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Manuel Agnelli «libero» e solo senza Afterhours

Primo album solista. Live set di Manuel Agnelli per presentare l’album «Ama il prossimo tuo come te stesso»
Primo album solista. Live set di Manuel Agnelli per presentare l’album «Ama il prossimo tuo come te stesso»
Primo album solista. Live set di Manuel Agnelli per presentare l’album «Ama il prossimo tuo come te stesso»
Primo album solista. Live set di Manuel Agnelli per presentare l’album «Ama il prossimo tuo come te stesso»

Diretto, crudo e malinconico. Pieno di speranza, di voglia di futuro e, sopra ogni cosa, libero. Manuel Agnelli si presenta come un nuovo sé, fedele a se stesso, ma ancora più libero di esplorare i propri confini musicali. Il nuovo album, il primo senza gli Afterhours, in uscita oggi, 30 settembre, «Ama il prossimo tuo come te stesso», è un concentrato esplosivo di suoni e rumori che, guidati dalla voce potente di Agnelli, danno forma nuova a un pensiero antico. «Mi sono detto, se ti ami così, forse è meglio che il prossimo tuo non lo ami», ironizza sottolineando che quel Manuel in fiamme che si trova nella copertina del disco è una prima volta. Già, perché è proprio nel suo primo album solista («ma non sarà l'ultimo», ammette) che per la prima volta il suo volto è anche l'immagine del disco. Sul retro, invece, una dolce sequenza di foto scattate a New York con la sua compagna Francesca, all'uscita di un concerto di Greg Dulli nel 2003. Per l’ex frontman degli Afterhours, «l’idea è quella di fare un disco nuovo ogni due anni». Agnelli si libera infatti della «gabbia dorata» degli Afterhours: «Certe cose, anche se belle, ti ingabbiano. Musicalmente è difficile fare cose diverse quando si collabora con gli stessi musicisti soprattutto se sono grandi artisti, con una loro personalità ben definita», spiega. «Finisce che sai già quale suono ne uscirà e alla fine ti manca lo stupore». E, sottolineando che l’80 per cento del progetto Afterhours è suo, dice: «Non volevo fare un disco di rottura, anzi di continuità, ma libero». Un disco scritto nella pandemia, creato in casa, con l’utilizzo di tutto ciò che faceva rumore: catene, pentole, bottiglie di plastica, sacchi da box e bidoni della spazzatura. Ma non solo, in questo lavoro Agnelli ha voluto mettere in mostra tutte le sue abilità di polistrumentista: «Diciamo che mi dava fastidio che si parlasse di me come il canzonettaro del gruppo quando in realtà componevo quasi tutto. Con gli Afterhours non mi è mai mancato lo spazio né la rilevanza, soffrivo solo un po' questa identificazione». E questa è forse l'unica concessione che Agnelli fa al suo ego: l'orgoglio e anche un po' di vanità di veder riconosciuto il suo lavoro ultra trentennale. Per il resto, Manuel non ostenta sicurezze e dà molto spazio all'autoironia. Parlando del brano che dà il nome all'album dice infatti: «Invecchiando uno accetta tante parti di sé che sono mediocri, compromessi che da giovani rifiutavamo. L'idea per cui crescendo miglioriamo è solo una bugia che ci raccontiamo, in realtà, se siamo fortunati, riusciamo a vivere più in armonia con ciò che ci circonda, ma è solo perché ci siamo adattati». E poi precisa:«Ma questa non é una considerazione triste, né provocatoria, solo una presa d'atto. Certo c'è un po' di malinconia da “terza età”, ma è quasi liberatorio accettare la propria mediocrità». Memorabile il mini set anticipato alla stampa accompagnato dai Little Pieces of Marmelade, una band di giovanissimi usciti da XFactor, e con un «presentatore» d’eccezione: l’attore Marco Giallini, appassionato di rock, batterista e «fan sfegatato di Manuel, dai tempi in cui aveva la treccine e la gonna». Il tour parte il 3 dicembre da Bari. Un concerto da non perdere se si ama Agnelli e... se ci si ama.•.

Giorgia Cozzolino

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