<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Nastassja Kinski, grande musa del cinema d’essai

Nastassja Kinski in «Il bacio della pantera» (1982)
Nastassja Kinski in «Il bacio della pantera» (1982)
Nastassja Kinski in «Il bacio della pantera» (1982)
Nastassja Kinski in «Il bacio della pantera» (1982)

Anche se la sua ultima apparizione in un film d’autore si limita a un cameo e risale al 2007 («Inland Empire» di David Lynch), il viso angelico e gli occhi profondi di Nastassja Kinski continuano a evocare una stagione irripetibile del cinema d’essai europeo (la seconda metà degli anni Settanta e gran parte degli Ottanta), della quale l’attrice, oggi sessantenne, è stata una delle muse indiscusse. Figlia d’arte (il padre è il famoso e famigerato Klaus Kinski), Nastassja Aglaia Nakszyński nasce a Berlino il 24 gennaio 1961, inizia presto a fare la modella ed esordisce, poco più che bambina, con «Falso movimento» (1975) di Wim Wenders, regista che per lei si rivela una figura chiave e con il quale tornerà a lavorare in «Paris, Texas» (1984) e «Così lontano così vicino» (1993). La consacrazione avviene però nel 1979 con «Tess» di Roman Polański, struggente dramma in costume basato sul romanzo di Thomas Hardy «Tess dei d’Urberville» che vale alla Kinski un Golden Globe come miglior rivelazione dell’anno. Ha vent’anni quando il fotografo Richard Avedon la immortala in uno scatto iconico, ritraendola completamente nuda fra le spire di un boa e trasformandola nel simbolo internazionale del desiderio proibito. Un ruolo ribadito da Paul Schrader che fa di Nastassja la protagonista de «Il bacio della pantera» (1982), remake onirico-erotico dell’omonimo film di Jacques Tourneur. Seguono le collaborazioni con Francis Ford Coppola («Un sogno lungo un giorno», 1982), Tony Richardson («Hotel New Hampshire», 1984), Andrej Končalovskij («Maria’s Lovers», 1984), Jacques Deray («Voglia d’amare», 1987) e Jerzy Skolimowski («Acque di primavera», 1989), poi l’attrice si rivolge all’Italia, dove aveva già lavorato nel 1978 grazie a «Così come sei» di Alberto Lattuada, che l’aveva svelata (in ogni senso) agli occhi del pubblico nostrano. La chiamano così Lina Wertmüller («In una notte di chiaro di luna», 1989), Francesco Maselli («L’alba» e «Il segreto», usciti entrambi nel 1990), i fratelli Taviani («Il sole anche di notte», 1990) e Sergio Rubini («La bionda», 1992). Dopo l’ultimo film con Wenders, la carriera della Kinski prosegue soprattutto negli Stati Uniti. Nel 2013 si congeda dal cinema, tuttavia, come ammette lei stessa, «lontano dai riflettori ho raggiunto una maggior serenità rispetto al tempo che passa». •

A.B.

Suggerimenti