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dall’8 al 10 ottobre torna «Notre Dame de Paris»

Lola, la «gitana» stregata da Verona: «In Arena mi sento un gladiatore: quel boato ti perfora l'anima»

La Ponce ancora nelle vesti di Esmeralda assieme al cast originale: «Il debutto qui 20 anni fa è stato come il primo amore, non si scorda mai»
Come una diva Lola Ponce torna nei panni di Esmeralda in «Notre Dame de Paris» FOTO  GIULIA  SALVATORI
Come una diva Lola Ponce torna nei panni di Esmeralda in «Notre Dame de Paris» FOTO GIULIA SALVATORI
Come una diva Lola Ponce torna nei panni di Esmeralda in «Notre Dame de Paris» FOTO  GIULIA  SALVATORI
Come una diva Lola Ponce torna nei panni di Esmeralda in «Notre Dame de Paris» FOTO GIULIA SALVATORI

La magia unica dell’Arena. Ma anche Castelvecchio e l’Adige che scorre sotto, «per sedermi lì a guardarlo assieme alla mia famiglia, ricordandoci che la vita va avanti, sempre e comunque, e noi dobbiamo solo seguirla». Ha l’anima dolce Lola Ponce e i pensieri profondi, quello con Verona è un legame che non potrà mai essere come con le altre città. Perchè è qui che «Notre Dame di Paris» è andato in scena venti anni fa ottenendo la consacrazione italiana e internazionale, ed è qui che la cantante argentina è diventata famosa in tutto il mondo nei panni di Esmeralda.

Bellissima e provocante, con l’anima in fiamme e la musica nel cuore, irraggiungibile per chiunque, gitana e spirito libero capace di far innamorare migliaia di spettatori. Adesso torna a Verona con il cast originale al completo dell’opera pop musicata da Riccardo Cocciante, in scena nell’anfiteatro scaligero dall’8 al 10 ottobre.

C’è un’Arena sempre più impaziente di rivedere «Notre Dame de Paris», cosa significa tornare qui?
Stiamo scaldando i motori per essere pronti per quel luogo magico, personalmente non potete capire quanto voglia dire per me cantare in Arena, è il mio posto preferito nel mondo, punto. Ci sarà la mia famiglia, le mie figlie, ci sarà mio padre come venti anni fa, sono emozionata in una maniera incredibile.

Nel 2002 aveva solo 23 anni quando ha debuttato in Arena, cosa ricorda di quell’esordio?
Se chiudo gli occhi mi sembra di uscire sul palco per la prima volta, è stato qualcosa di incredibile. Ero straniera, piccolina, giovane, mi tremavano le gambe, c’era uno sguardo diverso da quello di oggi. Ma è stato come il primo amore che non si scorda mai.

Un «colpo di fulmine», per citare la canzone con cui poi ha vinto Sanremo. Com’è cambiata Lola Ponce in tutto questo tempo?
Sono diventata mamma, sposa, una donna sul palco. Sono molto grata per quello che sono. Stiamo facendo un tour bellissimo ma in Arena sarà unico, lì è diverso da tutto il resto, è il posto che amo di più dove cantare. Mi sento come una gladiatora, quando esci sul palco arriva un boato che ti perfora l’anima, è un luogo unico.

Esmeralda invece? Passano gli anni ma rimane sempre la stessa gitana affascinante e irraggiungibile...
Esmeralda è sempre Esmeralda, divido con lei lo stesso approccio alla vita e sono contenta di come questo personaggio abbia influito per tante donne. Ricevo moltissime lettere di chi mi vedeva a cinque o dieci anni e adesso è diventata donna.

Quello che arriverà in Arena è un tour davvero lungo, ha altri progetti?
Un film/musical da registrare, lo inizierò alla fine del tour. E poi proporrò delle nuove canzoni in italiano, spagnolo e inglese, voglio concentrarmi totalmente sulla musica. Staccarmi da Esmeralda? Non lo farò mai, e spero che anche il pubblico mi legherà per sempre a quel personaggio, ormai siamo una cosa sola.

A Verona si rivedrà il cast originale, lo stesso di venti anni fa...
Ci siamo tutti ed è bellissimo, sembra non sia cambiato niente. Per fortuna siamo in ottima forma e la vita ci ha voluto bene, chissà forse un po’ è dovuto proprio a Notre Dame e ai suoi insegnamenti anche nella disciplina, perchè il talento non basta e senza quella non si raggiunge l’eccellenza che credo invece noi abbiamo trovato. Siamo come una grande famiglia, è emozionante vedere anche la passione di un produttore come Clemente Zard, il figlio di David, ripeto siamo una grande famiglia in cui metto anche il nostro pubblico meraviglioso.

Siete stati spesso a Verona per cantare, cosa le piace di questa città?
Qui ho un pezzo di cuore, l’angolo che mi piace di più è Castelvecchio: amo sedermi lì a guardare il fiume che scorre sotto, mi sembra di essere in Argentina nella mia Rosario, guardo l’acqua e penso che bisogna lasciare che tutto fluisca, lasciandosi trasportare dalla vita. Davvero, non vedo l’ora di essere lì e guardare il fiume con mio marito e le mie bimbe. E poi di uscire su quel palco, il palco dell’Arena. Questa volta le gambe non mi tremeranno. Il cuore quello sì, perchè quel boato rimane qualcosa di unico. 

Luca Mazzara

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