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Mr.Ripley, un Delon artista della truffa

Alain Delon in «Delitto in pieno sole»
Alain Delon in «Delitto in pieno sole»
Alain Delon in «Delitto in pieno sole»
Alain Delon in «Delitto in pieno sole»

Angela Bosetto Protagonista di cinque romanzi pubblicati tra il 1955 e il 1991, il machiavellico e spietato camaleonte Tom Ripley è senza dubbio il personaggio più noto scaturito dalla penna della scrittrice Patricia Highsmith. In attesa della serie televisiva «Ripley» (attualmente in produzione), ideata dal Premio Oscar Steven Zaillian e interpretata da Andrew Scott, vale la pena di ricordare la pellicola che ha sancito il debutto cinematografico dell’artista della truffa e dell’omicidio, ossia «Delitto in pieno sole» di René Clément (vincitore dell’Edgar Allan Poe Award come miglior film straniero), basato sul libro «Il talento di Mr. Ripley» e uscito nelle sale francesi sessant’anni fa, il 10 marzo 1960. Il primo attore a vestire i panni del «soave, gradevole e assolutamente amorale» Tom Ripley fu uno sfolgorante Alain Delon, accompagnato dalle musiche di Nino Rota e immortalato (tra Roma e la costiera amalfitana) dalla fotografia di Henri Decaë. L’attore francese, all’epoca ventiquattrenne, si rivelò assolutamente perfetto nei panni del ragazzo americano dall’aria inoffensiva e dal cuore di ghiaccio, che, dopo essere stato inviato in Europa dal ricco signor Greenleaf alla ricerca dello scapestrato figlio Philippe (Maurice Ronet), decide di uccidere quest’ultimo e di assumerne l’identità al fine di rubargli i soldi e la fidanzata Marge (Marie Laforêt). Grazie al ruolo del cinico Ripley, l’emergente Delon divenne una celebrità internazionale, pochi mesi prima di ottenere la consacrazione critica con «Rocco e i suoi fratelli» di Luchino Visconti. Curiosamente Clément firmò la sceneggiatura insieme allo scrittore dandy Paul Gégauff, ovvero colui che, inspirando a Jean-Luc Godard la figura di Michel Poiccard (protagonista di «Fino all’ultimo respiro»,1960), avrebbe spianato la strada della fama al futuro, storico rivale di Delon: Jean-Paul Belmondo. In seguito, Ripley ha avuto sul grande schermo le sembianze di Dennis Hopper («L’amico americano» di Wim Wenders, 1977), Matt Damon («Il talento di Mr. Ripley» di Anthony Minghella, 1999), John Malkovich («Il gioco di Ripley» di Liliana Cavani, 2002) e Barry Pepper («Il ritorno di Mr. Ripley» di Roger Spottiswoode, 2005), ma il ricordo «in pieno sole» di Delon (definito dalla Highsmith un «Ripley ideale» e dal critico Paolo Mereghetti «un figlio della noia esistenzialista e del nascente consumismo») resta indelebile. •

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