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Modus dice no al teatro on line «La vera sfida? Non cambiare»

La nuova platea del Modus con distanziamentoIl direttore Andrea Castelletti all’inaugurazione di Modus
La nuova platea del Modus con distanziamentoIl direttore Andrea Castelletti all’inaugurazione di Modus
La nuova platea del Modus con distanziamentoIl direttore Andrea Castelletti all’inaugurazione di Modus
La nuova platea del Modus con distanziamentoIl direttore Andrea Castelletti all’inaugurazione di Modus

La stagione era appena stata presentata: un ricco calendario di appuntamenti che schierava sia protagonisti del mondo del teatro e della danza veronese che ospiti di primo piano del teatro contemporaneo italiano. Modus, lo spazio culturale degli Orti di Spagna, a San Zeno, o, meglio, il suo direttore artistico Andrea Castelletti si vede ora, ancora una volta, costretto a ripensare, riprogrammare, sperare: in un clima che, anche questo ancora una volta, è di grande incertezza. Come ci spiega in questa riflessione sulla situazione del teatro in Italia oggi. Partiamo dal dibattito che sta coinvolgendo molti protagonisti oggi, quello sul cosiddetto «sipario virtuale». Franceschini ha rilanciato la sua proposta di una Netflix della cultura. Molti registi e attori, da Gifuni a Favino, non sono d’accordo. Lei? Nemmeno io credo che questa sia la strada. Mi spiego: siamo in un momento di emergenza e questo significa che è necessario mettere in atto strategie appunto di emergenza, per cui temporaneamente si può pensare anche allo streaming. Ma sono più che mai convinto che la grande opportunità del teatro oggi sia quella di non cambiare. E di non cambiare proprio ora che molte cose stanno cambiando. Il teatro è fatto di scambio fisico, di presenza, di momenti che, nel ripetersi, non sono mai gli stessi. Un video è un documento: anche il migliore possibile non ha la magia del teatro, non lo sostituisce. Per quello che riguarda specificamente il web (altra cosa è un canale televisivo di teatro) penso che la partita sia persa in partenza: chi non sceglierebbe i grandi film di Netflix rispetto a uno spettacolo teatrale che sul web non può certo contare di grandi effetti? Paradossalmente dico: una puntata di Amici è più bella di uno spettacolo di Ronconi in video. Qualcuno cavalcherà questa strada ma non chiamiamola teatro. Torniamo alla programmazione. Pensa che il Governo rivedrà la sua posizione sulla chiusura, che potrete andare in scena? Le voci che lo chiedono sono molte e autorevoli. Io credo che queste misure siano state prese per evitare un lockdown a Natale, ma nel caso del teatro non sono giustificate perchè il teatro, grazie alla severa applicazione dei protocolli, è un luogo sicuro. Mi auguro che dal 24 novembre si riparta, sogno che sia prima, magari anche con numeri molto ridotti di spettatori. In questo senso avete modificato anche voi lo spazio di Modus con una nuova platea. Ma farebbe uno spettacolo anche con un quarto della capienza totale? Ma assolutamente si. A Modus abbiamo 100 posti. Può sembrare molto dura, ma se mi dicono che posso fare uno spettacolo per 25 persone io mi organizzo, faccio più repliche, quadruplichiamo gli sforzi insomma ma non chiudiamo. La questione di fondo è che il teatro è un luogo necessario, da sempre e oggi più che mai, in cui le persone vivono altre vite e insieme rivivono la propria, in un’esperienza che è insieme condivisione e profondità. Non si vive solo per lavorare, non basta tenere aperti gli uffici altrimenti l’economia si ferma. Anche perchè anche il teatro significa un mondo di lavoratori che oggi sono fermi. Questo è l’altro aspetto drammatico: un mondo messo in ginocchio, che chiede di lavorare. •

Alessandra Galetto

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