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Loretta Goggi, quarant’anni fa quella «Maledetta primavera»

Loretta Goggi commossa riceve una torta per i suoi 60 anni di carriera su Rai 1 lo scorso settembre
Loretta Goggi commossa riceve una torta per i suoi 60 anni di carriera su Rai 1 lo scorso settembre
Loretta Goggi commossa riceve una torta per i suoi 60 anni di carriera su Rai 1 lo scorso settembre
Loretta Goggi commossa riceve una torta per i suoi 60 anni di carriera su Rai 1 lo scorso settembre

 «Quando attaccai il ritornello di Maledetta primavera, avvertii il brivido, l’emozione del pubblico: in quel momento capii che era fatta». Esattamente 40 anni fa, al Festival di Sanremo (5-7 febbraio 1981), Loretta Goggi stregava l’Ariston con la sua hit più famosa: «Mi fa un certo effetto pensare che Maledetta primavera ha 40 anni, io invece ne ho compiuti 70, non è giusto», scherza.

 

«Ricordo che mi avevano sconsigliato di cantare: lo stereotipo voleva le showgirl adatte alle marcette. Nessuno pensava che avrei potuto avere l’estensione e la potenza di Mina o Barbra Streisand. E invece, con un’incoscienza pazzesca, andai avanti. E poi è andata come sappiamo».

 

Il brano, scritto da Paolo Amerigo Cassella e Totò Savio, originariamente destinato a fare da sigla di chiusura dello show Hello Goggi su Canale 5, arrivò secondo nella classifica finale, dietro “Per ElisA“ di Alice, ma è rimasto un grande classico della musica leggera italiana.

 

Per i 40 anni, «la Warner sta preparando un video celebrativo, visto che all’epoca non c’erano le clip», spiega Goggi. «Se mi piacerebbe tornare al festival per cantarla? No. Ma mi fa piacere che la canzone abbia ancora una vita: penso a Syria che l’ha intonata a cappella qualche giorno fa, in Galleria Vittorio Emanuele a Milano. Il video ha fatto il giro del web, a conferma dell’amore della gente per quel pezzo».

 

Nell’anno della pandemia la platea all’Ariston resterà vuota: «Sarà molto difficile questa edizione del festival: è il pubblico che ti dà la carica, l’energia arriva da lì, soprattutto dalla galleria dove trova posto il pubblico vero, non a inviti. Sarà tutto più asettico - sottolinea Goggi, che nel 1986 è stata la prima donna a condurre il festival - una sfida per Amadeus e Fiorello. Ma non ci sono alternative e riuscire a portare a casa il festival è già un gran risultato, è un passo avanti... Non dimentichiamo che si tratta di un evento centrale anche dal punto di vista dei media, degli introiti pubblicitari, del turismo. Come è arrivato il via libera per Sanremo, così mi piacerebbe anche riaprissero anche teatri e cinema, con il distanziamento e tutte le regole anti-Covid. Il mondo dello spettacolo è fatto di liberi professionisti, tecnici, fonici, attrezzisti che se non lavorano non mangiano. Chi ha raggiunto la popolarità riesce ad andare avanti, ma c’è un esercito di persone sconosciute che non hanno avuto neanche accesso alla cassa integrazione o ai ristori».

 

Reduce dall’esperienza di Tale e quale show, con Carlo Conti risultato positivo al Covid («Noi lo chiamiamo Ironman: per fortuna è andata bene, anzi speriamo presto di vaccinarci tutti per vincere la battaglia contro il virus»), Goggi è impegnata in questi giorni a Lecce sul set della fiction «Fino all’ultimo battito» di Cinzia TH Torrini: «È la storia di un medico ricattato dalla mafia, un giallo». I protocolli «sono rigidissimi: tamponi continui, mascherine sul volto fino a un attimo prima di entrare in scena... ma almeno in questo modo si va avanti», sottolinea Loretta, che «da grande» non ha dubbi: decisamente vuole «fare l’attrice». •

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