torno ogni volta volentieri. Qui ho sempre fatto grandi performance. È una città bellissima, la trovo molto elegante e inebriante. A Verona si sente un’atmosfera di storia e di futuro insieme. Si avverte il pulsare della città, senti le anime che stanno lavorando. È molto stimolante per la creatività.

Ha seguito le ultime elezioni amministrative in città?

No.

Eppure lei, per un giorno, è stato al centro del dibattito politico quando era ad un passo dall’essere candidato in una lista a favore di Sboarina. Poi non se ne fece nulla. Cos’ha pensato?

Non ci sono rimasto male ma credo che ci sia rimasto male chi magari sperava in qualcosa di diverso, qualcosa che avrebbe potuto cambiare un po' la gestione della comunità. La mia attitudine, il mio approccio è diverso da quello di chi fa il politico di mestiere. Credo che lo sviluppo economico sia la conseguenza di quello culturale e umano. Il politico che punta alla rinascita della città lo può fare solo attraverso le arti e la cultura. Grazie a Vittorio Sgarbi mi ero messo a disposizione, ma questa cosa non è stata capita. Ed è la dimostrazione di poca lungimiranza. Ma sono affari loro se questi politici non vogliono essere capaci di far qualcosa per il popolo. Il fatto di avermi snobbato è indicativo della mancanza di interesse nell'edificazione sociale. Tutto questo non scalfisce il mio rapporto con il pubblico veronese.

Prossimi progetti?

Tra poco, dopo dieci anni, uscirà il mio album nuovo di inediti con Pasquale Panella.

Nicolò Vincenzi

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