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IL CONCERTO

Ligabue balla sul mondo e incendia l'Arena. «Qui mi sento a casa»

Sale sul palco alle 21 spaccate: solito total black e la carica di sempre «Vi dico un numero, 28. È quello dei concerti che ho fatto a Verona»
Luciano Ligabue in Arena. Lo show ha rispecchiato in tutto l'anima del rocker di Correggio
Luciano Ligabue in Arena. Lo show ha rispecchiato in tutto l'anima del rocker di Correggio
Ligabue in Arena (Vincenzi)

Sette, il numero del Liga per tanti motivi. E non è solo una cifra legata al numero delle lettere del suo nome e cognome. Il Sette (con la lettera maiuscola quasi fosse una persona, qualcuno), lo ha ripetuto spesso, gli ha sempre portato bene. Il resto va da sé: i concerti in Arena di Luciano Ligabue non potevano che essere proprio sette. Anzi, sei. La prima è andata in scena ieri sera. Il debutto, se di debutto si può parlare per uno che a Verona - e non è un semplice modo di dire - è quasi di casa, è stato uno show che ha rispecchiato in tutto l’anima del rocker di Correggio. Lo apre il manager Claudio Maioli, vestito da gestore del bar Mario, punto di congiunzione di una carriera. Un concerto a metà strada tra il passato e il presente.

 

Inizio al fulmicotone

Il Liga sale sul palco alle 21 spaccate, solito total black (gillet compreso) e la carica di sempre. La prima è “Non cambierei questa vita con nessun'altra” ed è un solco, quello della novità, che però non prosegue a lungo. Il live continua con un tuffo - e che tuffo - nel passato. Si torna ai primissimi anni Novanta con “Balliamo sul mondo” e lì l’Arena già esplode. «Vi dico un numero, 28. É il numero di concerti che ho fatto qui.

Questo è il ventottesimo. Questo posto casa mia, come Campovolo», le sue prime parole. Nell’anfiteatro mancava da nove anni. Da quel 2013 quando in Arena, di serate, ne aveva fatte sei. Dieci, invece, nel 2009 e sette, di nuovo, nel 2008. Il momento più introspettivo ha la forma dei ricordi. E il rocker sa come disegnare quegli istanti con “Bambolina e barracuda”, “Ho messo via” e “Il sale della terra”.

Ritmo che torna a salire con “Si viene e si va”. «L’ultimo ciclo di concerti qui, la prima sera mi sono rotto la spalla. Sono diventato l’idolo di YouTube, speriamo stavolta sia diverso», esorcizza il passato, ride, e apre proprio con “Ho messo via”. Nel mezzo, davanti a un mare di gente, ci mette ondate del passato. “Non è tempo per noi” è la traccia di un passaggio che Luciano ha segnato anni fa. Così come “Marlon Brando è sempre lui”.

 

Tra palco e realtà

E così il Liga si prende il pubblico, lo fa saltare su e giù dai gradoni. Poi ci mette accordi e parole che ti scavano dentro. Lo fanno per bene “Piccola stella senza cielo”, “Buonanotte all'Italia” e “Quella che non sei”. “Certe notti” è la cornice di certe notti. Magari di sette, quasi di fila. La solita magia di cui, però, si fa sempre fatica fare a meno. Tra palco e realtà segna il limite fra lui e la sua gente. Fra il Ligabue personaggio e quello di tutti i giorni.

Ma quello è anche il brano che dà l'illusione della fine del concerto. Rientra per urlare contro il cielo. Leggero è una sensazione. Un modo d'essere. Altre sette lettere, proprio quelle di “Leggero”, danno la buonanotte. Si replica domani, venerdì e poi ancora sabato primo ottobre, lunedì 3, martedì 4 e giovedì 6 ottobre.

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